In Thailandia l’opposizione prova a chiudere l’era dei militari
In Thailandia l’opposizione, guidata dalla figlia dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, spera di mettere fine a quasi un decennio di dominio militare con le elezioni legislative del 14 maggio, le prime dalle proteste a favore della democrazia del 2020.
Sotto la bandiera del partito Pheu thai, Paetongtarn Shinawatra, 36 anni, l’ultima discendente della ricchissima famiglia che anima la vita politica da più di vent’anni, è in testa ai sondaggi davanti al campo conservatore e filomilitare del primo ministro uscente, Prayut Chan-ocha (69 anni).
Ma il complesso sistema elettorale, riscritto nel 2017 dalla giunta allora in carica, potrebbe frenare l’alternanza, a vantaggio dei militari.
Autore di un golpe nel 2014 e poi legittimato dalle elezioni del 2019, l’ex generale Prayut può vantare una stabilità che è stata ben accolta in un periodo di crisi segnato dal covid-19 e da massicce manifestazioni a favore della democrazia.
I suoi oppositori, invece, denunciano un decennio perduto, tra l’assenza di riforme a fronte di profonde disuguaglianze e il declino delle libertà fondamentali. La crescita lenta dopo la pandemia ha accentuato il sentimento di rifiuto nei confronti del leader e dei suoi metodi autoritari.
La revisione della monarchia è un argomento tabù in Thailandia, dove il re Maha Vajiralongkorn gode di uno status quasi di divinità
Il paese, che è la seconda economia del sudest asiatico, si prepara con entusiasmo al voto, che potrebbe richiudere un ciclo di nove anni sotto il dominio dell’esercito, che ha alimentato le divisioni interne. Molti si aspettano una forte affluenza, basata sulla voglia di cambiamento. Circa il 90 per cento dei due milioni di tailandesi registrati per il voto anticipato (su 52 milioni di elettori totali) è andato alle urne il 7 maggio, sotto un sole cocente. “Il governo uscente sta rendendo il paese arcaico. Voglio che le nuove generazioni guidino la nazione e migliorino l’economia”, ha spiegato Tui Samniang, 42 anni, che vende biglietti della lotteria a Bangkok.
L’impopolarità di Prayut gonfia l’ottimismo dell’opposizione, a cominciare dai Shinawatra, ancora una volta in prima fila. Novizia in politica, Paetongtarn Shinawatra segue le orme di suo padre Thaksin, primo ministro dal 2001 al 2006, e di sua zia Yingluck, al potere tra il 2011 e il 2014. Entrambi sono stati deposti da un colpo di stato dell’esercito, che odia questo clan proveniente dal mondo della finanza.
Il Pheu thai ha promesso generosi aiuti finanziari a chi ha sofferto maggiormente per la pandemia (pensionati, lavoratori con salari bassi, agricoltori), anche se questo ha significato attirarsi accuse di populismo, già vive ai tempi di Thaksin. Il partito si mostra più prudente sull’abrogazione dell’articolo 112 sulla lesa maestà, una rivendicazione di migliaia di manifestanti che nel 2020 chiedevano una revisione della monarchia, un argomento tabù in Thailandia, dove il re Maha Vajiralongkorn gode di uno status quasi di divinità. Secondo alcuni questa legge, una delle più severe al mondo di questo tipo, è stata usata per soffocare ogni protesta politica.
Nuove generazioni
Più attivo su questo terreno scivoloso è il Phak kao klai (Partito progressista), voce della nuova generazione contraria alle istituzioni ritenute favorevoli all’esercito e alla monarchia. Il movimento progressista, guidato da Pita Limjaroenrat (42 anni) è nato dalle ceneri del partito Phak anakhot mai, sciolto dopo una storica svolta nel 2019 che ne aveva fatto la terza forza politica del regno.
La crescente popolarità di Phak kao klai mette a rischio la “vittoria schiacciante” di cui il Pheu thai ha bisogno per evitare le insidie di un sistema elettorale considerato iniquo dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani.
Il presidente del consiglio è scelto sia dai 500 deputati della camera bassa sia dai 250 membri del senato, nominati dall’esercito. Per governare, un partito d’opposizione deve ottenere 376 seggi (un risultato molto difficile da raggiungere) in modo da poter fare a meno dei voti della camera alta, fedele al potere uscente.
Una coalizione tra il Pheu thai e Phak kao klai, ipotesi probabile, fa tuttavia temere il rischio di un intervento militare in un regno che ha vissuto una decina di colpi di stato dalla fine della monarchia assoluta, nel 1932.
“Penso che l’opposizione unita conquisterà più di trecento seggi, ma formare un governo richiederà tempo”, ha detto Siripan Nogsuan Sawasdee, professore alla Chulalongkorn University di Bangkok.
Il voto per designare il primo ministro è previsto per agosto.
(Traduzione di Elisa Nesta)