Il senato ha dato il via libera al processo contro l’ex ministro dell’interno e leader della Lega Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e omissione di atti di ufficio per aver impedito per venti giorni, nell’agosto del 2019, lo sbarco di 107 persone soccorse dalla nave spagnola Open Arms. La giunta per le immunità parlamentari del senato aveva espresso parere negativo al processo lo scorso maggio, ma l’aula ha deciso in senso contrario e ha dato il via libera all’autorizzazione a procedere con 149 voti favorevoli.
I contrari sono stati 141. Hanno votato a favore della relazione della giunta (e quindi contro il processo) i senatori della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, mentre hanno votato contro (e quindi a favore del processo) quelli del Movimento 5 stelle, del Partito democratico, di Liberi e uguali e di Italia Viva. Determinante è stata la decisione di Italia Viva, che durante il voto della giunta per le immunità non aveva partecipato al voto, determinando il parere negativo della giunta. Questa volta il partito di Matteo Renzi ha votato invece a favore dell’autorizzazione.
L’ong spagnola protagonista del caso ha commentato la decisione del senato dicendo: “Il processo sarà un’occasione importante per ristabilire la verità dei fatti e per riaffermare, una volta per tutte, l’inviolabilità delle leggi internazionali e nazionali che regolano la nostra convivenza civile e che hanno permesso alle democrazie europee di non ripetere gli errori tragici del passato”.
Valentina Brinis, operatrice dell’ong, ha dichiarato: “Vogliamo solo che venga fatta chiarezza su quanto è accaduto in quei giorni in cui abbiamo atteso in condizioni disumane di ricevere un luogo sicuro di sbarco. È importante che se ne discuta in un aula di tribunale perché solo qui potranno emergere tutti gli elementi utili a ripristinare la messa in atto di procedure previste dalle convenzioni internazionali. Ricordiamo che per arrivare a questo punto abbiamo lottato (nel vero senso della parola) legalmente mentre la nave era a poche miglia da Lampedusa con a bordo oltre 150 persone”.
Non è comunque detto che Salvini andrà a processo per il caso Open Arms: il tribunale dei ministri infatti dovrà trasmettere tutti gli atti al tribunale ordinario del capoluogo competente, cioè quello di Palermo. La procura di Palermo deciderà quindi se chiedere un rinvio a giudizio per l’ex ministro a cui è stata revocata l’immunità.
Salvini sarà processato anche per la nave Gregoretti, un caso simile avvenuto nel luglio del 2019, quando 116 migranti soccorsi dalla nave militare rimasero fuori dal porto di Augusta per tre giorni. L’accusa è sempre quella di sequestro di persona.
Il caso Open Arms
L’ex ministro dell’interno è accusato di aver privato della libertà personale i 107 migranti, tra cui diversi minori, per 19 giorni a bordo della nave Open Arms, abusando del suo potere e violando una serie di leggi internazionali come la Convenzione Sar e Solas e il Trattato di Amburgo del 1979. Secondo il tribunale dei ministri, Salvini “sin da quando, apprendendo dell’intervento di soccorso posto in essere in zona Sar libica dalla Open Arms, coerentemente con la politica inaugurata all’inizio del 2019, adottava nei confronti di Open Arms, d’intesa con i ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti, il decreto interdittivo dell’ingresso o del transito in acque territoriali italiane, qualificando l’evento come episodio di immigrazione clandestina, a dispetto del riferimento alla situazione di difficoltà del natante su cui i soggetti recuperati stavano viaggiando”.
Inoltre i giudici ritengono che la situazione fosse ancora più grave perché “queste persone, costrette a restare a poca distanza dalla costa, che riuscivano comunque a vedere, ma che non riuscivano a raggiungere, provassero sentimenti di frustrazione evidente e anche di disperazione. Si aggiunga, poi, che la circostanza per la quale alcuni migranti che si erano gettati in mare erano poi stati condotti in terra, aveva causato ulteriori tensioni fra quelli rimasti a bordo, che evidentemente non vedevano l’ora di toccare terra”.
Salvini nella sua memoria difensiva ha sostenuto che la nave sarebbe dovuta attraccare a Malta, in Spagna o in Tunisia. Secondo il leader della Lega “i primi paesi contattati e informati da Open Arms dopo le operazioni di salvataggio erano stati la Spagna (paese di bandiera della nave) e Malta (zona più vicina al punto dei salvataggi). L’Italia non aveva alcuna competenza e alcun obbligo con riferimento a tutti i salvataggi effettuati dalla nave spagnola Open Arms in quanto avvenuti del tutto al di fuori di aree di sua pertinenza”.
Tuttavia la nave aveva chiesto un porto di sbarco all’Italia già il 2 agosto, così come aveva chiesto anche alle autorità spagnole e a quelle maltesi. Inoltre il tribunale amministrativo del Lazio aveva sospeso il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane già il 16 agosto, accogliendo il ricorso presentato dall’organizzazione spagnola e riconoscendo la competenza giurisdizionale italiana sul caso. Lo sbarco avvenne solo il 20 agosto, dopo l’intervento della procura di Agrigento.
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