Sognare su TikTok
Questo articolo è uscito nel numero 1310 di Internazionale.
È quasi l’alba quando Raghav Bhutani, 23 anni, esce dalla sua casa di Pathankot – una città che ospita una base aerea a circa cento chilometri dalla frontiera tra India e Pakistan – per andare alla stazione. Le uniche tracce di vita sulla strada sono gli autocarri dell’esercito e qualche checkpoint. In una città dove prevalgono le tute mimetiche, la camicia a fiori rosa e bianchi di Bhutani salta agli occhi. Sul binario, sembra uscito da una bacheca di moda di Pinterest.
In effetti Bhutani ha vissuto gran parte della sua vita online, e il suo iPhone per lui è più reale degli sguardi di sbieco che gli lanciano mentre aspetta il treno per New Delhi. Con la testa immersa nello smartphone, controlla il numero dei like che continua ad aumentare in fondo al suo ultimo post su TikTok, un social network per realizzare e condividere clip musicali creato in Cina ma con sede a Los Angeles. Aveva appena pubblicato un video di 15 secondi in cui legge una poesia dedicata a un amore non corrisposto. Nelle dieci ore di viaggio verso la capitale, Bhutani vuole perdersi in tristi canzoni d’amore del Punjab, a cui s’ispira spesso. Ogni tanto annota qualche parola per una poesia a cui sta lavorando da quasi un mese. Pensa di condividerla con i suoi oltre cinquecentomila follower su TikTok.
Mentre il treno si avvicina a New -Del-hi-, Bhutani guarda i vecchi video che ha caricato sulla piattaforma. Alla stazione, un uomo robusto con la camicia bianca lo accompagna a un furgone dov’è seduta un’altra star di TikTok che si sta mettendo il fondotinta. Quando le portiere si aprono, davanti allo Stardom Studio, un’agenzia di comunicazione di Saket, Bhutani esce dal furgone trasformato in un rubacuori dei social network. Un centinaio di persone si sono radunate lì per un incontro organizzato dalla sua agenzia, e nel mare di facce vede un manifesto con il suo nome in rosa circondato da grandi cuori rossi. Mentre entra affiancato da due buttafuori, sente una ragazza che grida: “Raghav! Rhagav Bhutani!”. Poi, quando lo avvicina per una foto – per cui ha pagato cinquemila rupie (65 euro) alla Stardom Studio – la ragazza gli consegna un suo ritratto copiato da una foto che Bhutani aveva postato su Instagram. Commosso, si curva per abbracciarla e la ragazza scoppia a piangere. Anche Bhutani fatica a trattenere le lacrime. Non riesce a capacitarsi di tanta fortuna. Come ha fatto a diventare una star?
Nel complesso mondo dei social network esiste una gerarchia. In cima regna YouTube, con Instagram subito dopo. TikTok è semplicemente un trampolino di lancio per arrivare ad avere più successo. Bhutani non è propriamente una star di Instagram: rispetto ai livelli raggiunti da Kim Kardashian e Kylie Jenner, il numero di follower che ha non è straordinario. Le due divinità dei social network hanno 127 milioni di follower ciascuna, ma per essere un ragazzo di provincia Bhutani è molto popolare online. Da Pathankot, nel Punjab, mostra la sua vita di poeta pensieroso, giocatore di basket e bel fusto ai suoi 98mila follower, la prova che chiunque può farcela online. E di questo deve ringraziare TikTok, dov’è cominciato il suo viaggio.
Dopo la Cina, l’India è il più grande mercato della piattaforma, con 120 milioni di utenti attivi ogni mese
TikTok è un social network che somiglia all’ormai defunto Vine più Snapchat e un giro di karaoke. L’applicazione ha una scelta impressionante di strumenti per montare i video, filtri per cambiare il colore degli occhi e funzioni che consentono di sincronizzare un video con qualunque colonna sonora. Appena si lancia l’applicazione, l’utente viene immerso nei video, un vortice di playback, danza e recitazione. Scorrendo verso l’alto si succedono le clip create dagli utenti che riempiono lo schermo facendo scomparire l’orologio, anche se l’applicazione avverte quando si è collegati da più di due ore. Sono video musicali che durano dai 15 ai 60 secondi e ciascuno ha il logo di TikTok, una lettera “b” disegnata come una nota musicale.
TikTok appartiene a ByteDance, una conglomerata cinese che nel novembre del 2017 ha comprato per un miliardo di dollari Musical.ly, un’applicazione per creare video musicali di proprietà cinese e molto popolare tra gli adolescenti in occidente. Nell’agosto 2018 l’azienda ha fuso Musical.ly con TikTok, un prodotto simile già popolare in Asia meridionale. Il successo virale di TikTok ha fatto lievitare ByteDance a un valore stimato di 78 miliardi di dollari. Nel novembre del 2018 quest’azienda cinese quasi sconosciuta ha scalzato Uber dal titolo di startup tecnologica di maggior valore al mondo.
Nel settembre 2018 TikTok è riuscita in un’impresa straordinaria: ha superato per la prima volta Facebook, Instagram, YouTube e Snapchat per numero d’installazioni dall’app store della Apple. La sua quota di mercato continua ad aumentare e l’app è in gara con YouTube, Instagram e Snapchat per il primo posto. Anche se il coinvolgimento degli utenti è sensibilmente inferiore rispetto ad altre applicazioni, TikTok ha raggiunto 500 milioni di utenti attivi in 150 paesi, contro il miliardo di utenti attivi mensilmente su Instagram. Dopo la Cina, l’India è il più grande mercato della piattaforma, con 120 milioni di utenti attivi ogni mese.
Persone vere
Come ogni esponente della generazione di Instagram e Snapchat, Bhutani era abituato alle immagini da favola. Vedeva le splendide foto dell’attrice indiana Deepika Padukone in vistosi abiti dorati, gli aggiornamenti dalla riviera francese durante il Festival di Cannes e le corse in macchina con i Rich Kids di Instagram da Dubai a Londra. Gli capitava spesso di sentirsi soffocato dagli eccessi e un po’ escluso da un mondo che correva senza sosta. Questo intenso desiderio di una vita migliore trovava terreno fertile a Pathankot, una città nota per la sua base militare, un attacco terroristico del 2016 e un processo per stupro, che offre ben poco per alimentare l’immaginazione e tanto meno per arricchire un profilo Instagram.
Anche se è il crocevia di tre stati – Punjab, Jammu e Kashmir e Himachal Pradesh – la vita scorre lenta, e i negozi vendono più tute mimetiche che jeans attillati. Ma a 15 minuti da casa sua c’è un segno di modernità: un bar della catena indiana Café Coffee Day, con un terrazzo affacciato sulla maestosa catena del Pir Panjal. Bhutani girava spesso in macchina sulle colline con musica punjabi a tutto volume e caricava su Snapchat video delle montagne innevate. La sera, nonostante i rimproveri del padre, passava ore su Instagram.
Ma nel dicembre del 2017 si era accorto che sul social network le immagini dei ricchi e famosi erano sparite e al loro posto c’era un turbinio di compilation, meme e brevi video di adolescenti qualunque, cicciottelli e con l’acne, che cantavano in playback come in un provino per Bollywood. Erano post di persone “vere” girati dentro stanze da letto dall’Albania all’India. C’erano sfide di danza virali caricate da adolescenti e utenti sotto i trent’anni. Ragazzini che facevano le stesse cose e ripetevano la stessa mossa nelle loro stanze. Raghav Bhutani era stato particolarmente colpito dai duetti di utenti indiani e italiani che cantavano in playback vecchie canzoni. Nel dicembre 2017 ha scaricato TikTok.
Le fondamenta di TikTok sono state gettate nel 2006, quando il termine youtuber non esisteva ancora, e tanto meno esisteva la professione. In quel periodo un rapper statunitense, Soulja Boy, lanciò l’idea di una danza digitale virale: il ballo Superman. Lo ballavano tutti, dai nightclub alle scuole. Seguì Whip/NaeNae, lanciato dall’artista hip-hop Silentó. Silentó aggiunse al ballo un hashtag (#WatchMeDanceOn). Ma il primo video a impazzare su YouTube fu l’Harlem shake caricato da Filthy Frank, un cantautore giapponese ed ex comico di YouTube. Ci furono schiere di imitatori, dai manifestanti di piazza Tahrir al Cairo alle cheerleader di Atlanta, e aprirono la strada ai contenuti video virali che vediamo oggi.
TikTok ha fatto un passo avanti. Ha firmato contratti che permettono alle grandi etichette di guadagnare direttamente dai video di sfide. I muser di TikTok (il termine che definiva gli ex utenti di Musical.ly, ripreso dalla nuova applicazione) vogliono poter usare canzoni di grande successo, e le etichette vogliono una fetta dei ricavi pubblicitari legati al numero di utenti. Far scorrere l’applicazione – i video al rallentatore e i capelli svolazzanti – può sembrare un divertimento frivolo, ma c’è una strategia commerciale legata alle sfide.
Le star di TikTok sono divi in miniatura, e i responsabili del casting di Bollywood hanno cominciato a cercare online la prossima grande stella
Il team di TikTok dà degli spunti che vengono imitati religiosamente. Ogni canzone famosa ha diversi modelli che gli utenti possono seguire. Anche se non è obbligatorio attenersi allo spunto iniziale e gli utenti spesso contribuiscono con le loro invenzioni, l’idea generale viene decisa negli uffici della ByteDance. Sulla pagina della musica, TikTok aggrega tutti i video che usano lo stesso brano e promuove il contenuto che ha maggiori probabilità di diventare virale. La piattaforma ha un meccanismo che sceglie i video facili da imitare e che quindi appaiono in cima agli aggiornamenti. Ogni giorno TikTok posta un elenco di scadenze e sfide che i fan possono completare per cercare di finire sulla pagina delle tendenze.
Come un’epidemia
Per la diffusione su larga scala di TikTok è stata cruciale la sfida dell’hashtag, in cui la piattaforma mostra un video illustrativo. Dato l’amore dell’India per Bolly-wood, la #weepeyechallenge (sfida dell’occhio che lacrima) è stata un grande successo, con gente che piangeva a dirotto su canzoni sentimentali e battute deprimenti di film tristi dopo essersi strofinata il Vick’s sotto gli occhi. La sfida ha avuto 1,3 miliardi di visualizzazioni.
Duncan Watts e Jonah Peretti hanno scritto sulla Harvard Business Review che “le sfide come forma di marketing virale sono una manna: prendi un piccolo numero di persone che possono trovare un’idea, un prodotto o un messaggio, fai in modo che diventino virali e poi guardali diffondersi senza nessuno sforzo fino a raggiungere milioni di persone. È un modello che si basa sull’analogia con le epidemie, perché anche una campagna virale in genere comincia con pochi casi”. I video di TikTok hanno cominciato a diventare virali fuori dalla piattaforma, con milioni di visualizzazioni su Instagram e Youtube.
Quando aveva 13 anni, Raghav Bhutani salì sul palco di un auditorium accanto al nonno, che aveva scritto un romanzo intitolato Siskiyan. Sentendo il nonno parlare delle sofferenze di un uomo che aveva perso la sua amata, Bhutani s’innamorò dell’idea di amore. Da quel giorno passò tutti i fine settimana con il nonno ascoltando storie d’amore, di desiderio e di addii. Quel ragazzino sarebbe diventato un giovane uomo sensibile, distante dal mondo in cui viveva e alla ricerca di qualcosa di più. Bhutani è alto e bello, con i lineamento spigolosi e una corporatura sottile in abiti che va appositamente a comprare ad Amritsar. Ha un accenno di barba e profondi occhi nocciola. Su TikTok, come nella vita, è ossessionato dall’amore.
Ma l’amore non è un’occupazione a tempo pieno e Bhutani non ha mai avuto un’inclinazione per lo studio. A scuola si distingueva solo nel basket. “Avevo abbandonato il college e non volevo lavorare con mio padre. Volevo liberarmi della mentalità provinciale”, racconta. Con 20mila rupie destinate alla retta del college scappò a Chandigarh, la grande città più vicina a casa sua. Tornò la mattina dopo con uno smartphone e il mondo tra le mani. Per prima cosa scaricò Orkut. Seguirono altri social network: Facebook, Instagram e Snapchat. Poco dopo aver scaricato TikTok cominciò di malavoglia a lavorare nel negozio di pezzi di ricambio del padre.
Qualcosa di eccezionale
“Itni jaldi, ab to maine start kiya hai”, così presto, ho appena cominciato: questa battuta dell’attore Tiger Shroff è il primo video TikTok di Bhutani, caricato quando l’applicazione si chiamava ancora Musical.ly. Poi ci sono stati sketch comici di pochi secondi, un video dal barbiere al ritmo di un brano di Luis Fonsi, con gli ultimi due bottoni aperti per mostrare un tatuaggio sul petto. Ma ben presto i suoi video hanno cominciato a creare l’immagine meticolosamente curata dell’inguaribile romantico.
Era scontato che Bhutani si sarebbe appassionato alla #weepeychallenge. Entrava nel personaggio ascoltando tristi canzoni d’amore del Punjab e recitava una scena dopo l’altra, da Bollywood a Holly-wood, con gli occhi inondati di soluzione salina. Più entrava nei personaggi, più si avvicinava alla verità, e così ha cominciato a scrivere poesie. “È quello che il cuore mi diceva di fare”, dice. Ma il suo pubblico era limitato.
Una sera tardi ha fatto un video su alcune battute di una serie pachistana. Ha aggiunto l’hashtag #actingwars #pakistani e ha fatto centro. La mattina dopo il suo telefono era carico di notifiche. Da qualche centinaio i suoi follower erano diventati migliaia. Nei giorni seguenti Bhutani è stato sommerso da un’ondata di cuori, commenti, messaggi, e ha ricevuto una marea di inviti a Lahore e a Karachi da fan pachistani. “Quel giorno mi sono reso conto che stava succedendo qualcosa di eccezionale”, dice.
L’industria televisiva cerca nuovi modi per attirare i più giovani, ma gli spettatori sotto i 18 anni preferiscono le star digitali che popolano i loro telefoni. “Bollywood se ne sta accorgendo. Le star di TikTok sono divi in miniatura, è più facile sentirsi in sintonia con loro, e i responsabili del casting di Bollywood hanno cominciato a cercare online la prossima grande stella”, spiega Raj Dev, coordinatore artistico di social network. A differenza di molte star di Bollywood, le celebrità di TikTok hanno cominciato da zero, sono intraprendenti e apprezzano il carattere familiare della piattaforma. Il rapporto tra un personaggio famoso e il pubblico è reciproco, perché le star digitali interagiscono con i loro fan. La loro capacità di connessione con il pubblico si basa su una promessa: siamo proprio come voi.
Atmosfera intima
Le star digitali non solo nascono online, ma ci vivono, documentando come fanno il bagno, cosa mangiano a colazione e a che ora vanno a letto. È un totale ripensamento dell’idea di celebrità, un mondo senza le foto rubate, perché le star di oggi sono i paparazzi di se stesse.
Ma il fatto che tutti possano postare un video non significa che tutti possano diventare famosi. Perché se la fama è capricciosa, quella di internet lo è ancora di più. Un video può diventare virale in poche ore ed essere visto più di un milione di volte, ma nel diluvio digitale non è destinato a durare. Però la ricerca della fama crea dipendenza, e TikTok ne approfitta con gli hashtag di “tendenza”. È questo sogno della fama su internet che spinge gli utenti a caricare materiale varie volte al giorno, nella speranza che TikTok li faccia arrivare sulla pagina delle tendenze e possano diventare virali.
La ByteDance è una startup valutata più di un miliardo di dollari nata nell’ambiente controllato dell’internet cinese, dove c’è una sola regola: non disturbare la leadership
All’inizio Bhutani aveva paura di scrivere. Aveva la testa piena di pensieri e un quaderno pieno di frasi sciolte che era stanco di ripetere. Dopo una chiacchierata con il nonno, quelle frasi diventarono una poesia. Il fascino di Bhutani è nel sapore spontaneo dei suoi versi, scanditi in brevi sequenze su TikTok. Non c’è un sipario, non c’è una troupe. C’è solo lui nella sua stanza e uno sfondo comprato su Amazon che tiene nel ripostiglio. Appena la sua famiglia va a letto, Bhutani monta un telaio argentato con una tela nera per nascondere il letto e il piumino disordinato. Davanti a lui su una piccola scrivania c’è un complicato armamentario: due lampadine led gli illuminano il volto; dietro c’è una scatola di scarpe su cui è appoggiata la vecchia radio del padre con sopra in bilico il suo smartphone. Con la videocamera all’altezza degli occhi, il ragazzo legge una poesia. Su un sito noto per le imitazioni è stato tra i primi a proporre contenuti originali.
Con l’aumentare dei follower, Bhutani ha cominciato a differenziare i suoi testi e presto tutta la sua vita è diventata materiale per i social network. A marzo del 2018 postava già un video al giorno su TikTok più due selfie e un flusso quasi costante di storie su Snapchat, per creare una visione a 360 gradi di Raghav Bhutani. Ogni giorno diventava una sfida a fare qualcosa, a essere qualcuno, a restare in pista. Ma la cosa non lo infastidiva, era più disturbato dal rumore delle frequenti missioni dei caccia in partenza dalla base di Pathankot che dalle notifiche sul suo cellulare.
Bhutani è un esponente della rivoluzione dell’intrattenimento fai da te. I suoi sforzi hanno dato risultati: il numero dei follower è raddoppiato, poi triplicato e ha continuato a salire. Una volta, mentre andava al cinema con il padre, due ragazze l’hanno riconosciuto e gli hanno chiesto un selfie. Con l’aumentare dei fan, Bhutani ha creato un suo hashtag #RaghavFam, che ha cinque milioni di post. E le agenzie di comunicazione si sono offerte di gestire il suo profilo online.
A metà del 2018 le compilation di meme di TikTok hanno cominciato a diventare virali su Twitter e YouTube. Anche se gli utenti delle metropoli ridevano definendole “imbarazzanti”, l’India dei paesi e delle città medie e piccole era stregata. Dato che TikTok non funziona come la tv o il cinema, con grandi promozioni e manifesti affissi in tutta la città, i creatori si fanno strada partendo da un pubblico ristretto con cui hanno interagito tramite messaggi. I follower hanno un ruolo cruciale per il loro successo: è il pubblico a creare una stella e i pubblicitari sono molto interessati a capire questo rapporto. Spesso, quindi, i grandi marchi e le star dei social network avviano collaborazioni vantaggiose per entrambe le parti.
Con l’arrivo dell’autunno l’aria era diventata frizzante e Raghav si scaldava al tepore di un grande calderone di tè. Controllando le email, ha notato un messaggio di ByteDance, un’azienda di cui non aveva mai sentito parlare. La mittente diceva di essere una dipendente di TikTok e lo invitava a un programma per creativi a Mumbai. L’obiettivo del seminario era accelerare la crescita della stella emergente e spiegargli concetti come gli algoritmi e la loro manipolazione con suggerimenti e consigli di esperti cinesi. Pur non sapendo cosa fosse un algoritmo, Bhutani era entusiasta. Andare a Mumbai era un sogno. Doveva lavorare sull’aspetto, così ha guardato le sfilate di moda su Instagram, ha imparato qualcosa sui nuovi marchi dai blogger e li ha aggiunti alla sua bacheca di Pinterest. Poi è andato ad Amritsar e ha comprato una giacca e dei jeans invecchiati.
A settembre del 2018 ha preso il treno per Amritsar e poi un aereo per Mumbai. La mattina dopo, un gruppo di stelle nascenti dei social network si è riunito in una sala conferenze dove alcuni esperti li hanno illuminati su cosa funziona e cosa no: secondo i dati, il pubblico preferisce i video girati all’aperto; l’illuminazione può essere determinante; i video con più di una persona tendono ad andare meglio. Un video virale su TikTok deve sopravvivere a molte prove prima di raggiungere la vetta. Prima viene visto più volte dal team creativo. Viene sottoposto a un gruppo di duecento persone, poi di cinquecento e infine, quando è piaciuto a mille spettatori, può essere promosso.
Più tardi, quella sera, Bhutani si è fatto delle foto con alcuni dei nomi più famosi della piattaforma. Alla fine della lunga giornata, il gruppo di cinquanta muser è stato scortato a una festa. La mattina dopo, passeggiando lungo Marina drive, Bhutani non riusciva a capacitarsi della sua fortuna. Uno dei coordinatori di TikTok l’ha incoraggiato a concentrarsi sul basket. Avevano un’immagine e volevano che lui la sviluppasse. Ha firmato un accordo che garantiva a ByteDance venti video in un mese con tre video originali. Subito dopo ha cominciato a ricevere dei pagamenti regolari dal gruppo cinese.
Intelligenza artificiale
La ByteDance è una startup valutata più di un miliardo di dollari nata nell’ambiente controllato dell’internet cinese, dove c’è una sola regola: non disturbare la leadership. Tutto il resto è lecito. Oggi l’azienda affianca i giganti digitali del paese, Tencent e Alibaba, ed è riuscita a conquistare utenti all’estero. Per Zhang Yiming, fondatore e amministratore delegato di ByteDance, visto che in Cina i controlli sono sempre più severi “l’internazionalizzazione” sarà la strategia principale dei prossimi anni. ByteDance è specializzata in intelligenza artificiale e analisi di grandi quantità di dati. Nata con un sito di notizie, l’azienda grazie ad acquisizioni mirate ed espansioni strategiche è stata catapultata nel mondo dei video su smartphone a livello globale. Ha generato una varietà di applicazioni e con centinaia di milioni di utenti delle varie piattaforme oggi è una minaccia per le aziende tecnologiche di tutto il mondo. TikTok è stata la sua arma segreta.
Dietro la stampa elogiativa che definisce TikTok “libero da algoritmi” e “un angolo non sorvegliato della rete” si cela una realtà più complessa. Il governo cinese sostiene le aziende che si occupano d’intelligenza artificiale con l’obiettivo di diventare il leader mondiale del settore entro il 2030. TikTok (Duoyin in Cina) usa un algoritmo avanzato d’intelligenza artificiale in grado di imparare rapidamente per aumentare la presa sugli utenti e creare una sorta di dipendenza. La ByteDance usa i dati per analizzare il comportamento degli utenti e l’intelligenza artificiale per creare i contenuti. TikTok facilita l’editing suggerendo i tagli e gli effetti speciali generati dall’intelligenza artificiale accrescono il valore dei prodotti.
La censura del governo controlla il materiale destinato a circolare in Cina, ma una squadra di analisti della ByteDance controlla quello per il mercato internazionale. Il loro obiettivo non è solo ispezionare il materiale che potrebbe violare le regole della comunità di utenti, ma anche individuare contenuti potenzialmente virali. Se un video su TikTok supera questo test, la piattaforma lo promuove, mentre l’apprendimento automatico stabilisce se deve andare avanti basandosi sui dati delle prestazioni. TikTok non è esente da critiche. Un’inchiesta del South China Morning Post ha sottolineato “i rischi per i bambini, anche sotto i dieci anni, che espongono la loro identità, i pensieri più intimi e il corpo a milioni di sconosciuti”. Ci sono stati anche casi di adulti che usavano la piattaforma per adescare adolescenti.
Vita reale
Bhutani non ha ancora capito cos’è un algoritmo, ma non gliene importa granché. Quando TikTok l’ha contattato per chiedergli di fare più video sul basket, ha deciso di rischiare e ha risposto subito di no. La sua passione era la poesia e aveva già conquistato un grosso seguito senza alcuna indicazione. Il successo online l’ha messo in contatto con altre persone. Un’azienda che produce cera per capelli gli ha mandato dei campioni invitandolo a sponsorizzare i suoi prodotti online. Ha ricevuto delle magliette gratis con un piccolo compenso per indossarle e pubblicizzarle. Man mano che diventava famoso su Instagram sono state create delle fan page su Facebook dove ha dato il suo indirizzo a gruppi di adolescenti adoranti. Il giorno del suo compleanno ha ricevuto disegni, foto incorniciate e lettere d’amore da posti lontani, come il Bengala occidentale. Le società di comunicazione hanno cominciato a corteggiarlo e Bhutani ha preso a farsi pagare 20mila rupie solo per partecipare a un evento.
Bhutani oggi fa una vita che gli sembra un sogno. A gennaio è stato invitato alla Social house di New Delhi, un collettivo di poeti. Era arrivato il momento di lasciare l’armamentario della sua camera da letto per passare da internet alla vita reale. Il suo talento su Instagram e TikTok avrebbe funzionato sul palcoscenico? Quando si è seduto davanti a una sala piena di gente, la voce gli tremava mentre recitava i primi versi, ma al terzo ha preso il via, e le esclamazioni del pubblico erano decisamente meglio di qualunque record di like. Tornato a casa, si è dato un obiettivo. Una volta raggiunti i centomila follower su Instagram aprirà un canale YouTube. E da lì arrivare a scrivere sceneggiature per Bollywood sarà una passeggiata.
Traduzione di Gigi Cavallo
In seguito alle recenti tensioni con la Cina al confine sull’Himalaya, New Delhi ha bloccato 59 app cinesi, tra cui TikTok, che nel paese conta oggi 200 milioni di utenti attivi, il numero più alto fuori dal territorio cinese (120 milioni nel 2019). Lanciata nel 2016 in Cina dalla ByteDance con il nome di Douyin e rinominata TikTok per il mercato globale, oggi ha più di 500 milioni di utenti attivi ed è disponibile in 75 lingue. Nel settembre 2018, dopo aver inglobato la rivale Musical.ly, TikTok è stata l’app gratuita più scaricata dall’app store della Apple. In India la piattaforma era già stata bloccata da un tribunale nell’aprile 2019, perché accusata di favorire la pornografia e l’adescamento degli utenti, molti sotto i vent’anni, da parte di pedofili. Un mese dopo la sentenza è stata ribaltata in appello e l’app è tornata attiva fino alla messa al bando recente “per proteggere i dati dei cittadini indiani, ha fatto sapere il governo. Anche gli Stati Uniti stanno valutando il blocco della app per ragioni di sicurezza. Secondo il Wall Street Journal la ByteDance avrebbe intenzione di spostare la sede fuori dalla Cina per prendere le distanze dal governo di Pechino.
Questo articolo è uscito nel numero 1310 di Internazionale. Era stato pubblicato dal mensile indiano Fountain Ink.