Cosa c’è nel vostro portafoglio? Probabilmente un po’ di monete e qualche banconota, carte di credito e bancomat, magari la tessera per i mezzi pubblici, buoni sconto o carte fedeltà di supermercati e negozi. Ma se vi chiedo di dirmi quanti soldi avete adesso con voi, vi verrà spontaneo pensare solo ai contanti.
Trattiamo in modo separato i contanti, le carte di credito e i buoni sconto, perciò non siamo abituati a calcolare il loro potere di acquisto combinato. Da una parte è logico: al bar non possiamo pagare l’aperitivo usando una carte fedeltà o i buoni spesa. Eppure, sempre più spesso, anche quando usciamo a bere qualcosa paghiamo con la carta di credito o il bancomat, a volte anche solo per un bicchiere.
Pagare in questo modo è comodo, ma è saggio dal punto di vista economico? Forse no. Una ventina d’anni fa il massimo che potevamo spendere una sera al bar erano i soldi che avevamo in tasca. Non avremmo mai pagato con un assegno l’ultimo bicchiere della serata, neanche se il cameriere l’avesse accettato. Oggi il confine tra i soldi che usiamo ogni giorno e tutti i soldi che abbiamo nel conto è sempre più sottile.
Ci concediamo qualche vizio in più quando non dobbiamo sborsare soldi in contanti
Molte persone preferiscono ancora usare i contanti per i piccoli acquisti quotidiani, il bancomat per le spese un po’ più sostanziose e la carta di credito per le spese maggori. Non ci sembra giusto prendere dei soldi in prestito dalla banca per comprare un tramezzino con una carta di credito, se possiamo evitarlo.
Potrebbe sembrare una distinzione forse troppo rigida, ma secondo alcune ricerche è un metodo sensato. Da uno studio condotto negli Stati Uniti sulla spesa alimentare di mille famiglie per sei mesi, per esempio, tenendo conto di vari altri fattori è emerso che pagando con la carta di credito o il bancomat le persone tendono a comprare in modo più impulsivo alimenti meno sani come dolci e cioccolato. Sembra che ci concediamo qualche vizio in più quando non dobbiamo sborsare soldi in contanti. E il rischio aumenta con le carte contactless.
Non deve stupire il fatto che preferiamo usare la carta di credito quando l’importo da pagare è più alto: in questo modo non dobbiamo portare con noi molti contanti e possiamo spendere soldi che non abbiamo ancora a disposizione. Ma c’è anche un altro fattore in gioco.
Il 19 aprile 1999 c’era l’ultima partita della stagione dei Boston Celtics contro i Miami Heat. Era una sfida cruciale, e i Celtics dovevano vincere. Le loro partite facevano sempre il tutto esaurito con mesi di anticipo, ma per l’occasione agli studenti dell’Mit di Boston era stata offerta la possibilità di aggiudicarsi un paio di biglietti la settimana prima partecipando a un esperimento.
Gli psicologi che conducono esperimenti di questo tipo di solito ricorrono a dei sotterfugi, ma in questo caso i biglietti erano veri. Non gratis, però. Non era un esperimento con premi in omaggio – il vincitore avrebbe dovuto comunque pagare il prezzo dei biglietti. Ed è qui che gli psicologi in effetti hanno giocato un po’ con la verità, perché gli studenti non sapevano che avrebbero dovuto pagare. Sapevano solo che avrebbero dovuto fare un’offerta in un’asta ed erano convinti di poter pagare più del prezzo dei biglietti per aggiudicarseli, se l’avessero voluto.
Forse il contante sparirà del tutto e i soldi saranno solo numeri su uno schermo
L’obiettivo dei ricercatori era scoprire quale prezzo gli studenti sarebbero stati disposti a pagare per i biglietti e in particolare se il metodo di pagamento avrebbe fatto qualche differenza. Agli studenti era stato consegnato un foglio su cui scrivere la loro offerta. Metà del gruppo avrebbe pagato in contanti, prendendoli al bancomat se necessario, mentre l’altra metà con la carta di credito. Quanto avrebbero offerto per i biglietti? La differenza fu impressionante. Chi aveva pagato in contanti finì per sborsare una media di 28 dollari, mentre chi aveva usato la carta di credito aveva offerto più del doppio, fino a 60 dollari.
Probabilmente il comportamento degli studenti dell’Mit rispecchia le vostre attitudini, di sicuro rispecchia le mie. Pagare in contanti sembra più reale e separarsi dai contanti è sempre un po’ più faticoso. Usare la carta di credito posticipa il dolore e rende più semplice la transazione, forse anche troppo. Con l’aumento della disponibilità del credito istantaneo, per esempio, il debito personale nel Regno Unito è più che triplicato tra il 1990 e il 2013. Possiamo imparare una lezione da tutto questo: ogni volta che avete la tentazione di comprare qualcosa con la carta di credito, immaginate di prelevare la stessa somma da uno sportello bancomat e spenderlo direttamente.
Forse gli studenti dell’Mit che hanno pagato con la carta potevano permettersi i 60 dollari per i biglietti della partita e hanno pensato che il prezzo fosse giusto. Ma ho il sospetto che abbiano offerto di più, determinati a vincere i biglietti a ogni costo, senza preoccuparsi di come avrebbero pagato.
L’esperimento è del 1999, quando pochissimi studenti avevano una carta di credito. Per tutti noi, in realtà, la possibilità di pagare senza contanti è una cosa abbastanza recente, sicuramente per la maggior parte degli acquisti.
Non deve quindi stupirci che tendiamo a spendere i soldi virtuali più facilmente rispetto al contante. Forse per i bambini, che vedono sempre più raramente i loro genitori pagare in contanti, la distinzione tra soldi virtuali e reali non esisterà più. Per i futuri adulti, il denaro”vero” sarà fatto solo di numeri su uno schermo. E chissà, forse anche per loro gestire quelle transazioni virtuali piene di zero digitali sarà altrettanto frustrante del doversi separare da un mazzetto di banconote.
(Traduzione di Monica Cainarca)
Questo brano è un estratto da Mind over money, pubblicato da Harper Perennial. È stato pubblicato in italiano su Medium Italia e in inglese su Medium. Per avere informazioni sull’autrice: claudiahammond.com
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