La storia di Pompeyo è un segnale di speranza
Era l’agosto del 2021 quando un gruppo di persone si accorse di un lamantino nato da appena qualche settimane che nuotava da solo nelle acque della Laguna Milagros, nello stato di Quintana Roo, nel sudest del Messico. L’animale fu guidato in un piccolo recinto d’acqua, sperando che la madre arrivasse da lì a poco. Ma non successe.
Gli abitanti decisero di rivolgersi alla Red de varamientos de mamíferos marinos dello stato, un’organizzazione di cittadini, accademici e rappresentanti delle autorità che si occupa di dare assistenza ai mammiferi. Il cucciolo di lamantino (Trichechus manatus) era disidratato e leggermente anemico, ma non aveva nessun problema rilevante: si riprese in pochi giorni, cominciò a recuperare peso e ricevette il nome di Pompeyo. Lo chiamò così un bambino in onore di Othón Pompeyo Blanco, un biologo marino messicano e fondatore della città di Chetumal.
Un lungo articolo uscito sul sito Mongabay racconta che, nonostante la straordinaria capacità di ripresa di Pompeyo, riuscire a liberarlo e a renderlo autonomo non è stata un’impresa facile: è stata necessaria la collaborazione di decine di istituzioni e quasi cento persone di sette paesi diversi, in gran parte studenti volontari di biologia marina o veterinaria, sia messicani sia stranieri.
Il primo anno il lamantino ha ricevuto latte in bottiglia ogni tre ore. Poi, da ottobre del 2022, la sua alimentazione è cambiata ed è stato nutrito con la vegetazione della laguna. Per recuperare le alghe adatte e riuscire a saziare l’appetito del lamantino occorrevano vari viaggi in barca, più volte alla settimana. I volontari hanno dovuto insegnargli a mangiare le alghe dal fondale: “È bello vedere che ha imparato a mangiare sott’acqua, senza risalire in superficie”, ha raccontato la biologa Nataly Castelblanco Martínez.
Il 3 novembre di quest’anno Pompeyo pesava più di settanta chili ed era lungo 150 centimetri. Quando era stato trovato arrivava a malapena a tredici chili. Quel giorno l’animale è stato portato nella baia di Chetumal, in un’area naturale protetta per i lamantini, è stato caricato su una barella di tela pensata per trasportare otto persone e con molta attenzione è stato messo in acqua.
Ad aspettarlo c’era Daniel, un altro lamantino soccorso e riabilitato dallo stesso gruppo vent’anni prima. Sulla coda Pompeyo ha un sistema che gli permette di essere monitorato: gli esperti potranno controllare dove si trova giorno e notte. L’obiettivo è poterlo localizzare periodicamente in modo da verificare le sue condizioni di salute e il livello di adattamento alla vita in libertà.
Il lamantino antillano è considerato una specie in pericolo di estinzione nella sua area di distribuzione in Messico, a causa dell’impatto del turismo, del peggioramento del suo habitat naturale, dell’uso di fertilizzanti e prodotti agrochimici da parte delle industrie locali. Per questo la collaborazione nata per salvare Pompeyo, le attività di educazione ambientale svolte con la cittadinanza, i pescatori e i lavoratori locali, e la collaborazione delle autorità per restituire il mammifero al suo habitat sono un segnale di speranza per il futuro.
Questo testo è tratto dalla newsletter Sudamericana.
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