Il Canada accusa l’Iran di aver abbattuto l’aereo ucraino
“Possediamo informazioni d’intelligence provenienti da molte fonti, tra cui i nostri alleati e i nostri stessi servizi”, ha dichiarato il 9 gennaio il primo ministro canadese Justin Trudeau, parlando della caduta dell’aereo di linea ucraino schiantatosi a Teheran nelle prime ore del giorno precedente, provocando la morte di 63 canadesi e di 113 persone di altre nazionalità. “Le prove mostrano che l’aereo è stato abbattuto da un missile terra-aria (Sam) iraniano. La cosa potrebbe essere anche stata involontaria”. Trudeau ha aggiunto che “le prove e le conclusioni sono abbastanza forti, per me, da condividerle coi canadesi”.
Le rivelazioni saranno un duro colpo per il regime iraniano. Questi si era proiettato agli occhi del mondo come la vittima di un’aggressione dopo l’uccisione da parte degli Stati Uniti, il 3 gennaio scorso, del suo generale più importante, Qassem Soleimani. In patria, invece, si era presentato come una forte potenza regionale, dotata di forze equipaggiate e capace di effettuare un rapido e preciso attacco con missili balistici alle basi statunitensi in Iraq. Adesso rischia di apparire tanto sconsiderato quanto incompetente.
La colpa è forse della nebbia che avvolge ogni guerra. L’aereo è stato colpito poco dopo le sei del mattino ora locale, appena quattro ore prima Teheran aveva lanciato 22 missili balistici contro le basi statunitensi in Iraq, in quella che si è rivelata essere una ritorsione perlopiù simbolica contro l’assassinio del generale Soleimani. L’esercito iraniano era probabilmente stato allertato su possibili risposte militari statunitensi all’attacco missilistico. “È precisamente il genere di errore che avviene quando le unità militari sono in guardia contro possibili attacchi nei loro confronti”, ha twittato Jeffrey Lewis, un esperto dell’istituto Middlebury.
Che un aereo passeggeri, come sembra, sia diventato un obiettivo militare è un errore stupefacente
La risposta dell’Iran al disastro ha già sollevato una certa agitazione. Teheran ha rapidamente dato la colpa dell’accaduto a un problema meccanico dell’apparecchio. Anche se le scatole nere del Boeing 737-8000 delle Ukrainian International Airlines sono state presto recuperate, le autorità non si sono offerte di condividerne il contenuto con gli inquirenti statunitensi o di altri paesi occidentali per un consulto, come si fa di solito, invitando invece le autorità ucraine. Solo dopo che sono emerse voci su un possibile abbattimento, ha invitato la Boeing a unirsi alle indagini.
Varie fotografie di diversa origine e verosimiglianza, presto circolate sui social network, sembrano mostrare il sistema di controllo di un missile di fabbricazione russa Sa-15 precipitato all’interno di un giardino vicino al luogo dello schianto. Il 9 gennaio Oleksiy Danilov, segretario del consiglio nazionale di sicurezza e difesa ucraino, ha dichiarato che gli investigatori di Kiev stavano esaminando la faccenda. L’Iran continua a rifiutare ogni speculazione su sue responsabilità. “ È scientificamente impossibile… E simili voci sono illogiche”, ha dichiarato Ali Abedzadeh, capo dell’ente per l’aviazione civile iraniano.
Ma i commenti di Trudeau hanno fatto seguito ad alcune notizie, secondo le quali le agenzie d’intelligence statunitensi avrebbero rilevato alcuni lanci di missili poco prima che l’aereo entrasse in difficoltà. La Cbs News ha riferito che i satelliti statunitensi hanno rilevato l’accensione di un radar, i segnali lampeggianti di due lanci di missili e poi un ulteriore segnale lampeggiante provocato dall’esplosione dell’aereo. Gli Stati Uniti controllano un’ampia gamma di satelliti d’osservazione, compresi alcuni a infrarossi che possono rilevare la traccia termica anche del lancio di missili di piccole dimensioni. È probabile che i satelliti tenessero d’occhio da vicino la regione per rilevare i lanci di missili iraniani contro le basi statunitensi nella regione. Washington inoltre avrebbe intercettato delle comunicazioni iraniane incriminanti, stando al New York Times, che ha anche pubblicato un filmato nel quale il missile sembra colpire l’aereo.
Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, la principale forza militare iraniana, dispone di alcuni Sa-15 nella sua rete di difesa aerea, autonoma rispetto al sistema dell’esercito regolare, spiega in una nota di ricerca Ihs Markit, un’azienda che fornisce analisi militari e geopolitiche. L’Iran ha originariamente acquistato i missili mobili dalla Russia nel 2007, ma secondo il centro studi International institute for strategic studies le ha usate per proteggere i suoi siti nucleari. Il sistema, che consiste in otto missili montati su un veicolo cingolato, prende di mira aerei e missili a bassa quota, che volano cioè a un’altezza fino a diecimila metri.
Che un aereo passeggeri, come sembra, sia diventato un obiettivo militare è un errore stupefacente, dice Justin Bronk del centro studi londinese Royal united services institute. Questi sostiene che l’aereo era decollato da Teheran a bassa velocità e stava trasmettendo un codice transponder radar ordinario, visibile quindi agli occhi dei responsabili della difesa aerea. Secondo l’uomo l’Sa-15 è un “moderno sistema dotato di apparecchiature per il collegamento dati che avrebbe dovuto consentire al personale di difesa di avere un quadro chiaro del traffico aereo che li circondava”. Il sistema avrebbe dovuto avere accesso alla velocità, alla rotta e all’orientamento della sua posizione, sostiene Bronk, il che avrebbe dovuto chiarire che si trattava di un velivolo civile.
Episodi precedenti
“Buona parte del lavoro del personale di difesa antiaerea consiste nel notare eventi fuori dall’ordinario”, sostiene Thomas Withington, un esperto della materia. “Un aereo di linea che seguiva le procedure di decollo stabilite in un aeroporto affollato come Teheran, seguendo la rotta aerea normale, non avrebbe dovuto far pensare ai difensori dei cieli che ci fosse alcunché d’insolito”. Non sarebbe la prima volta che alcune unità della contraerea abbattono per errore degli aerei di linea. Nel 1983 l’Unione Sovietica abbatté il volo 007 di Korean Air Lines, entrato nello spazio aereo sovietico contemporaneamente a un volo di ricognizione statunitense, uccidendo tutte e 269 le persone a bordo.
Cinque anni dopo l’Uss Vincennes, un aereo da guerra statunitense, confuse il volo 655 di Iran air con un caccia militare iraniano in arrivo, abbattendolo sui cieli del Golfo persico, uccidendo i 290 passeggeri e l’equipaggio. L’eco del disastro non si è ancora spenta, e il 6 gennaio Hassan Rouhani, il presidente iraniano, vi ha accennato in un tweet. Nel 2001, durante un’esercitazione militare, le forze armate ucraine hanno abbattuto per errore un aereo passeggeri russo che tornava da Israele, uccidendo 78 persone. Più di recente, nel 2014, il volo 17 di Malaysia Airlines è stato abbattuto dai ribelli dell’Ucraina orientale, sostenuti dalla Russia, utilizzando un lanciamissili Buk fornito da Mosca.
“Gli ingredienti abituali in tutte queste situazioni sono una crisi o una guerra già in corso e la ricezione d’informazioni ambigue da parte di una delle parti, che vengono poi interpretate nella maniera più allarmante dato lo stato di grave allerta”, sostiene Caitlin Talmadge dell’Università di Georgetown. “Le persone prima sparano e poi fanno domande”.
Una delle conseguenze sarà un grave sconvolgimento del traffico aereo. Varie compagnie aeree hanno già sospeso i loro voli per l’Iran, e molte altre potrebbero farlo fino a quando non saranno certe di non essere bersaglio di un missile vagante. Le aerolinee hanno anche sospeso i voli che attraversano lo spazio aereo iraniano e iracheno, oppure modificato le rotte per evitare la zona, rendendo più lunghi i tragitti. Adesso saranno ancora più diffidenti. Le autorità iraniane continuano a negare tutto. Alcuni ministri hanno respinto le affermazioni statunitensi e sostengono che prima di un qualsiasi giudizio occorra aspettare i risultati delle scatole nere. Continuano inoltre a fare leva sui sentimenti nazionalistici, sollecitati con tanto successo in occasione degli impressionanti funerali del generale Soleimani, che hanno strappato le piazze ai manifestanti antigovernativi.
Hanno diffuso senza sosta immagini dei missili balistici lanciati contro le posizioni statunitensi in Iraq, accompagnate dal commento di alcuni strateghi militari, i quali sostengono che si tratti del più pesante attacco a dei soldati statunitensi dai tempi della seconda guerra mondiale (finora non è stata riferita la morte di alcuno di loro). L’assenza di una risposta militare di Trump nonostante le sue bellicose minacce, sostengono, è la prova che questi è stato intimidito dall’Iran.
I cittadini iraniani, tuttavia, si fanno molte domande. Se il volo di linea è stato davvero abbattuto involontariamente, questo sarebbe l’ultimo di una serie di gravi errori di sicurezza: se Soleimani e le sue guardie non fossero state così sicuri di sé, il generale non sarebbe stato ucciso; se le autorità avessero organizzato la sua sepoltura in modo appropriato, non sarebbero rimasti uccisi dalla calca più di cinquanta partecipanti al funerale nella sua città natale di Kerman. La percezione delle falle nella sicurezza, insieme alle minacce di Trump di distruggere importanti siti iraniani, hanno scatenato un insolito senso di vulnerabilità. Oggi i caffè sono pieni di iraniani solitamente disinteressati che parlano di politica.
L’identità dei passeggeri rafforza il crescente senso di tragedia. Degli 82 morti iraniani, più di sessanta erano studenti specializzandi diretti in Canada per l’inizio di un nuovo semestre. Molti erano diplomati delle migliori università iraniane, come la Sharif di Teheran, e avevano fama di essere i migliori nel loro campo. Altri avevano scritto sui social network che stavano fuggendo dallo scoppio della guerra, e sono morti durante la loro fuga. Per i molti detrattori interni del regime, piangere la perdita della parte migliore dell’Iran, forse per colpa dello stato iraniano, è un contraltare alle cerimonie funebri del generale. Anche nel lutto, il paese è diviso.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale britannico The Economist.