Il 25 marzo l’India si è svegliata nel silenzio. “Nelle strade vuote il cinguettio degli uccelli ha sostituito l’abituale cacofonia di clacson e grida di persone”, scrive il corrispondente dell’Afp a New Delhi per commentare il primo giorno di blocco totale delle attività e di divieto per tutta la popolazione di uscire di casa. Queste misure erano state annunciate dal premier Narendra Modi la sera prima, appena quattro ore prima dell’entrata in vigore, e dureranno almeno 21 giorni. Restano fermi anche i treni, gli aerei e tutti gli altri mezzi di trasporto pubblico e privato, e sono previste pene molto severe per chi lascia la propria abitazione.
Con 1,3 miliardi di abitanti, l’India è il secondo paese più popoloso del mondo dopo la Cina. L’esperimento annunciato da Modi, di una portata mai vista, ha l’obiettivo di bloccare la diffusione del nuovo coronavirus. Nel paese sono stati registrati 597 casi, con undici morti, ma secondo alcuni esperti è un bilancio fortemente al ribasso perché nel paese sono stati realizzati pochissimi test per individuare le persone contagiate.
Nelle ultime settimane, spiega il sito Vox, sono stati fatti dei tentativi di coprifuoco o di chiusura limitati ad alcune attività, ma gran parte degli indiani non li ha rispettati rigorosamente, quindi il governo ha deciso di usare la mano pesante. Intervistato da Vox, il dirigente medico SP Kalantri dichiara che le autorità sanitarie si aspettano che il 55 per cento della popolazione sia contagiato dal Covid-19: questo significherebbe tra i 300 milioni e i 500 milioni di casi nell’arco dei prossimi quattro mesi, e possibilmente un milione di morti in un anno.
Corsa ai negozi
Dopo l’annuncio serale di Modi la prima reazione di molti indiani è stata precipitarsi nei negozi di alimentari e nelle farmacie per fare scorte, anche se il governo ha assicurato che non ci saranno interruzioni nell’approvvigionamento di prodotti essenziali, come latte, frutta e verdure. Tuttavia, la popolazione non ha molta fiducia nel governo e ancora ricorda il caos scatenato dalla demonetizzazione del 2016, un’altra misura drastica decisa da Modi. Un altro dubbio è come saranno osservate le norme di distanziamento sociale nei quartieri poveri delle grandi città, dove la densità abitativa è altissima.
In India i primi casi di persone contagiate dal nuovo coronavirus sono stati registrati nella capitale, a Mumbai e in altri grandi agglomerati urbani, ma il virus sta arrivando anche in moltissimi centri più piccoli, cosa che ha spinto il governo ad agire con più decisione, osserva la Reuters. La paura è che il sistema sanitario, già a corto di fondi, non riesca a tenere il passo dell’emergenza: in India la proporzione di posti letto è 0,5 per mille persone, contro i 3,2 dell’Italia e i 4,3 della Cina.
Le misure mal pensate e poco tempestive di Modi hanno colpito duramente i più vulnerabili
Ma, allo stesso tempo, bloccare un’economia da 2.900 miliardi di dollari ha conseguenze pesantissime. Il primo impatto è sui lavoratori delle categorie più deboli, molti dei quali vengono dalle campagne. “Il primo ministro Modi ha visto le immagini delle lunghe file di persone che, con borse e fagotti, camminano lungo il ciglio delle strade a scorrimento veloce che escono da New Delhi?”, si chiede il sito Scroll.in. “Queste immagini dovrebbero preoccuparlo, e non solo perché si violano le norme sul distanziamento sociale. Queste persone sono lavoratori che cercano di tornare a casa abbandonando una città ostile che gli ha chiuso le serrande davanti, gli ha portato via il lavoro e i soldi, senza dare in cambio nessuna forma di conforto. Camminano verso i loro villaggi perché i governi dei vari stati indiani hanno chiuso i confini, fermando gli autobus, i camion e tutti gli altri mezzi di trasporto. Le misure mal pensate e poco tempestive di Modi hanno colpito duramente i più vulnerabili”.
In un editoriale il quotidiano The Hindu chiede aiuti per la popolazione in un momento così difficile: “Il governo ha il dovere di proteggere le classi sociali più fragili dal punto di vista economico e sociale, compresi gli anziani, e di assicurare che possano accedere facilmente ai beni essenziali, comprese le medicine. Non dovrebbe essere difficile recapitare pacchetti di prodotti, pensati per durare una settimana, attraverso gli uffici e i funzionari delle amministrazioni locali, o le ong. Ricordiamo che il 37 per cento delle famiglie indiane può contare solo su redditi da lavori saltuari e che il 55 per cento ha un lavoro regolare ma poco remunerativo, perciò è importante che si prevedano sussidi per tutto il periodo dell’emergenza”.
Secondo il giornale, un’altra priorità è mettere in piedi un sistema per somministrare i test che sia accessibile a tutti. In questo modo, una volta che sarà revocato il blocco totale, si potrà impedire che il virus torni a circolare.
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