Questo articolo fa parte di una serie di Internazionale che spiega come funzionano le istituzioni dell’Unione europea, in vista delle elezioni del 26 maggio 2019.
I poteri
Il consiglio dell’Unione europea, un tempo noto come consiglio speciale dei ministri, è composto dai ministri dei governi dei paesi membri competenti per i temi in discussione. Negozia e adotta gli atti legislativi dell’Unione europea insieme al parlamento di Strasburgo. Ha il compito di coordinare le politiche degli stati in alcuni campi tra cui: economia e bilancio; istruzione, cultura e sport; occupazione. Inoltre conclude gli accordi tra l’Unione europea e altri paesi e organizzazioni internazionali, e approva il bilancio annuale dell’Unione insieme al parlamento europeo. Può anche approvare conclusioni, dichiarazioni e risoluzioni, cioè atti senza effetti giuridici che servono a esprimere una posizione su determinate questioni.
La composizione
Il consiglio dell’Unione europea non ha membri permanenti, ma si riunisce in dieci diverse configurazioni, ognuna della quali si occupa di una materia particolare. Per esempio, quando si discute di questioni economiche si riuniscono i ministri dell’economia e delle finanze, il cosiddetto consiglio Ecofin. Accanto alle dieci configurazioni ufficiali, che non sono ordinate in senso gerarchico, dal 1998 esiste anche l’Eurogruppo, un organo informale che riunisce i ministri delle finanze dei diciannove paesi che hanno adottato l’euro.
La presidenza del consiglio dell’Unione europea è esercitata a turno dagli stati membri ogni sei mesi. Le riunioni sono quindi presiedute dal ministro competente del paese che in quel momento ha la presidenza semestrale. L’unica eccezione è il consiglio degli affari esteri, che ha un presidente permanente, cioè l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea. Attualmente questo ruolo è ricoperto dall’italiana Federica Mogherini (Alleanza progressista dei socialisti e democratici).
Con il trattato di Lisbona è stato introdotto un sistema di collaborazione a gruppi di tre paesi, chiamati trio, che serve a fissare obiettivi a lungo termine e a preparare un programma comune per un periodo di 18 mesi. Al momento il trio è composto da Romania (che detiene la presidenza di turno dal 1 gennaio al 30 giugno 2019), Finlandia (1 luglio-31 dicembre 2019) e Croazia (1 gennaio-30 giugno 2020). Il consiglio dell’Unione europea ha sede a Bruxelles, nel palazzo Europa e nel palazzo Justus Lipsius. Non va confuso con il consiglio europeo, che riunisce i capi di stato e di governo degli stati membri, o con il consiglio d’Europa, che è un’organizzazione internazionale distinta dall’Unione europea.
Il processo decisionale
Il consiglio adotta gli atti legislativi dell’Unione insieme al parlamento. Questo meccanismo, che è la procedura legislativa ordinaria, è definito di codecisione. Se il consiglio e il parlamento non trovano un accordo su una proposta, interviene un comitato di conciliazione. Circa l’80 per cento di tutta la legislazione europea è approvato con la procedura ordinaria, che si usa sia per le materie su cui l’Unione europea ha competenza esclusiva – come politica monetaria e commerciale, concorrenza e unione doganale – sia per quelle di competenza concorrente, cioè quelle su cui anche i singoli stati hanno voce in capitolo, come ambiente, energia, protezione dei consumatori, libertà e sicurezza.
Le proposte su cui il consiglio decide sono generalmente presentate dalla Commissione europea. In alcuni settori le decisioni sono adottate con una procedura legislativa speciale, che limita il ruolo del parlamento. Nel suo lavoro il consiglio è assistito dal comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli stati dell’Unione (Coreper) e da più di 150 gruppi e comitati specializzati. Il consiglio dell’Unione europea è quindi il luogo della discussione – anche informale, grazie alle riunioni di esperti e rappresentanti – e della conciliazione delle diverse posizioni nazionali, dove si cercano, e quasi sempre si raggiungono, i compromessi che sono il cuore della politica europea.
Le votazioni
Per questioni procedurali o per chiedere alla Commissione di realizzare studi o presentare proposte, il consiglio può decidere a maggioranza semplice. Per una serie limitata di temi sensibili per i singoli paesi (come politica estera e di sicurezza comune, cittadinanza, allargamento, finanze) è richiesta invece l’unanimità. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il consiglio decide a maggioranza qualificata, o doppia maggioranza: una proposta è approvata quando è votata dal 55 per cento degli stati (cioè 16 su 28 prima della Brexit) che devono rappresentare almeno il 65 per cento della popolazione totale dell’Unione.
Quando si vota su proposte non presentate dalla Commissione serve la maggioranza qualificata rafforzata: 72 per cento degli stati, che rappresentino il 65 per cento della popolazione. L’adozione degli atti può essere impedita dalla cosiddetta minoranza di blocco, che deve includere almeno quattro ministri del consiglio in rappresentanza del 35 per cento della popolazione.
Questo articolo fa parte di una serie di Internazionale che spiega come funzionano le istituzioni dell’Unione europea, in vista delle elezioni del 26 maggio 2019. È uscito nel numero 1295 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati
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