A che punto è il Piano nazionale di ripresa e resilienza
Entro il 31 dicembre il governo italiano dovrà rispettare 52 scadenze concordate con l’Unione europea per accedere ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta del 10 per cento dei 527 impegni previsti per i prossimi cinque anni.
A che punto è l’Italia sulla tabella di marcia? Ecco il punto della situazione.
Di quanti soldi parliamo
Il Pnrr è stato approvato in via definitiva dall’Ue il 13 luglio 2021, dopo mesi di lavoro del secondo governo Conte e di quello Draghi. Si tratta di un piano con interventi per 235,1 miliardi di euro, da mettere in campo entro il 2026.
Di questi, 191,5 miliardi (122,6 sono prestiti e 68,9 sono a fondo perduto) provengono dal Recovery and resilience facility (Rrf), un fondo dell’Ue per contrastare la crisi economica. Altri 13 miliardi vengono dal fondo React-Eu, dedicato a misure occupazionali, mentre circa 30,6 miliardi fanno capo a un fondo complementare, finanziato solo con risorse italiane.
Gli interventi del Pnrr si articolano lungo sei missioni, suddivise a loro volta in diverse componenti. La missione che riceve più soldi è quella dedicata alla transizione ecologica, con 59,5 miliardi. Seguono quella sulla digitalizzazione e l’innovazione (40,3 miliardi), l’istruzione e la ricerca (30,9 miliardi), le infrastrutture per la mobilità sostenibile (25,4 miliardi), l’inclusione e la coesione sociale (19,8 miliardi) e la sanità (15,6 miliardi).
Il Pnrr poggia anche su una serie di riforme. Quelle della giustizia e della pubblica amministrazione sono le più importanti perché riguardano orizzontalmente tutte le missioni. Ci sono poi le riforme abilitanti, come quella sulla concorrenza: sono pensate per garantire la piena attuazione del piano e rimuovere gli ostacoli amministrativi e procedurali. Le riforme di settore invece, come quella sul reclutamento dei docenti, sono innovazioni normative per rendere più efficienti specifici settori.
In più ci sono le riforme di accompagnamento, come quella sul fisco. La realizzazione di queste riforme non è necessaria per ricevere i fondi del Pnrr – da qui il loro nome – ma secondo il governo restano fondamentali per la realizzazione degli obiettivi generali del piano.
Quali scadenze sono state rispettate
Nei prossimi cinque anni il nostro paese dovrà raggiungere 213 traguardi (milestones, verificati in base a risultati qualitativi, come l’approvazione di singoli provvedimenti normativi) e 314 obiettivi (target, verificati in base a risultati quantitativi, come l’assunzione di uno specifico numero di personale in un determinato settore).
Ogni sei mesi l’Ue valuterà, con una certa flessibilità, gli impegni mantenuti dall’Italia per approvare l’erogazione dei fondi, che avverrà in dieci rate. Oltre 24 miliardi sono già stati erogati ad agosto come prefinanziamento.
Entro il 30 settembre di quest’anno il governo doveva rispettare dieci scadenze. L’obiettivo è stato raggiunto, tranne che per il decreto Fondo impresa donna, a sostegno dell’imprenditoria femminile, approvato dal ministero dello sviluppo economico un po’ in ritardo, il 2 ottobre. Tra gli impegni mantenuti, ci sono il decreto sulla governance del Pnrr – di cui mancano però ancora venti decreti attuativi – e i decreti del ministero della transizione ecologica sull’economia circolare e sul monitoraggio del dissesto idrogeologico.
L’approvazione dei singoli provvedimenti è spesso però solo un primo passo. Nell’attuazione del Pnrr un ruolo fondamentale è ricoperto dalle amministrazioni locali e dalle regioni, che devono farsi trovare pronte per i finanziamenti. Negli ultimi giorni, per esempio, ha fatto discutere il caso della regione Sicilia, che si è vista bocciare tutti e 31 i progetti presentati per un bando sull’irrigazione agricola perché non rispettavano i criteri necessari.
Quali scadenze ci sono per fine dicembre
Secondo un recente monitoraggio del governo, negli ultimi tre mesi del 2021 andranno rispettate 42 scadenze. Su alcune di queste l’esecutivo sembra essere già a buon punto, su altre meno.
Per quanto riguarda la giustizia, per esempio, il disegno di legge delega per la riforma del processo civile è all’esame della camera (è stato approvato dal senato il 21 settembre), mentre quello per la riforma del processo penale è stato approvato definitivamente dal parlamento il 23 settembre. Una volta che le leggi delega saranno promulgate, il governo avrà un anno di tempo per l’approvazione dei loro decreti legislativi. Questi provvedimenti permetteranno di riformare nel concreto la giustizia, entro i termini della delega ricevuta dal parlamento.
Tra investimenti e riforme, il ministero con più lavoro da fare entro il 2021 è quello del turismo: a fine settembre doveva ancora definire sei investimenti su sei. Il ministero, per così dire, messo meglio era quello della pubblica amministrazione, avendo già raggiunto tutti e tre i suoi obiettivi per quanto riguarda le riforme.
In tutto questo, chi ha il compito di monitorare e controllare l’andamento del piano? Questa funzione ricade su due soggetti. Da un lato c’è il servizio centrale del Pnrr, istituito presso il ministero dell’economia e delle finanze, che fa da punto di contatto con la Commissione europea per l’attuazione del piano. Dall’altro lato c’è la cabina di regia presieduta dal presidente del consiglio, con i ministri e i sottosegretari competenti, che si è riunita per la prima volta il 7 ottobre. Ogni sei mesi questo organismo deve presentare al parlamento una relazione sullo stato di avanzamento del Pnrr.
A cura di Carlo Canepa