Il 2 giugno la rivista medica britannica The Lancet ha lanciato un avvertimento (expression of concern) riguardo a uno studio, pubblicato nella rivista il 22 maggio, sull’impiego di clorochina e idrossiclorochina sui malati di covid-19. È una scelta poco frequente, che spesso prelude al ritiro dell’articolo in questione, scrive Le Monde.
La ricerca include i dati di oltre 96mila pazienti ricoverati in ospedale in diversi paesi. Tra questi, quasi 15mila avevano ricevuto il trattamento con idrossiclorochina, clorochina o con la combinazione di uno dei due farmaci con un antibiotico, spesso l’azitromicina. Ma non sarebbero emersi benefici dal trattamento con i due farmaci. Inoltre tra i pazienti che avevano ricevuto questa terapia ci sono stati più casi di aritmie del cuore e decessi.
La pubblicazione su The Lancet dello studio firmato da Mandeep Mehra e altri ha spinto l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a interrompere la sperimentazione sull’idrossiclorochina. La decisione dell’Oms ha a sua volta portato le agenzie del farmaco di Francia e Italia a sospendere l’autorizzazione all’uso off-label dei due trattamenti.
We have published an Expression of Concern on the paper by Mehra et al on hydroxychloroquine and chloroquine published on May 22, 2020 %3Ca href=%22https://t.co/yQ9irhRHxx%22%3Ehttps://t.co/yQ9irhRHxx%3C/a%3E %3Ca href=%22https://t.co/5I1NXTKTjo%22%3Epic.twitter.com/5I1NXTKTjo%3C/a%3E
— The Lancet (@TheLancet) ?
Nel comunicato del 2 giugno di The Lancet si legge che “sono stati sollevati importanti quesiti scientifici riguardo ai dati riportati nell’articolo. Anche se è stato commissionato dagli autori non affiliati a Surgisphere un controllo indipendente sulla provenienza e la validità di questi dati – controllo che è in corso e i cui risultati sono attesi a breve – abbiamo voluto esprimere la nostra preoccupazione per avvisare i lettori che sono stati portati alla nostra attenzione seri interrogativi scientifici”. Surgisphere, l’azienda statunitense che si è occupata della raccolta dei dati per due studi pubblicati su The Lancet e sul New England Journal of Medicine, è ora al centro di un’inchiesta del quotidiano britannico The Guardian.
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