Mentre i morti per covid-19 nel mondo hanno superato quota 890mila (e si tratta solo delle vittime ufficiali, senza contare chi è sfuggito ai test o i sospetti che alcuni paesi dichiarino meno contagi rispetto alla realtà), l’India è ormai chiaramente il nuovo focolaio mondiale: con più di 4,2 milioni di contagi è il secondo paese al mondo per infezioni dopo gli Stati Uniti, ma il governo continua l’allentamento delle misure restrittive. Da lunedì 7 settembre, per esempio, la metropolitana di New Delhi è nuovamente in funzione. I treni erano stati fermi per 169 giorni, dal lockdown proclamato il 25 marzo.

  • Negli Stati Uniti il tasso di mortalità da covid-19 tra afroamericani e latini è in forte aumento. Secondo i dati del progetto Color of coronavirus, analizzati dal Guardian, nelle due settimane dal 4 al 18 agosto il tasso di mortalità degli afroamericani è salito da 80 a 88 ogni centomila abitanti. Mentre la popolazione bianca ha subìto un aumento della metà, da 36 a 40 per centomila abitanti. Per i latinoamericani l’impennata è stata ancora più netta: da 46 a 54.
  • La Spagna ha registrato il 7 settembre 525.549 casi totali: è l’unico paese dell’Europa occidentale ad aver superato il mezzo milione di contagi. Dopo essere stata colpita duramente nella prima fase, il virus è tornato a diffondersi rapidamente, probabilmente complice la rapida riapertura delle attività, il ritorno della vita notturna e delle attività di gruppo. La seconda ondata sembra, però, meno grave della prima, con un tasso di mortalità che è circa la metà di quello del picco in primavera: oggi è il 6,6 per cento, contro il 12 per cento di maggio.
  • A ottobre, in Francia, verrà lanciata una campagna di vaccinazione contro l’influenza stagionale senza precedenti. L’obiettivo, riducendo la gravità dell’epidemia di influenza, è evitare che il sistema sanitario venga sovraccaricato. In Francia, ogni inverno, vengono colpite da due a otto milioni di persone. Negli ultimi tre inverni l’influenza ha ucciso tra le ottomila e le 14mila persone all’anno. Nel 2018-2019 sono passate per i pronto soccorso 65.600 persone per l’influenza stagionale, più di 10mila sono state ricoverate e 1.890 casi gravi sono arrivati in terapia intensiva.
  • Fino a 60mila persone nel Regno Unito potrebbero soffrire di “covid lungo”, ovvero la difficoltà dei malati di riprendersi dopo più di tre mesi di malattia. Tim Spector, professore di epidemiologia genetica al King’s College di Londra, ha spiegato che alcuni di questi casi sono lievi, ma altri sono molto debilitanti, con sintomi di affanno e affaticamento. C’è chi ha dovuto usare la sedia a rotelle, e chi dopo aver fatto la spesa resta a letto per giorni. “Rischiamo che queste persone vengano dimenticate”, ha detto Spector alla Bbc, mentre Matt Hancock, ministro della salute britannico, ha parlato di persone che manifestano sintomi della malattia anche dopo sei mesi, ma “si tratta prevalentemente di giovani”. I malati di covid di lungo corso rischiano di entrare in un tunnel e non uscirne più, conferma l’infermiera Angela Aston al New York Times:”Ti rende depresso, ansioso che non se ne andrà mai”, spiega. La donna ha contratto il virus e, settimana dopo settimana, ha trovato conforto psicologico in un gruppo di supporto online, fondato dall’organizzazione Body Politic, dove più di settemila persone condividono le loro esperienze. Chimére Smith, 38 anni, insegnante di scuola media a Baltimora, ha sintomi da metà marzo.
  • L’economia giapponese ha perso più di quanto ci si aspettasse nel trimestre aprile-giugno: i dati ufficiali sono stati pubblicati l’8 settembre e raccontano la peggior contrazione finanziaria della storia moderna del paese. La terza economia mondiale ha perso il 7,9 per cento nel secondo trimestre, le previsioni si fermavano al 7,8 per cento.

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