Il 15 ottobre 2021 partiranno i primi voli dell’Ita (Italia trasporto aereo), la nuova compagnia aerea di bandiera che sostituirà l’Alitalia, in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017. La compagnia è controllata interamente dal ministero dell’economia e delle finanze e parte con un aumento di capitale pubblico da 1,35 miliardi di euro autorizzato dalla Commissione europea. La Ita avrà una flotta iniziale di 52 aerei (per poi salire a 78 nel 2022) e servirà 45 destinazioni con 61 rotte e impiegherà circa un terzo dei dipendenti. Secondo i sindacati ci sono 7.700 posti a rischio e non è ancora stato trovato un accordo sul contratto e sulla gestione degli esuberi con la nuova azienda e il ministero del lavoro.
Il futuro dei lavoratori
Le sigle sindacali chiedono un periodo di cassa integrazione straordinaria per quattro anni ma il governo al momento non sembra disposto a concederla. La Ita dal canto suo chiede una riduzione degli stipendi fino al 40 per cento. Nel pomeriggio del 20 settembre c’è stato un incontro tra l’azienda e i sindacati, ma le due parti non hanno trovato un accordo sul nuovo contratto di lavoro. A questo punto l’azienda assumerà i dipendenti applicando un regolamento proprio, fuori del perimetro del contratto collettivo nazionale. Nella stessa giornata c’è stato un incontro al ministero del lavoro sul rinnovo della cassa integrazione per gli esuberi. I sindacati chiedevano che la misura fosse prolungata per tutta la durata del piano industriale della nuova società, cioè fino alla fine del 2025, ma al momento l’estensione dell’indennità resta a un anno. Intanto, è stato indetto uno sciopero del trasporto aereo per venerdì 24 settembre.
La storia di Alitalia, dalla privatizzazione del 1996 alla nazionalizzazione del 2017
La compagnia aerea Alitalia nasce nel 1946. Negli anni ottanta è la terza compagnia aerea europea, ma la liberalizzazione del trasporto europeo del decennio successivo porta i primi problemi. Alla privatizzazione del 1996 seguono 25 anni di crisi segnati da proteste sindacali e svariati tentativi di vendita sfumati. Nel 2008, per preservare l’italianità del gruppo, si fa avanti una cordata di imprenditori italiani che saranno definiti “capitani coraggiosi”: acquistano l’Alitalia e tentano un’operazione di risanamento attraverso il piano Fenice. Il piano si rivela fallimentare e nel 2014 arriva la Ethiad come partner industriale. Il gruppo arabo rileva il 49 per cento dell’azienda e resta azionista fino al 2017, anno in cui dichiara di non volere più investire. L’assemblea dei soci e il consiglio di amministrazione avviano la richiesta di amministrazione straordinaria della compagnia ma per continuare a far volare i suoi aerei l’Alitalia ha bisogno di liquidità. Il governo dell’epoca guidato da Paolo Gentiloni emette due prestiti da 900 milioni di euro complessivi e pone la compagnia aerea in una procedura fallimentare speciale. L’iter è preceduto da un referendum a cui ha preso parte il personale della compagnia, che boccia con il 67 per cento dei no un preaccordo tra sindacati e azienda. Il preaccordo prevedeva una ricapitalizzazione di due miliardi ma metteva in conto circa mille esuberi.
Ita-Alitalia: una storia difficile
La nascita ufficiale della compagnia aerea erede dell’Alitalia è stata sancita il 10 settembre 2021 con il via libera di Bruxelles, dopo mesi di contrattazioni con il governo italiano. La Commissione europea ha inviato all’Italia una comfort letter (il documento attraverso cui la commissione dice se un accordo tra aziende è conforme o meno alla normativa sulla concorrenza) con cui ha dato il via libera all’operazione. In parallelo, però, ha stabilito che il prestito da 900 milioni di euro fatto dallo stato italiano all’Alitalia nel 2017 era illegale e va restituito. La restituzione del prestito non spetterà però all’Ita che di fatto, pur rilevando alcuni asset dall’ex compagnia, opererà in discontinuità economica con il passato. Bruxelles a breve si pronuncerà sugli ulteriori aiuti da 400 milioni di euro ottenuti dall’Alitalia nel 2019. L’ex compagnia di bandiera è in amministrazione controllata – una procedura prevista dal diritto fallimentare per imprese di grandi dimensioni che ha lo scopo di conservarne patrimonio e produzione – dal 2017. L’attività della compagnia cesserà il prossimo 14 ottobre. Le somme dovute ai creditori saranno almeno in parte coperte dalla liquidazione e dalla vendita di alcune attività. Per quanto riguarda il destino del marchio, i commissari hanno dato il via alla gara per la vendita e si partirà da un prezzo base di 290 milioni di euro. Il bando è aperto a vettori di ogni nazionalità. La Ita ha dichiarato di essere interessata a partecipare alla gara per l’acquisizione del marchio Alitalia ma c’è attenzione anche sulle mosse della Ryanair. Le offerte potranno essere presentate fino al 4 ottobre. Saranno possibili rilanci e vincerà la proposta con il prezzo più alto.
Un po’ di numeri
Nel 2020 l’Alitalia ha avuto 6,3 milioni di passeggeri (-70 per cento rispetto al 2019) e chiuso l’anno con 590 milioni di euro di ricavi (-78 per cento). A oggi non c’è una stima esatta di quanto siano costati i problemi finanziari della compagnia ai contribuenti italiani. Secondo uno studio di R&S Mediobanca, dal 1989 al 2007 la compagnia di bandiera ha chiuso in rosso per 15 anni accumulando 4,4 miliardi di perdite che diventano sei miliardi a valori correnti. Secondo Affari&Finanza, dal 1974 al 2017 le perdite dell’Alitalia hanno totalizzato 9,6 miliardi di euro (attualizzati al 2017) per un investimento nella compagnia da parte dello stato di 10,6 miliardi.
Cosa cambia per i passeggeri
Chi ha prenotato voli con l’Alitalia con partenza dopo il 14 ottobre non potrà usare gli stessi biglietti per la nuova compagnia aerea. I titoli di viaggio però non andranno persi. La compagnia ha previsto il rimborso integrale del biglietto oppure la sostituzione con un altro volo gestito dalla stessa Alitalia entro il 14 ottobre. Per tutelare i consumatori, il governo ha messo a disposizione un fondo da cento milioni di euro.
A cura di Greta Ubbiali
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