La settimana scorsa il parlamento francese ha approvato una legge che imporrà a tutti i nuovi edifici nelle aree commerciali di avere un tetto coperto parzialmente da pannelli solari o piante. I tetti con piante – conosciuti come “tetti verdi” – non sono solo belli da vedere, ma aiutano ad assorbire l’acqua piovana, forniscono un habitat per gli uccelli e altri animali e diminuiscono notevolmente la quantità di energia necessaria all’edificio per regolare le temperature.

Inoltre aiutano a combattere l’effetto “isola di calore” in cui le aree urbane presentano temperature più elevate rispetto alle campagne circostanti, una differenza che può raggiungere i 12 gradi.

Nonostante le pressioni delle lobby ambientaliste, la legge non sarà applicata ai tetti che si trovano fuori delle zone commerciali e non imporrà l’uso di tecnologia verde nei palazzi già esistenti.

Questo, però, non significa che i palazzi in questione non possano essere modernizzati a prescindere dagli obblighi di legge. Il mese scorso sulla torre Eiffel, la struttura più famosa della Francia, sono state installate due pale eoliche. Parigi vuole consumare il 25 per cento di energia in meno e ridurre le emissioni del 25 per cento entro il 2020.

Quest’anno la capitale francese ospiterà un’importante Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Oggi la Francia ottiene circa l’80 per cento della sua elettricità dall’energia nucleare, e da tempo ha perso terreno rispetto a paesi come Germania e Danimarca nello sviluppo delle tecnologie verdi. Ora però i francesi sembrano aver preso slancio in vista della conferenza di novembre.

Nel 2009 la città di Toronto ha imposto ai palazzi industriali e residenziali la presenza di tetti verdi. L’anno scorso Sydney ha approvato un’iniziativa per la copertura verde di più tetti nella speranza di rendere sostenibile la più grande città dell’Australia entro il 2030. Anche negli Stati Uniti il numero di tetti verdi è in aumento, ma a quanto pare quelli di Manhattan non funzionano come dovrebbero.

(Questo articolo è uscito su Quartz. Traduzione di Andrea Sparacino)

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