In queste settimane ricorre l’anniversario di una delle più importanti rivolte di schiavi della storia statunitense. A guidarla fu Nathanial “Nat” Turner, un nero nato in schiavitù nel 1800 nella piantagione di Benjamin Turner, in Virginia. Crescendo Nat legò molto con la nonna paterna, chiamata Old Bridget. Imparò a leggere e a scrivere da ragazzo – si dice che fosse dotato “di un’intelligenza e di una rapidità di comprensione come pochi” – ed era molto religioso.

Quando Benjamin Turner morì, nel 1810, la proprietà di Nat passò al figlio di lui, Samuel. A 21 anni Nat provò a scappare, ma rinunciò alla fuga dopo un mese di stenti e dopo aver avuto una visione in cui un’entità superiore gli ordinava di “tornare al servizio del padrone terreno”. Nel 1830 fu comprato da Joseph Travis Turner, che in seguito avrebbe definito “un padrone gentile”.

Negli anni venti diventò un predicatore e un riferimento per i neri sfruttati nella piantagione di Benjamin Turner, il suo vecchio padrone. Sosteneva di essere stato scelto da dio per liberarli dalla schiavitù. Nell’agosto del 1831 interpretò un’eclissi di sole come il segno che fosse arrivato il momento d’insorgere, convinse altri schiavi della zona a unirsi a lui e pianificò l’operazione. Il 21 agosto in sette uccisero Travis e la sua famiglia, riuscirono a procurarsi armi e cavalli e arruolarono circa 75 uomini.

In quattro giorni uccisero 55 bianchi, tra cui donne e bambini, nella “rivolta degli schiavi più sanguinosa” della storia degli Stati Uniti. La repressione attuata dalle milizie statali, dalle truppe locali e dalla folla di bianchi inferociti provocò la morte di decine di neri, tra cui donne e bambini che non c’entravano nulla con la ribellione.

Nat Turner scappò e rimase latitante per sei settimane. Quando lo trovarono, lo condannarono e impiccarono a Jerusalem, in Virginia, insieme a sedici suoi seguaci. Quella rivolta ebbe conseguenze enormi, che si sarebbero fatte sentire per molto tempo (mancavano ancora più di trent’anni all’abolizione della schiavitù). I proprietari bianchi del sud, impauriti dalla prospettiva di nuove insurrezioni, diventarono ancora più duri. Furono approvate nuove leggi che impedivano ai neri di studiare, di spostarsi e di riunirsi. In tutto il sud si allargò la frattura tra le persone favorevoli alla schiavitù e quelle che volevano cancellarla, inasprendo le tensioni politiche che portarono alla guerra civile del 1861.

Spulciando nell’archivio dell’Atlantic, che è pieno di perle meravigliose, ho trovato il racconto della rivolta di Nat Turner fatto da Thomas Wentworth Higginson, un politico abolizionista che servì come colonnello dell’esercito unionista durante la guerra civile.

Questo testo è tratto dalla newsletter Americana.

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