1. Chappell Roan
Good luck, babe!
Quando li senti sai che non li dimenticherai: i sintetizzatori che aprono Good luck, babe! ricordano Last Christmas degli Wham. Come George Michael, Chappell Roan capisce istintivamente che negare la propria essenza è una perdita di tempo. Prima di diventare Chappell Roan era Kayleigh Rose Amstutz, una ragazza statunitense segretamente triste che scriveva canzoni e che è stata scaricata dalla casa discografica, Atlantic Records, proprio quando stava trovando il suo stile. Il pezzo che l’ha resuscitata è Pink pony club, hit tardiva che sposa un “mama” degno di Freddie Mercury a una storia sul trovare finalmente se stessa in un locale queer di Hollywood. È stata la prima di una serie di canzoni camp, senza niente da perdere, che Roan e il produttore Daniel Nigro hanno preparato per l’album d’esordio, The rise and fall of a Midwest princess, uscito nel settembre 2023. Anche il disco è esploso in ritardo, in primavera, attraverso i video sempre più popolari delle scatenate performance dal vivo di Roan. Il nuovo singolo racconta una relazione senza storia con una ragazza che si nega dichiarando di essere etero. In Good luck, babe! esistono altre influenze chiare: Roan usa un linguaggio scurrile un po’ come Cindy Lauper, ha il controllo stentoreo della Kate Bush di Hounds of love, la drammaticità gotica delle Shakespears Sister e una teatralità così perfetta da farci immaginare la finta lacrima incollata all’angolo dell’occhio. Ma tutto è una sua creazione, una torta a strati di frustrazione, festosità e furia che induce ad ascoltare il brano ancora e ancora. Nelle strofe Roan è una donna depressa che si lascia ingannare facilmente, ma nel ritornello ammette che, per quanto possa tentare di convincersi di essere eterosessuale, non riuscirà mai in questa fatica degna di Sisifo, sostenuta da un coro paradisiaco che lascia intendere che gli angeli sono dalla sua parte. La sua esistenza e il suo totale dominio sul mondo pop nel 2024 sono la prova che Chappell Roan sa di cosa parla. “Mi dispiace ricordarlo, ma te l’avevo detto!” ruggisce nel bridge. In realtà non credo che le dispiaccia affatto. Laura Snapes

2. Sabrina Carpenter
Espresso
Quando li senti sai che non li dimenticherai: i sintetizzatori che aprono Good luck, babe! ricordano Last Christmas degli Wham. Come George Michael, Chappell Roan capisce istintivamente che negare la propria essenza è una perdita di tempo. Prima di diventare Chappell Roan era Kayleigh Rose Amstutz, una ragazza statunitense segretamente triste che scriveva canzoni e che è stata scaricata dalla casa discografica, Atlantic Records, proprio quando stava trovando il suo stile. Il pezzo che l’ha resuscitata è Pink pony club, hit tardiva che sposa un “mama” degno di Freddie Mercury a una storia sul trovare finalmente se stessa in un locale queer di Hollywood. È stata la prima di una serie di canzoni camp, senza niente da perdere, che Roan e il produttore Daniel Nigro hanno preparato per l’album d’esordio, The rise and fall of a Midwest princess, uscito nel settembre 2023. Anche il disco è esploso in ritardo, in primavera, attraverso i video sempre più popolari delle scatenate performance dal vivo di Roan. Il nuovo singolo racconta una relazione senza storia con una ragazza che si nega dichiarando di essere etero. In Good luck, babe! esistono altre influenze chiare: Roan usa un linguaggio scurrile un po’ come Cindy Lauper, ha il controllo stentoreo della Kate Bush di Hounds of love, la drammaticità gotica delle Shakespears Sister e una teatralità così perfetta da farci immaginare la finta lacrima incollata all’angolo dell’occhio. Ma tutto è una sua creazione, una torta a strati di frustrazione, festosità e furia che induce ad ascoltare il brano ancora e ancora. Nelle strofe Roan è una donna depressa che si lascia ingannare facilmente, ma nel ritornello ammette che, per quanto possa tentare di convincersi di essere eterosessuale, non riuscirà mai in questa fatica degna di Sisifo, sostenuta da un coro paradisiaco che lascia intendere che gli angeli sono dalla sua parte. La sua esistenza e il suo totale dominio sul mondo pop nel 2024 sono la prova che Chappell Roan sa di cosa parla. “Mi dispiace ricordarlo, ma te l’avevo detto!” ruggisce nel bridge. In realtà non credo che le dispiaccia affatto. Laura Snapes

Sabrina Carpenter - dr
Sabrina Carpenter (dr)

3. Charli XCX
Girl, so confusing version with Lorde / Von Dutch / Guess (ft Billie Eilish) / 360
Il 360 è un numero calzante: la vasta gamma di brani dell’album Brat e dell’edizione speciale, Brat and it’s completely different but also still Brat, scelti dai nostri autori riflette l’impatto di Charlie XCX in un anno che è stato spesso definito da una singola tonalità di verde acido, quella presente nella copertina del disco della popstar britannica. “Detto io la linea”, canta con preveggenza nella canzone che si è piazzata più in basso nella nostra classifica, cioè 360. La versione di Guess con Billie Eilish è oscena, mentre Von Dutch è dispettosa senza rimpianti. Il nostro brano preferito di Brat, Girl, so confusing conLorde, ha coperto tutta la gamma emotiva, trasformando il brano originale sulla sua paura delle intenzioni di una nemica-amica in un momento folle e commovente di risoluzione tra due cantanti che non solo hanno gli stessi capelli, ma a quanto pare condividono tutta una serie di insicurezze e provano ammirazione reciproca. Tutti parlano di Charli XCX, ma non possiamo ignorare che quest’anno nessuno ha avuto un impatto paragonabile al suo. ls

4. Jade
Angel of my dreams
I produttori britannici Xenomania, i geni della casa di produzione Girls Aloud, hanno lavorato con le Little Mix solo una volta, ma il loro selvaggio stile frankensteiniano (che spesso crea canzoni dai resti di altre tracce) è sangue mutante che pompa attraverso il primo singolo solista della ex “mixer” Jade Thirlwall. I ritornelli potenti alla Mariah Carey, i versi ululati in stile house e il ritornello accelerato con la voce all’elio non sono certo studiati a tavolino. Sono molto più vicini a una serata da brivido con il vostro amico più caotico e simpatico, in tutta la sua estasi e caduta libera. ls

5. Billie Eilish
Birds of a feather / Lunch
Dopo il pacato secondo album Happier than ever, qualcuno pensava che la stella di Eilish stesse tramontando. Ma il successo di Hit me hard and soft ha spazzato via ogni dubbio. Birds of a feather è diventata una hit globale. Eilish fa dichiarazioni d’amore coraggiose con un beat soffice, ma questa relazione è inquieta, perché l’oggetto del desiderio tentenna e la pazienza di Eilish si esaurisce di colpo. “Dici solo cazzate / Dici che è una battuta / Dici che non lo vedi, la tua mente è inquinata / Dici che vuoi smettere, non fare l’idiota”. Ci sono stati anche molti voti per Lunch, una vivace ode a tinte ska che allude al sesso lesbico e da una svolta adulta al suono irriverente con cui Eilish è diventata famosa. bbt

6. Fontaines D.C.
Starbuster / Favourite
I Korn sono l’improbabile punto di riferimento per Starburster, singolo di ritorno della band irlandese che ha azzeccato entrambi i lati dell’equazione rap-rock. La batteria somiglia a un beat boom bap e Grian Chatten ha il flow di un uomo segnato da mille battaglie, con dichiarazioni surrealiste (“ho un’ombra come una calibro .58 / Voglio muovermi come una nuova salamandra”) e inalazioni che ricordano un attacco di panico. Il resto della band gli concede lo spazio di cui ha bisogno, fornendo vibrati da spaghetti western e uno strano, sognante middle-eight che è come l’improvviso ritorno della chiarezza prima dell’esplosione definitiva del caos. Buona parte dei nostri giornalisti ha votato anche per Favourite. bbt

Fontaines D.C. - Theo Cottle
Fontaines D.C. (Theo Cottle)

7. Nilüfer Yanya
Like I say (I runaway)
È difficile scegliere una sola canzone dal terzo album di Nilüfer Yanya, My method actor. L’intero disco è focoso e ribelle. Like I say (I runaway) è un esempio di come la sempre apprezzabile Yanya sia diventata una cantautrice idiosincratica. Il terzo brano dell’album racconta un tentativo di fuga (come i Kassie Krut e Kim Gordon) e sceglie un approccio elusivo all’argomento: i versi mescolano lo spettro del trip-hop e le acustiche toccanti dei Radiohead, mentre Yanya illustra il suo modus operandi autoprotettivo. Il contorto ritornello si schianta con il peso delle sensazioni e dell’incertezza da cui l’autrice scappa, dando forza a una performance vocale accattivante. ls

8. Addison Rae
Diet Pepsi
È stato un anno complicato per l’industria statunitense del fast food. Piaceri semplici come le bibite caffeinate e le pizze piene di formaggio si sono trasformati in metafore sessuali grazie ai testi di alcune popstar. Chappell Roan desidera “una serata bollente come Papa John”, facendo cenno alla catena di pizzerie, mentre Sabrina Carpenter vuole “frizzare come una Mountain Dew”, la bibita gassata. Anche se l’ex ballerina di TikTok Addison Rae si limita a dire che vuole rinfrescarsi con una Diet Pepsi aggiunge che bevendola “gli siederà in grembo”. Metteteci anche un parlato lento, pieno di sospiri e intossicante che ricorda Lana Del Rey e l’impressione è che questa bevanda potrebbe essere una sorta di antipasto piccante. Santo cielo! (Gran cambio di tonalità, comunque). ls

9. Nick León ed Erika de Casier
Bikini
Dopo una paio di edit e coproduzioni, il dj di Miami Nick León e la produttrice danese-portoghese Erika de Casier hanno finalmente fatto squadra con un pezzo da spiaggia. Questo dembow trance s’intensifica in coppia con l’innamoramento raccontato da Casier con una voce distante, suggerendo uno sguardo fisso sui limiti dell’orizzonte in attesa dell’oggetto del desiderio. Il ritornello – “incontriamoci in spiaggia /sarò quella con il bikini” è un tormentone. L’equilibrio tra tristezza e sensualità è perfetto. ls

10. Kendrick Lamar
Not like us
Dimenticatevi Il gladiatore II. Quest’anno il più appassionante duello nell’industria dell’intrattenimento è stato quello tra Kendrick Lamar e Drake, nella loro baruffa a colpi di diss track andata in scena in primavera. Il colpo fatale è stato Not like us. Non solo il brano comprende un beat di DJ Mustard che ha reso l’affondo anche ballabile, ma il quadro dipinto da Lamar in cui Drake è una sanguisuga culturale è del tutto credibile, mentre le accuse di atti impropri con ragazzine erano qualcosa di cui nessuno si è sorpreso. “Cerchi di trovare un accordo ma probabilmente è un la minore” (gioco di parole con minor, minore e minorenne) è diventato il più ripetuto dell’intera schermaglia. Drake ha negato tutto. “Me la spasso solo con le Whitney, non con le Millie Bobby Brown / Le adolescenti non le guardo nemmeno” è stata la risposta nella successiva The heart part 6, ma a quel punto l’artista canadese era con le spalle al muro e Lamar non ha dovuto nemmeno preoccuparsi di rispondere. bbt

11. The Cure
Alone
Il singolo principale dell’album Songs of a lost world è il primo inedito dei Cure negli ultimi sedici anni, e ha fatto un ingresso grandioso. A differenza delle canzoni pop che alludono al ritornello nei primi secondi per evitare che si passi ad altro, il canto di Robert Smith si presenta solo dopo tre minuti e mezzo, mentre la band genera un suono sinfonico. A quel punto Smith brinda alla fine dell’arte, della natura, dell’idealismo e dei bambini che eravamo. Questa canzone ammette che il nostro mondo sta morendo, o almeno sta morendo una sua versione. Eppure la sua bellezza ci ricorda che possiamo ancora creare qualcosa che abbia senso. bbt

12. Kim Gordon
Bye bye
Bye bye è una lista di oggetti da mettere in valigia avvolta nella tipica superbia affascinante di Kim Gordon: abiti firmati, rimedi omeopatici, “pigiama di seta”. Ma il turbinio muscoloso e industriale insinua che Gordon, più che diretta verso un resort di lusso, si stia preparando per una rapina o un’azione sconsiderata, mentre evoca le eroine di Play it as it lays, Alice non abita più qui, Thelma e Louise o, in una lettura più cupa, di Una moglie (A woman under the influence). Dovunque stia andando, non la prenderete mai. ls

Kim Gordon - Helle Arensbak, Ritzau Scanpix/Afp/Getty
Kim Gordon (Helle Arensbak, Ritzau Scanpix/Afp/Getty)

13. Waxahatchee
Right back to it (feat. MJ Lenderman)
Questo brano potrebbe essere il ritratto più impeccabile di cosa significa essere la metà testarda di una relazione, quella che mette in dubbio tutto e rifiuta qualsiasi aiuto. Katie Crutchfield, in arte Waxahatchee, canta di essere “più ottusa del centro di un bersaglio”, mentre il partner ha “il suo amore scritto su un assegno in bianco”. Il brano è in parte un rimpianto per gli aspetti di sé che si vorrebbero migliorare, anche se somiglia più a una lettera d’amore alla diversità e a un compagno comprensivo. Il banjo e la chitarra si accoppiano con il canto colloquiale e diventano un balsamo totale. ls

14. Ariana Grande
We can’t be friends (wait for your love)
La più grande hit dell’album Eternal sunshine. Anche se non è originale come altre canzoni di Grande – tipo The boy is mine – compensa con una malinconia intensa. We can’t be friends potrebbe parlare di una quasi-storia d’amore, ma la lettura più interessante è quella che la considera una riflessione sul rapporto di Grande con i mezzi di comunicazione e il pubblico. “Ma non voglio alimentare questo fuoco mostruoso / Voglio solo che questa storia muoia. Io e la mia verità stiamo sedute in silenzio”. bbt

15. Kassie Krut
Reckless
Ci sono poche mosse migliori che partire con una canzone-manifesto. Anche se non conoscete Eve Alpert e Kasra Kurt dalla loro band precedente, i Palm, a cui si è aggiunto il produttore Matt Anderegg, i due fanno il possibile per spiegarsi subito. La voce incalzante di Alpert si posiziona da qualche parte tra Coco & Clair Clair e Charlie XCX. Le percussioni, il sussulto industrial e la sensibilità pop ci riportano a Peaches. È l’ipnotica nonchalance di Alpert in mezzo a questa discordanza a rendere Reckless così attraente: lei sembra intoccabile, ma questo non v’impedirà di volervi avvicinare. ls

16. Beyoncé
Texas hold ’em
Alla fine forse il premio di crossover country-pop dell’anno sarà assegnato a A bar song (tipsy) di Shaboozey o a I had some help di Post Malone e Morgan Wallen, ma Beyoncé è stata la prima a lanciarsi nel genere nel 2024. Con linee di banjo e un beat smorzato come quello degli stivali da cowboy sulla terra polverosa, il brano è autenticamente country. Nonostante il suo peso di star internazionale, nello stile canoro di Beyoncé c’è qualcosa di quasi grezzo, colloquiale. bbt

Beyoncé - Blair Caldwell, Parkwood Entertainment LLC.
Beyoncé (Blair Caldwell, Parkwood Entertainment LLC.)

17. Yaeji
Booboo
La produttrice coreano-statunitense ha sfondato nel 2017 con la hit underground Raingurl. Poi ha ampliato il suo sound in direzione del pop elettronico progressive, prima di tornare alle radici con Booboo. Con un beat minimalista, questa è una canzone per i club e sui club. Ma non è solo abbandono. bbt

18. Lady Gaga
Disease
Dopo il flop del film Joker: folie à deux e del relativo album composto da standard per grandi orchestre, Gaga si è scrollata di dosso l’imbarazzo con un trionfale ritorno al suo classico suono elettro-pop. Il beat di questo brano avrebbe potuto essere composto da Gesaffelstein o Justice (in realtà vi ha partecipato Cirkut, che ha avuto un ruolo anche in Brat). Barcollando come un mostro di Frankenstein, la canzone è perfetta per inserirsi nel repertorio di metafore sulle malattie psicosessuali di Gaga. bbt

19. Clairo
Sexy to someone
Nell’album Charm Clairo trasforma il fascino (charm) in un manifesto, e Sexy to someone è il momento più affascinante. La canzone ha un’anima vintage, sfondo di un brano pungente che invita a mettere la sensualità in cima alla lista delle proprie necessità: “Essere sexy per qualcuno mi aiuterebbe / Ho bisogno di un motivo per uscire di casa”. bbt

20. MJ Lenderman
Wristwatch
La voce di Jake Lenderman, diventato nel 2024 nuova stella del firmamento indie, somiglia a un ultimo, disperato lancio di dadi. Nel suo quarto album, Manning fireworks, dipinge il ritratto di una serie di uomini incapaci e depressi che comprano dischi di Eric Clapton e gadget fighi per affermare la loro virilità, animati dalla sensazione che forse è finalmente arrivato il loro momento. Sono personaggi che nelle mani del comico Tim Robinson diventerebbero incubi surreali, ma che nella musica di Lenderman trasudano un pathos speciale: il protagonista di Wristwatch ha un orologio tecnologico che funge da compasso, cellulare, coltellino da tasca e megafono, e che “mi ricorda che sono solo”. La tragedia e la speranza combattono senza mai prevalere l’una sull’altra. ls

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Questo articolo è uscito sul numero 1594 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati