È probabile che il 5 giugno la Commissione europea avvii dei procedimenti disciplinari contro l’Italia per l’incapacità del paese di ridurre il debito pubblico, come richiesto dal diritto dell’Unione europea.
Debito
Le norme dell’Unione europea stabiliscono che ogni anno i governi devono ridurre il debito pubblico, calcolato sulla media di tre anni, di 1/20 della differenza tra il livello attuale e il tetto stabilito del 60 per cento del prodotto interno lordo (pil).
Il debito dell’Italia è in aumento: è salito al 132,2 per cento del pil nel 2018 contro il 131,4 per cento nel 2017 e salirà al 133,7 per cento quest’anno e al 135,2 per cento nel 2020, secondo le previsioni della Commissione.
Deficit strutturale
Le norme dell’Ue dicono anche che i governi devono tagliare il deficit strutturale, una misura che esclude le entrate e le spese una tantum e gli effetti del ciclo economico, fino a quando non è prossimo all’equilibrio o all’eccedenza.
Il deficit strutturale è un indicatore artificiale, calcolato sulla base di una formula complessa e spesso modificata. Ma è fondamentale per l’azione disciplinare dell’Ue.
I ministri delle finanze dell’Ue hanno chiesto all’Italia di ridurre il disavanzo strutturale dello 0,6 per cento del pil all’anno, finché non sarà in pareggio o in attivo. Invece, il divario è aumentato ogni anno dal 2015 e si prevede che salirà al 2,4 per cento del pil quest’anno e al 3,6 per cento nel 2020, a meno che le politiche economiche non cambino.
Perché ora?
Dopo uno scontro senza precedenti con Roma sul bilancio del 2019, lo scorso dicembre la Commissione ha deciso di non avviare misure disciplinari contro l’Italia, a condizione che quest’anno il debito italiano si attenuasse e il disavanzo strutturale rimanesse invariato ai livelli del 2018.
Ma i dati hanno mostrato che il debito e il deficit strutturale sono aumentati nuovamente nel 2018. Le previsioni della Commissione mostrano che entrambi aumenteranno di nuovo quest’anno e il prossimo. Inoltre alcuni alti funzionari del governo italiano hanno detto che l’anno prossimo le tasse saranno ridotte.
Perché preoccuparsi?
L’Italia è la terza economia della zona euro e ha il secondo debito più alto come quota del pil in Europa dopo la Grecia. I piani di Roma per maggiori prestiti e spese che non si sono tradotti in una crescita economica più rapida preoccupano gli investitori, e i costi per i prestiti per l’Italia sono aumentati.
I funzionari della zona euro sono preoccupati che, se la tendenza persiste, l’Italia potrebbe alla fine perdere l’accesso ai mercati, il che significherebbe un’altra crisi del debito sovrano, su una scala molto più grande di quella avviata dalla Grecia nel 2010.
La Commissione può provocare un cambiamento nella politica di bilancio italiana?
Le fasi disciplinari sono un processo legale complesso che potrebbe concludersi con una multa dello 0,2 per cento del pil italiano, che sarebbe pari a circa 3,5 miliardi di euro. Nessun paese dell’Ue è mai stato multato.
Una multa per l’Italia è improbabile per motivi politici. Il commissario per gli affari economici, Pierre Moscovici, e il capo della Commissione, Jean-Claude Juncker, vedono le sanzioni come un fallimento del processo e in passato non hanno usato questa opzione in casi come quelli di Francia, Spagna e Portogallo.
In definitiva, una pressione efficace sull’Italia per cambiare politica verrà solo dai mercati, che vedono spesso la procedura disciplinare della Commissione come un fattore scatenante per chiedere un prezzo più alto per i prestiti a Roma.
Quest’articolo è stato pubblicato dall’agenzia britannica Reuters.
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