“Il chavismo finanziò il Movimento 5 stelle” ha titolato il 15 giugno il quotidiano Abc. Lo scoop del giornale conservatore spagnolo sul presunto finanziamento del governo venezuelano al partito fondato da Beppe Grillo è stato ripreso da diversi siti d’informazione italiani e dai maggiori telegiornali, ma non dal resto dei mezzi d’informazione stranieri.

Immediatamente sono arrivate le smentite e le minacce di querela da parte del consolato venezuelano, che ha definito la ricostruzione falsa, e di Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, che insieme a Grillo nel 2009 fondò il movimento, e che secondo Abc sarebbe stato il destinatario finale dei soldi.

Marcos García Rey, autore dell’articolo e giornalista che ha fatto parte del consorzio internazionale di reporter investigativi dell’inchiesta sui Panama Papers, premiata con il Pulitzer, scrive che “il governo venezuelano nel 2010 inviò 3,5 milioni di euro al consolato di Milano, per sostenere il partito”.

Il documento e la valigetta
Il quotidiano spagnolo ha pubblicato a tutta pagina la foto di Nicolás Maduro, attuale presidente del Venezuela, all’epoca ministro degli esteri (il presidente era Hugo Chávez), con Tareck al Aissami, che era il ministro dell’interno, insieme alla foto del documento riservato che certificherebbe questo passaggio di denaro. Abc afferma che fu Nicolás Maduro ad autorizzare l’invio di una valigia diplomatica a Gian Carlo Di Martino, console venezuelano a Milano, che avrebbe svolto il ruolo di intermediario.

L’obiettivo dell’operazione sarebbe stato quello di finanziare, in nero, il Movimento 5 stelle, nato pochi mesi prima.

Nel documento della Dirección general de inteligencia militar (Dgcim), l’agenzia di intelligence venezuelana, si afferma che Gianroberto Casaleggio è il promotore di un “movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista” in Italia. Il quotidiano spagnolo spiega che il documento in questione sarebbe il risultato di un’indagine interna avviata dopo che un funzionario del consolato di Milano, avendo trovato la valigia con i 3,5 milioni di dollari, aveva avvertito Hugo Carvajal, capo dell’intelligence venezuelana durante il governo di Hugo Chávez. Una volta terminate le indagini sull’origine della spedizione, Carvajal aveva dato il suo benestare al trasferimento. Il documento riservato si conclude affermando che “sono state impartite istruzioni verbali al nostro funzionario in Italia per non continuare a riferire sulla questione, che potrebbe diventare un problema diplomatico tra i due paesi”.

Nel febbraio 2019 Carvajal ha deciso di non sostenere più il regime di Maduro, dando il suo appoggio a Juan Guaidó, leader dell’opposizione venezuelana. Pochi mesi dopo Carvajal ha lasciato il Venezuela ed è andato in Spagna, da dove è fuggito nel novembre 2019, racconta Abc, perché la giustizia spagnola aveva autorizzato la sua estradizione negli Stati Uniti “dove è accusato”, continua il quotidiano, “di reati legati al traffico di droga e per aver fornito armi ai guerriglieri delle Farc colombiane”.

Il quotidiano spagnolo ha chiesto a Maduro e Al Aissami di rispondere ad alcune domande, ma senza successo

La somma per finanziare i cinquestelle, secondo Abc, proveniva dai fondi riservati gestiti da Al Aissami, oggi ministro dell’industria e del petrolio. Al Aissami era ed è uno dei più stretti collaboratori di Maduro. “Nel febbraio 2017”, prosegue Abc, “l’Ufficio di controllo dei beni stranieri (Ofac), che fa parte del dipartimento del tesoro degli Stati Uniti, ha sottoposto a sanzioni Al Aissami per reati legati al narcotraffico. Successivamente, l’Ofac ha approvato delle sanzioni anche contro Nicolás Maduro, definendolo ‘un dittatore che ignora la volontà del popolo venezuelano’, il giorno dopo le elezioni del 2018 che l’hanno riconfermato alla guida del paese, e che gli Stati Uniti considerano illegittime”.

Abc afferma anche che nell’agosto 2019 il Servizio immigrazione e controllo doganale degli Stati Uniti ha inserito il nome di Al Aissami tra le persone più ricercate per riciclaggio di denaro. Nel 2018 l’Unione europea l’ha sanzionato in qualità di supervisore del Servicio bolivariano de inteligencia nacional (Sebin), un’organizzazione responsabile di “gravi violazioni dei diritti umani”, come “arresti arbitrari, indagini per motivi politici, trattamenti e torture disumane e degradanti”.

Il quotidiano spagnolo ha chiesto ai protagonisti della vicenda, Maduro e Al Aissami, di rispondere ad alcune domande, ma senza successo. Non hanno risposto neanche Vito Crimi, capo politico del movimento, e il ministro degli esteri Luigi di Maio, che ha preceduto Crimi alla guida dell’M5s.

Anche Di Martino e Grillo hanno rifiutato di rispondere e hanno definito lo scoop totalmente falso. “Il governo di Roma”, prosegue Abc, “è uno dei tre dell’Unione europea – insieme a Cipro e Slovacchia – che non ha ancora riconosciuto la legittimità di Guaidó come presidente ad interim del Venezuela”.

“Non riteniamo di poter incoronare nessuno che non passi da elezioni libere e democratiche”, aveva dichiarato nei primi mesi del 2019 al parlamento europeo il presidente del consiglio Giuseppe Conte, proposto alla guida del governo Lega-cinquestelle proprio dal movimento. Il quotidiano spagnolo ricorda che nel 2017 una delegazione dell’M5s, guidata da Manlio Di Stefano, oggi sottosegretario agli esteri, andò a Caracas per partecipare alle celebrazioni del quarto anniversario della morte di Chávez.

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