Dopo un’intensa siccità invernale, con il fiume Po e i laghi parzialmente prosciugati, dal 16 maggio un diluvio si è abbattuto sull’Italia centro-settentrionale, in particolare sull’Emilia-Romagna, dove il bilancio provvisorio è di nove morti e diversi dispersi. È stato necessario mettere in salvo decine di migliaia di persone (14mila solo a Ravenna). A mezzogiorno del 15 maggio i sindaci delle città della regione erano stati avvertiti dell’imminente arrivo del maltempo. Ma le autorità non si aspettavano una tale ondata. “Siamo di fronte a eventi imprevedibili”, ha commentato il presidente della regione Stefano Bonaccini. “In sole ventiquattro ore, in alcune zone sono caduti più di 300 millimetri d’acqua. Il fenomeno riguarda una vasta area da Reggio Emilia alla Romagna”. Secondo la protezione civile, quattordici fiumi hanno rotto gli argini e ventiquattro comuni sono stati allagati. “In 36 ore è caduta la metà delle precipitazioni che di solito si registrano nell’arco di un anno”, ha dichiarato il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, che ha parlato di una “tropicalizzazione dell’Italia”.
La prima vittima è stata trovata a Forlì al piano terra della sua casa, che è stata allagata. Un’altra è stata trovata sulla spiaggia di Cesanatico, mentre in provincia di Ravenna un automobilista è rimasto intrappolato nel suo veicolo. A Ronte di Cesena è stato un settantenne a essere sorpreso dall’innalzamento delle acque la sera del 16 maggio. Per diverse ore la moglie è stata data per dispersa. Il suo corpo è stato infine ritrovato il giorno dopo, a venti chilometri da quello del marito, probabilmente travolta dalla corrente del fiume Savio.
Conseguenze pesanti
In alcune città, come Cesena, gli abitanti sono stati costretti a rifugiarsi sui tetti delle case prima di essere tratti in salvo in elicottero. “È la situazione peggiore che abbia mai dovuto affrontare”, ha dichiarato il sindaco di Forlì. La rete ferroviaria regionale è stata interrotta, molte strade locali sono impraticabili e parti dell’autostrada lungo la costa adriatica sono state chiuse al traffico. Le previsioni meteo prevedono un calo delle precipitazioni per il 18 maggio in Emilia-Romagna, ma la regione rimane in allarme rosso perché i fiumi potrebbero subire ulteriori esondazioni sotto la spinta degli affluenti. In questo contesto, il Gran premio di Formula 1 di Imola previsto per domenica 21 maggio è stato cancellato per “evitare di aumentare la pressione sulle autorità locali e sui servizi di emergenza in un periodo difficile”, hanno dichiarato gli organizzatori dell’evento in un comunicato.
In questa regione, che è uno dei polmoni economici dell’Italia, in particolare nel settore agroalimentare, le conseguenze economiche rischiano di essere molto pesanti. “È ancora impossibile stimare l’entità dei danni perché i terreni sono ancora coperti d’acqua”, spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, il principale sindacato agricolo. “Non solo rischiamo di perdere i raccolti, ma sono danneggiate anche le aziende di trasformazione per mancanza di materie prime”. Le forti piogge che hanno colpito l’Emilia-Romagna all’inizio di maggio – quando pochi giorni prima il fiume Po era quasi scomparso a causa della siccità – avevano causato due morti per allagamenti e frane e provocato perdite per 300 milioni di euro in agricoltura.
“Fenomeni un tempo rari ed eccezionali si stanno moltiplicando, a volte anche a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro”, osserva il Wwf Italia. “Siccità e alluvioni si alternano, aumentando notevolmente i rischi. Non agire immediatamente per affrontare la realtà climatica amplificherà, purtroppo, le conseguenze sulla sicurezza e sul benessere della comunità”.
“Il futuro climatico è già scritto, soprattutto in Italia”, ha dichiarato il geologo Mario Tozzi sulla Stampa, stimando che la penisola sarà particolarmente esposta ai cambiamenti dovuti al riscaldamento globale: “Da noi gli eventi naturali diventano catastrofici per un fattore peggiorativo, ancora dipendente da noi sapiens: il modo in cui abbiamo trattato il territorio. E non si tratta, in questo caso, degli abusi edilizi di Ischia , ma dell’alluvione di cemento e asfalto con cui abbiamo ricoperto l’intero territorio nazionale, senza una minima attenzione a versanti, corsi d’acqua e coste”.
Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, quasi il 60 per cento della regione Emilia-Romagna è interessato dal rischio di alluvioni.
(Traduzione di Stefania Mascetti)
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Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano francese Libération.
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