All’inizio i messaggi sulla chat Zoom erano beffardi, ma non ancora disperati. Uno dei partecipanti ha scritto che i democratici preferirebbero ascoltare i giovani cantare l’inno nazionale piuttosto che dare ascolto alle loro opinioni politiche. Un altro ha notato che l’evento somigliava a una serie di annunci pubblicitari. Dopo appena trenta minuti un uomo con i baffi che aveva una palma come immagine dello sfondo ha deciso che non valeva più la pena di partecipare. “Devo andare a dormire”, ha scritto sul gruppo. “Tanto ho programmato la registrazione di Bernie”.

La sera del 17 agosto, per circa due ore, venti esponenti della sezione dell’Ohio di Our Revolution, l’organizzazione politica nata dalla campagna presidenziale del 2016 del senatore Bernie Sanders, hanno seguito l’inizio della convention democratica con un misto di amarezza e disillusione. Alcuni hanno partecipato all’evento con la fotocamera spenta, mentre sullo schermo politici e funzionari si alternavano per esaltare i pregi di Joe Biden, che sfiderà il presidente Donald Trump alle elezioni di novembre. Altri erano ben visibili, accucciati davanti ai computer in un angolo buio della propria casa.

Quando sullo schermo è apparso John Kasich, ex governatore repubblicano dell’Ohio, nella chat di Zoom si è diffuso immediatamente uno stato di disperazione. “Oh signore”, ha scritto qualcuno. “È il momento di bere qualcosa di forte”, ha detto un altro, mentre un terzo partecipante si è limitato a fare un verso in segno di disgusto.

Coalizione moderata
La sfilata di disertori repubblicani alla convention doveva suggellare il sostegno bipartisan a Biden, dimostrando ai repubblicani contrari a Trump e agli elettori indecisi di tutto il paese che il Partito democratico non si limiterà a tollerarli, ma cercherà di coinvolgerli. Durante una conferenza stampa organizzata il 17 agosto, Cedric Richmond, parlamentare della Louisiana e presidente della campagna elettorale di Biden, ha spiegato che la squadra dell’ex vicepresidente vuole far capire “agli elettori silenziosi di Biden” che non sono i soli a voler saltare la staccionata per sostenere il candidato democratico. Anche l’ex first lady Michelle Obama ha messo l’unità nazionale al centro del suo apprezzato discorso.

Eppure per alcuni progressisti, tra cui gli abitanti dell’Ohio con cui ho seguito l’evento, l’apertura verso i repubblicani è una conferma delle loro peggiori paure sulla potenziale amministrazione Biden. Queste persone, infatti, temono che i democratici abbiano abbandonato i valori fondamentali del partito nel tentativo di liberarsi di Trump, e che abbracciando il movimento “Never Trump” (i repubblicani che si oppongono al presidente) diventeranno inevitabilmente più conservatori. I progressisti sospettano che se Biden dovesse vincere grazie a una coalizione piena di moderati ed ex repubblicani, una volta alla Casa Bianca darà ascolto agli elettori conservatori quando si tratterà di affrontare i problemi più gravi che affliggono il paese. Le rimostranze della sinistra evidenziano tutte le difficoltà di una fazione che non è stata capace di costruire una coalizione abbastanza solida per permettere a Sanders di vincere le primarie democratiche, e che ancora oggi non riesce ad accettare la condizione di minoranza all’interno del paese.

Negli ultimi mesi alcune dichiarazioni e interventi di Biden hanno spinto i progressisti a credere che il candidato democratico possa, almeno occasionalmente, essere un loro alleato. L’ex vicepresidente ha adottato la proposta di Elizabeth Warren di riformare la legge sulla bancarotta, ha accettato i consigli di Sanders e ha annunciato un piano sul clima da duemila miliardi di dollari che è stato apprezzato dai gruppi progressisti più influenti. Tuttavia, molti elettori e politici di sinistra sono ancora piuttosto freddi nei confronti di Biden. Anche se molti relatori della convention hanno messo l’accento sulla giustizia razziale e sulla tutela dei lavoratori in prima linea nella battaglia contro il covid-19, gli interventi di Kasich e di Colin Powell – segretario di stato durante la presidenza di George W. Bush – non hanno fatto molto per convincere i progressisti dell’Ohio del fatto che Biden darà la priorità ai loro obiettivi politici.

“Ora che hanno deciso di corteggiare esplicitamente i centristi e i conservatori è chiaro che non ci sarà molto margine di manovra” per avvicinare Biden alla sinistra, mi ha spiegato dopo la chiamata Zoom Eric Deamer, 47enne ex attivista della campagna di Sanders che vive a Lakewood, Ohio.

L’ex governatore repubblicano dell’Ohio John Kasich durante il suo intervento video alla convention democratica. Milwaukee, Wisconsin, Stati Uniti, 17 agosto 2020. (Democratic national convention/Reuters/Contrasto)

I giovani progressisti con cui ho parlato ammettono che la manovra per convincere i repubblicani moderati a votare per Biden potrebbe risultare decisiva per liberarsi di Trump alle elezioni di novembre. Ma resta il fatto che Kasich, che nel 2016 è stato candidato alle primarie repubblicane, è una figura intollerabile per molti esponenti della sinistra del paese. In passato l’ex governatore – che per due minuti ha parlato del fatto che gli Stati Uniti si trovano a un bivio facendosi riprendere davanti a un bivio stradale – ha cercato (senza successo) di togliere ai dipendenti pubblici il loro potere di contrattazione collettiva. Inoltre nel 2018 Kasich ha firmato una delle più restrittive leggi sull’aborto di tutti gli Stati Uniti.

In Ohio Kasich è “un nemico per i democratici”, ha sottolineato Deamer. “Vederlo riciclato come politico gentile e moderato – per altro in uno spazio che avrebbe potuto essere assegnato a un progressista – è uno vero schiaffo”. Durante il suo discorso Kasich si è presentato come un patriota pragmatico che vuole salvare il paese da Trump, e ha cercato di rassicurare gli elettori repubblicani dicendo che Biden non ha intenzione di effettuare “una brusca virata a sinistra”. Dopo la conclusione del discorso di Kasich, Deamer ha scritto sulla chat di Zoom: “Kasich mi ha messo al tappeto. Ora sono morto”.

Kasich ha giustificato la sua partecipazione alla convention in un’intervista concessa a BuzzFeed prima dell’evento, sottolineando che Alexandria Ocasio-Cortez, deputata di sinistra che ha sostenuto Sanders alle primarie, “riceve molta pubblicità, ma questo non significa che rappresenti la linea del Partito democratico”. Ocasio-Cortez ha risposto in una email per la raccolta fondi: “Un repubblicano anti-abortista e nemico dei lavoratori non può decidere chi rappresenta la linea del Partito democratico”. Alla convention sono intervenuti altri repubblicani: Christine Todd Whitman, ex amministratrice dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, Meg Whitman, miliardaria e amministratrice delegata del servizio di streaming Quibi, e Susan Molinari, deputata per lo stato di New York negli anni novanta. Josie Moore, attivista di Our Revolution residente a Cleveland, è scoppiata in lacrime quando mi ha raccontato la sua frustrazione durante una conversazione privata su Zoom. “Hanno dato ai repubblicani uno spazio enorme in un evento decisivo per il Partito democratico. Mi sento come se fossi stata tradita dal mio partito”.

Più moderati
Secondo l’analista politico Dave Wasserman, il timore dei progressisti che Biden possa ritrovarsi in debito con i moderati è piuttosto ragionevole, soprattutto considerando quanto il partito stia cambiando le proprie posizioni. Anche se Sanders e i suoi alleati hanno guadagnato terreno nei dibattiti interni, in generale “negli ultimi quattro anni i democratici sono diventati un partito più moderato”. Questo, secondo Wasserman, dipende soprattutto dal fatto che molti repubblicani dei sobborghi residenziali che non amano Trump si stanno spostando verso i democratici.

Al momento due organizzazioni di alto profilo gestite da ex funzionari repubblicani, il Lincoln Project e Republican voters against Trump, stanno cercando di convincere altri politici repubblicani a voltare le spalle al presidente. Per i progressisti il rischio di questo coinvolgimento dei repubblicani è che Biden possa sentirsi spinto verso la posizione che, tra l’altro, gli è più congeniale: il centro. “L’idea che ci si possa fidare di questi ex repubblicani quando sostengono di voler rispettare il programma dei democratici è assurda”, mi ha spiegato Levon Siler, attivista di Our Revolution a Cincinnati. Siler e altri progressisti ritengono che per affrontare la crisi economica e quella sanitaria sia indispensabile un intervento immediato ed esteso dello stato, proprio quello che molti moderati ed ex repubblicani non vorrebbero. “L’allineamento del Partito democratico con i repubblicani compromette qualsiasi apertura di Biden verso queste riforme imprescindibili”, ha scritto Siler.

In ogni caso, prima che il Partito democratico possa decidere quali politiche adottare, Biden dovrà vincere le elezioni. La storia delle campagne elettorali suggerisce che allargare la propria base elettorale è una strategia vincente. Biden, per esempio, ha sconfitto Sanders alle primarie proprio perché è riuscito a coinvolgere elettori con posizioni ideologiche diverse. “Per vincere e governare c’è bisogno del centro, non solo dei propri sostenitori”, mi ha detto Donna Brazile, ex presidente ad interim del Comitato nazionale democratico. “In questo momento i democratici non possono permettersi di rivolgersi solo alla propria base o a una sola fazione”.

Tim Miller, direttore politico di Republican voters against Trump e responsabile per le comunicazioni della campagna di Jeb Bush nel 2016, ha risposto con sarcasmo quando gli ho riferito che alcuni progressisti temono un dirottamento della linea di partito da parte dei dissidenti repubblicani. “Preferite un presidente democratico più moderato o un ex presentatore televisivo di estrema destra fanatico e nazionalista?”.

Alle 22.30 del 17 agosto, quando finalmente Sanders ha fatto il suo intervento davanti a una grande catasta di legna, solo in pochi erano ancora collegati alla chiamata Zoom. Li ho visti sorridere malinconicamente nei loro piccoli riquadri mentre si chiedevano quale fosse il significato simbolico della legna. “Forse l’ha spaccata lui?”, ha ipotizzato qualcuno. In ogni caso nessuno ha voluto commentare quando Sanders ha elogiato la promessa di Biden di aumentare il salario minimo a 15 dollari all’ora, e nessuno ha esultato quando il senatore ha garantito che Biden porterà l’economia degli Stati Uniti verso un futuro in cui dipenderà al 100 per cento dall’energia pulita. Quando Sanders ha promesso che Biden farà di tutto per “far progredire il paese” non c’è stata nessuna reazione. Nemmeno Bernie è riuscito a convincere i suoi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è uscito sull’Atlantic.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it