“Dopo mesi di notizie sconfortanti sulla diffusione del nuovo coronavirus e un numero di morti sempre più alto nel mondo, è arrivato un briciolo di speranza: i ricercatori hanno annunciato che il desametasone, un corticosteroide di sintesi poco costoso e ampiamente disponibile, è in grado di ridurre in maniera significativa le morti di pazienti con sintomi gravi, come dimostrato da un importante studio. Della ricerca non sono ancora stati pubblicati integralmente i risultati, ma è stata salutata da molti osservatori esterni come un ‘punto di svolta’”, scrive Kai Kupferschmidt su Science.

L’Università di Oxford, nel Regno Unito, sta conducendo uno studio in collaborazione con il sistema sanitario nazionale, il Recovery trial, per valutare l’efficacia di alcuni farmaci sui pazienti affetti da covid-19. Lo studio sul desametasone ha coinvolto in tutto seimila persone, e tra queste 2.104 hanno ricevuto una piccola dose quotidiana (sei milligrammi) di desametasone, un comune antinfiammatorio steroideo usato da più di quarant’anni sia sugli esseri umani (per curare varie malattie, tra cui l’asma) sia sugli animali. Dalla ricerca risulterebbe che il desametasone riduce di un terzo i decessi di pazienti gravi che sono già attaccati a un ventilatore, e di un quinto quelli dei malati che ricevono ossigeno supplementare in altre forme. I malati che non hanno bisogno di supporto respiratorio, invece, non sembrano trarne beneficio.

Secondo l’epidemiologo Martin Landray, uno dei ricercatori di punta dello studio, “è fantastico che il primo trattamento in grado di ridurre la mortalità da covid-19 sia immediatamente disponibile, a prezzi contenuti, in tutto il mondo”.

Inibire il sistema immunitario
Gli effetti del desametasone si sono dimostrati molto più significativi di quelli dell’antivirale remdesivir, l’unico altro farmaco che finora sembra aver aiutato i malati di covid-19 in un test clinico randomizzato. Tuttavia il remdesivir è servito solo ad accelerare la guarigione dei pazienti in condizioni critiche, ma non ha ridotto il numero dei morti.

Diversamente da altri farmaci che attaccano direttamente il virus (come il remdesivir e l’idrossiclorochina), il desametasone serve a inibire la risposta del nostro sistema immunitario. “Nella lotta contro il Sars-cov-2”, spiega Science, “il corpo umano può innescare una reazione di difesa eccessiva, causando alla fine la rottura di quella sottile barriera che separa la parte più interna dei polmoni dal tessuto circostante. Così i polmoni si riempiono di liquido e si arriva a una sindrome da distress respiratorio acuto”. L’uso di antinfiammatori steroidei servirebbe proprio a evitare una reazione così violenta.

Tuttavia, fanno notare alcuni scienziati, i farmaci come il desametasone “possono anche ostacolare la lotta del corpo contro il nuovo coronavirus o contro le infezioni secondarie, ed è per questo che finora l’Organizzazione mondiale della sanità e i National institutes of health statunitensi hanno sconsigliato l’uso degli steroidi sui pazienti affetti da covid-19”.

In attesa dei dati completi
Un altro motivo di preoccupazione è legato in un certo senso all’attendibilità dello studio, di cui finora è stato pubblicato solo un comunicato stampa. Alcuni medici, come lo statunitense Atul Gawande, hanno messo in guardia dai facili entusiasmi e invitato i colleghi britannici a pubblicare al più presto i dati completi.

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“Sarebbe un’ottima notizia se il desametasone, uno steroide poco costoso, riducesse di un terzo le morti tra i malati di covid-19 attaccati a un ventilatore, ma dopo tutte le smentite e i passi indietro, è inaccettabile pubblicizzare i risultati con un comunicato stampa senza pubblicare lo studio”.

La cautela è quindi d’obbligo, tanto più dopo il polverone scatenato dalla pubblicazione sulla rivista medica The Lancet di un articolo sull’idrossiclorochina, che è stato poi ritirato per via delle incongruenze nei dati forniti agli studiosi dall’azienda privata Surgisphere.

I ricercatori del Recovery trial hanno risposto alle perplessità dei colleghi assicurando che stanno elaborando gli ultimi dati, ma che intanto volevano far arrivare al grande pubblico un messaggio che per loro è “chiaro e dai risvolti pratici”.

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