Il 7 ottobre Anastácio Matavele ha lasciato la sessione di formazione per osservatori elettorali a Xai-Xai, la capitale della provincia di Gaza, nel sud del Mozambico. Matavele, un osservatore esperto, è stato bloccato nella sua auto da uomini che presumibilmente appartenevano a un’unità speciale della polizia, che poi gli ha sparato uccidendolo. Le autorità erano già in difficoltà dovendo spiegare in che modo il registro elettorale di Gaza – una roccaforte del Frelimo, il partito al potere – era arrivato ad avere 300mila iscritti in più di quanti siano gli adulti residenti nella provincia. Ora devono anche spiegare se lo stato ha ucciso un guardiano della democrazia mozambicana.
La morte di Matavele è l’ennesimo motivo di preoccupazione in vista delle elezioni del 15 ottobre. Sono le seste presidenziali e parlamentari dalla fine della guerra civile, che è durata dal 1977 al 1992. E saranno tra le più violente, sostiene Zenaida Machado dell’ong Human rights watch. La campagna elettorale si è svolta sullo sfondo di due conflitti: uno vecchio e l’altro relativamente nuovo.
Il vecchio è quello tra il Frelimo e la Renamo, l’ex guerriglia che ora è il principale partito di opposizione. Dopo il 1992 la fine della guerra civile ha lasciato il posto a una situazione di stallo per lo più pacifica, in cui il Frelimo ha mantenuto il controllo dello stato – che ha costantemente saccheggiato – lasciando però alla Renamo abbastanza consenso e combattenti per mantenere una sua influenza. Ma nel 2013-14, e ancora nel 2015-16, la Renamo ha ripreso gli attacchi in modo da strappare più concessioni al partito al potere.
Nel mese di agosto è stato firmato un accordo di pace tra le due parti. In cambio della deposizione delle armi, la Renamo ha ricevuto promesse di lavoro e pensioni per i suoi ex combattenti, nonché un accordo per dare più poteri alle province, i cui governatori saranno d’ora in poi eletti invece che nominati dal presidente, com’era finora. I negoziatori speravano che l’accordo sarebbe stato il preludio a elezioni pacifiche.
La percentuale di voti per il Frelimo è calata nelle ultime quattro elezioni e molti si aspettano che usi tutti i mezzi necessari per fermare il suo declino
Questa speranza si è dimostrata un’ingenuità. Da quando la Renamo ha avuto dei buoni risultati alle elezioni del 1999, il Frelimo è stato accusato di frodi elettorali, anche nelle votazioni in cui era favorito. È probabile che il presidente Filipe Nyusi vincerà le presidenziali, ma le elezioni per l’assemblea nazionale saranno combattute. La Renamo spera nella vittoria in cinque delle dieci consultazioni provinciali. La percentuale di voti per il Frelimo è calata nelle ultime quattro elezioni e molti si aspettano che usi tutti i mezzi necessari per fermare il suo declino.
Le prove di brogli stanno aumentando. Ai candidati presidenziali dell’opposizione è stato impedito di organizzare manifestazioni in alcune aree. A migliaia di osservatori elettorali è stato impedito di registrarsi. Alle vittime del ciclone Idai, che ha colpito il Mozambico a marzo, è stato riferito che se voteranno per l’opposizione non otterranno aiuti alimentari. Decine di giornalisti e attivisti per la democrazia sono stati molestati, aggrediti e detenuti negli ultimi anni. Alcuni, come Matavele, sono stati uccisi.
Poi c’è il secondo, più recente conflitto che incombe sul voto. A Cabo Delgado, una provincia nell’estremo nordest del paese, una poco nota insurrezione legata agli islamisti terrorizza la popolazione locale dal 2017. Le sue attività hanno anche portato a un afflusso di società di sicurezza private per proteggere gli impianti che devono estrarre gas naturale dalle vaste riserve offshore. Quest’anno 184 persone sono morte in diversi attacchi, stima Jasmine Opperman, un’analista.
Nyusi afferma che la situazione è sotto controllo. Ma non è così. La violenza è aumentata da quando la campagna elettorale è cominciata ufficialmente, il 31 agosto. Il 23 settembre dieci persone sono state uccise in un singolo attacco, che ha visto incendiare anche l’ ufficio locale del Frelimo . E l’esercito è “totalmente mal equipaggiato”, afferma Opperman.
La scoperta del gas dovrebbe essere una grande notizia per i mozambicani, il 62 per cento dei quali vive con meno di 1,90 dollari al giorno (adeguato al potere d’acquisto). Ma non c’è nulla nella storia del Frelimo che suggerisca che i proventi saranno equamente condivisi. Né ci sono molti segnali di una democrazia pacifica.
(Traduzione di Stefania Mascetti)
Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale britannico The Economist.
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