La destra ko
Le Figaro
Per Alexis Brézet, con la sconfitta del candidato del centrodestra François Fillon, “l’imperdibile è stato perso. L’impensabile si è imposto”. Il direttore del quotidiano conservatore scrive che “la destra, che per cinque anni ha stracciato i socialisti in tutte le elezioni, la destra i cui valori e le cui idee non sono mai state così maggioritarie nel paese profondo, questa destra a cui la vittoria non poteva scappare di mano è stata eliminata in modo netto ieri. Mentre il desiderio di alternanza – dopo un quinquennato considerato da tutti una calamità – non è mai stato così potente, non sarà, per la prima volta nella sua storia, rappresentato al secondo turno delle presidenziali”.
A un gradino
Libération
“Vittoria di Macron, successo relativo di Le Pen, caduta di Fillon, avanzata di Mélenchon: che paese!”, esclama Laurent Joffrin. Per il direttore del quotidiano della gauche, “la Francia, divisa da due secoli tra destra e sinistra, sceglie un centrista neofita, autore di una scapigliata cavalcata, e una candidata di estrema destra dai risultati inferiori alle attese, lasciando destra e sinistra sul ciglio della strada. La Francia, delusa dalla sua classe politica, doveva votare controvoglia: c’è stato invece un risveglio politico. La Francia che doveva rifiutare senza appello il quinquennato di Hollande, piazza in testa un consigliere, poi ministro dello stesso Hollande, per una variante più liberista della politica osteggiata fino a ieri. Una Francia decisamente ribelle! […] Il secondo turno vedrà opporsi il social-liberismo al nazionalismo, l’apertura alla chiusura, l’Europa unita alla Francia isolata. Normalmente, grazie ai democratici di tutti i partiti, il brillante giovanotto dovrebbe battere l’arcigna matrigna. Ma in questo nuovo scenario, tutto è possibile.”
Macron-Le Pen un nuovo dato
La Croix
Il risultato del primo turno delle presidenziali “costituisce un sisma le cui scosse di assestamento dureranno nel tempo”, ritiene François Ernenwein, il direttore del giornale cattolico. Che aggiunge: “È cominciata una ricomposizione politica abbastanza radicale: il secondo turno opporrà due visioni del futuro e due progetti distinti. Il programma di Marine Le Pen propone alla Francia una strategia di ripiego e il suo corollario di rifiuti massicci: dell’Unione europea e dell’euro, degli stranieri… Una Frexit sotto mentite spoglie. […] Macron incarna una forma di continuità. La sua offerta è un modo di proseguire la politica social-liberale di François Hollande, di mantenere la Francia in Europa e di modernizzare il governo dell’economia e della politica”.
Macron sul fronte affronta Le Pen
Les Echos
“Il fatto che la figlia di Jean-Marie Le Pen riesca come il padre ad andare al secondo turno, con un progetto che porterebbe il paese alla rovina e all’isolamento, è uno smacco per tutte le altre formazioni, tra cui un Partito socialista a pezzi, e in particolare per la destra di governo, esclusa dal secondo turno di un’elezione considerata imperdibile quattro mesi fa”, scrive Etienne Lefèbvre. Il caporedattore esteri del quotidiano economico aggiunge che il voto “illustra quanto sia profonda la crisi politica e sociale che attraversa il paese. Non bisognerebbe mai banalizzare la presenza dell’estrema destra al secondo turno. Ma, malgrado un contesto di minaccia terroristica favorevole al voto estremista, finisce dietro Emmanuel Macron, che dovrebbe affrontare il secondo turno largamente favorito. […] Il risultato del secondo turno e l’affluenza saranno determinanti per dimostrare che l’estrema destra non è e non può essere un’opzione di governo, e per dare al prossimo inquilino dell’Eliseo lo slancio necessario per riformare il paese in profondità. Non è scontato”.
Macron, opzione sull’Eliseo
L’Opinion
“Eliminando dalle presidenziali tutti i rappresentanti dei partiti politici che, in un modo o nell’altro, hanno governato negli scorsi decenni, gli elettori hanno aperto una nuovissima pagina della storia della quinta repubblica”, ritiene Nicolas Beytout. Per il direttore del quotidiano moderato, “questo primo turno dell’elezione presidenziale, frutto di una rabbia e di uno scenario di campagna elettorale inverosimile, apre comunque un periodo di grandi incognite. Non tanto per il secondo turno – difficilmente Marine Le Pen può da solo conquistare la maggioranza – ma sul seguito. Quello che Emmanuel Macron ha fatto finora è eccezionale. Nel sistema francese, dove i politici non nascono né muoiono mai al primo colpo, la sua ascesa e la passione che ha suscitato sono davvero storici. Ma sconvolgendo l’ordine stabilito la prospettiva dell’arrivo all’Eliseo del leader di En Marche! apre un periodo d’incertezza fino alle legislative. E forse oltre”.
Macron distanzia Le Pen
Ouest-France
“Emmanuel Macron non ha ancora vinto, ma ha compiuto con successo la sua operazione: polverizzare il vecchio mondo politico”, afferma Michel Urvoy, secondo il quale “la quadripartizione” – sinistra, destra, estrema destra e nuovo centro – “che si profilava da un anno è diventata realtà. I vincitori sono quelli si sono costruiti dei movimenti su misura. […] Nel merito, quando si guardano queste quattro France, occorre ammettere che la linea di frattura, che determina tutto il resto, è europea. I perdenti affrontano un pesante interrogativo: come ricostruire qualcosa di coerente? Il vincitore affronta una sfida: come riunire gli elettori?”.
Il grande capovolgimento
Le Parisien
“Uno per uno i pianeti sembrano allinearsi”, scrive Stéphane Albouy a proposito di Emmanuel Macron. “Da mesi gli ostacoli presenti sulla lunga strada verso l’Eliseo erano spariti l’uno dopo l’altro. Il candidato – che, occorre ricordarlo, non si era mai presentato a un’elezione prima di ora – non deve il suo successo solo al fallimento dei rivali. Risponde anche all’attesa di un rinnovamento espressa dai francesi. Anche se i principali candidati, con la notevole eccezione di Jean-Luc Mélenchon, hanno chiamato gli elettori a sbarrare la strada a Marine Le Pen, la marcia del Front national non si è fermata, tutt’altro”.
Inedito
La Voix du Nord
“Un candidato di 39 anni, sconosciuto fino tre anni fa, potrebbe diventare il prossimo presidente della repubblica; un partito di estrema destra si qualifica ancora una volta per il secondo turno; il rappresentante della destra democratica bocciato fin dal primo turno; il candidato socialista scende sotto il 10 per cento”. Jean-Michel Bretonnier riassume così il risultato del primo turno delle presidenziali. “I francesi hanno rovesciato il tavolo”, aggiunge, “ma senza rompere i piatti. Hanno mandato in soffitta i partiti tradizionali e promosso i candidati antisistema: un populismo di destra, un populismo di sinistra e un centro estremo. È senz’altro l’inizio di una nuova era politica, ma non la promessa del caos. Due personalità che non hanno mai governato, ma che rappresentano due movimenti opposti, si affronteranno”.
In collaborazione con VoxEurop.
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