Un gruppo internazionale di ricercatori ha creato una mappa genetica dei coronavirus che infettano i pipistrelli in Cina. Non è stato possibile trovare un virus identico al Sars-cov-2, che causa il covid-19. I ricercatori, provenienti da Stati Uniti e Cina, hanno studiato 41 specie di pipistrelli, in sei regioni biogeografiche. Le regioni più importanti per questo studio sono risultate essere la parte meridionale della Cina e quella sudoccidentale. Sono state individuate 781 sequenze diverse di rna ed è stato costruito un albero evolutivo.

Uno di questi virus condivide il 96,2 per cento della sequenza del suo rna con il coronavirus del covid-19. Si pensa che il Sars-cov-2 abbia avuto origine da un coronavirus dei pipistrelli decenni fa e che sia passato a un’altra specie, prima di infettare le persone. Lo studio è stato pubblicato online su bioRxiv e i suoi dati, metodi e risultati non sono stati ancora verificati. Si tratta quindi di un rapporto preliminare.

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I finanziamenti per questa ricerca sono stati recentemente ritirati dall’amministrazione statunitense. “Uno dei coautori dello studio è Shi Zheng Li”, scrive Science, “l’esperta di pipistrelli dell’Istituto di virologia di Wuhan che ha ricevuto molta attenzione a causa delle accuse del presidente Donald Trump e di altri – non accompagnate da nessuna prova diretta finora – secondo cui la pandemia di covid-19 avrebbe avuto origine nel suo laboratorio. Shi ha smentito categoricamente l’insinuazione che il suo laboratorio abbia mai trattato un virus strettamente imparentato al Sars-cov-2”.

Densità della popolazione e allevamenti
Secondo gli autori dello studio, alcuni fattori possono spiegare perché i pipistrelli nelle due regioni della Cina ospitano tanti coronavirus, molto diversi tra loro ed evolutivamente antichi. L’area sudoccidentale del paese ha costituito un rifugio per molti mammiferi durante il recente periodo glaciale. La presenza per lungo tempo dei pipistrelli potrebbe spiegare la diversità dei coronavirus che li infettano.

Le due regioni sono caratterizzate anche da una grande densità abitativa, molti allevamenti e un clima da subtropicale a tropicale. Secondo gli autori, sarebbe necessario monitorare la diffusione dei coronavirus, estendendo l’esame anche a regioni limitrofe in Vietnam, Laos e Birmania.

Uno dei limiti di questo studio, precisa Science, è la piccola parte di materiale genetico analizzato per ogni specie. I coronavirus hanno un genoma grande e sarebbe stato molto costoso studiare l’intera sequenza.

Il mondo deve cambiare il suo approccio: invece di reagire alle pandemie dovrebbe cercare di identificare i coronavirus pericolosi prima che emergano, dice Peter Daszak, presidente della EcoHealth alliance e coautore dello studio. Molti altri virus strettamente legati al Sars-cov-2 aspettano solo di essere individuati nella fauna selvatica e studiati, afferma Daszak. “Ma, naturalmente, se la storia si ripete, quando avremo trovato tutto il resto del clade (gruppo biologico) del Sars-2, emergerà qualcos’altro”.

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