La macchina delle Olimpiadi invernali di Pechino scalda i motori
Dalla funivia che ci porta in vetta, lo sguardo spazia su montagne dove si profilano spezzoni della Grande muraglia, mentre dalla filodiffusione in cabina esce musica new age con tanto di uccellini cinguettanti. Il paesaggio è affascinante ma anche inequivocabile: sui picchi e nelle valli non c’è un filo di neve, a parte alcune lingue bianche artificiali prodotte da decine e decine di cannoni, a beneficio degli sciatori.
Siamo in una delle zone più aride della Cina, a nordovest di Pechino: Chongli, provincia dello Hebei, dove si terranno le Olimpiadi invernali del 2022. I primi giochi sulla neve senza neve.
“Le Olimpiadi 2022 sono nate dall’idea di un gruppo di personaggi di provenienza diversa che volevano promuovere gli sport invernali in Cina”, spiega Ettore Santi, un imprenditore italiano che da almeno vent’anni frequenta il mondo degli sport invernali in Cina. Santi ha partecipato alla costruzione dei primi resort, è considerato un esperto anche dalle autorità cinesi che lo invitano a convegni ed eventi sul tema. “Da una parte c’era il consorzio Nordic Ways, composto da promotori europei di eventi sportivi, che hanno avuto l’idea iniziale. Dall’altra, e con ben altro peso, c’era il gruppo Genting, uno dei maggiori conglomerati privati della Malaysia”.
Una ghiotta occasione
Nata nel 1965, la Genting è specializzata nella costruzione e nella gestione dei casinò nonché nello sviluppo immobiliare a essi collegato. Nel corso del tempo, le attività si sono poi diversificate – piantagioni, energia, ecommerce, information technology e altro – ma il binomio mattone-slot machine resta l’attività principale.
“In Cina”, continua Santi, “la Genting era stata convinta a investire nel resort Secret Garden, a Chongli, con la prospettiva di gestire il primo casinò autorizzato della zona di Pechino. Visto che il progetto non è decollato, si è pensato di rilanciare con i Giochi olimpici nell’area di Zhangjiakou, di cui Chongli fa parte, presentando il progetto al governo cinese. E infatti è stato il gruppo Genting a preparare tutti i materiali informativi e a finanziare il lavoro di lobby presso il Comitato olimpico internazionale (Cio), con il quale si è speso anche il governo malaysiano, oltre a quello cinese”.
La proprietaria della Genting è una famiglia di origine cinese, la famiglia Lim, estremamente potente. Oggi alla guida del gruppo c’è Lim Kok Thay, il figlio del fondatore Lim Goh Tong. Fin dai tempi delle riforme e delle aperture di Deng Xiaoping, quarant’anni fa, il governo di Pechino è sempre stato favorevole a collaborare con i grandi gruppi fondati da cinesi d’oltremare.
Secondo il presidente Xi Jinping 300 milioni di cinesi possono diventare praticanti di sport invernali
“In più, con le Olimpiadi invernali, per Xi Jinping si presentava la ghiotta occasione di ospitare un grande evento durante il suo ‘regno’, cioè di celebrare la propria immagine. Le olimpiadi estive si erano già svolte nel 2008 e non c’era speranza che a breve termine fossero di nuovo assegnate alla Cina; e per vari motivi non è sicuro che si riesca a ottenere i Mondiali di calcio”, spiega Ettore Santi.
Nel luglio 2015 la candidatura di Pechino ha avuto successo, anche perché alla fine l’unica concorrente era Almaty, che sarebbe più indicata a ospitare le olimpiadi invernali dal punto di vista naturalistico, ma sconta il fatto che il Kazakistan non ha il peso politico ed economico cinese. Guarda caso, la decisione di assegnare i giochi a Pechino è stata presa durante una riunione del Cio a Kuala Lumpur, in Malaysia.
“A quel punto si è speso anche Xi Jinping”, racconta Santi, “dichiarando che 300 milioni di cinesi possono potenzialmente diventare praticanti di sport invernali, il che ovviamente fa gola a tutti quelli che in giro per il mondo traducono immediatamente con ‘300 milioni di potenziali clienti per attrezzatura, abbigliamento, turismo, eccetera’. Era il 2016 e la patata bollente è passata quindi ai funzionari locali cinesi che hanno cominciato a fare riunioni per decidere se quei 300 milioni fossero un numero reale oppure detto a caso dal presidente. Alla fine hanno deciso che era un numero reale e quindi il problema diventava trovarli, questi benedetti 300 milioni di praticanti di sport invernali, dato che secondo le stime attuali siamo a dieci milioni sì e no”.
La pista elvetica
Li Yuanliang è un maestro di sci originario dello Xinjiang. “Mio padre mi portava a sciare sulle montagne dietro a Ürümqi. Non c’erano né impianti né attrezzature, andavamo su in macchina e poi io scendevo con gli sci, su e giù, su e giù”. In seguito ha partecipato a un progetto della Svizzera, che voleva formare degli insegnanti di sci cinesi per attirare sempre più turisti del celeste impero sulle piste elvetiche. Per qualche anno, Li ha fatto da balia ai praticanti della nuova borghesia cinese sulle nevi di Zermatt, poi ha deciso di tornare a casa e mettersi in proprio, rivendendo le sue competenze svizzere: non a caso, la sua nuova scuola di sci si chiama HelveSki. Siamo a Thaiwoo, uno dei resort di Chongli.
“Guarda, io credo che i famosi 300 milioni del presidente Xi comprendano tutti gli sport invernali, anche quelli sul ghiaccio, come pattinaggio e hockey”, dice Li. Poi sorride: “Faremo del nostro meglio per dare soddisfazione al presidente attirando sempre più persone negli sport invernali. Non so come faremo, ma ci proveremo”.
Quanto alla futura squadra olimpica cinese, Li Yuanliang non ha dubbi: “Li stiamo prendendo da altre discipline, come la ginnastica, quindi sanno fare delle belle capriole. Noi gli insegniamo a sciare e così faranno lo sci acrobatico”. E mentre lo dice, fa proprio il gesto di una piroetta nell’aria.
“All’inizio hanno cercato di promuovere lo sci”, spiega Santi, “ma poi hanno capito che ci vogliono determinate condizioni atmosferiche e naturali che qui non ci sono. Nessun problema, hanno promosso gli sport su ghiaccio, che in Cina hanno anche una discreta tradizione. Quindi, nel perfetto stile del governo cinese, hanno stabilito delle quote, provincia per provincia, in base alla popolazione e al prodotto interno lordo: voi dovete produrre tot praticanti entro il 2022, per arrivare a 300 milioni come vuole Xi Jinping. Dai praticanti dovrà poi emergere il gruppo di atleti che andrà alle Olimpiadi e anche in questo caso ogni provincia deve garantirne un certo numero. Sono partiti tutti in quarta, poi la cosa è andata scemando. Le province più ricche e con più praticanti di sport, anche se hanno un clima tropicale come il Guangdong, hanno allestito una squadra di sci; altre hanno deviato sugli sport del ghiaccio, come lo Shanxi”.
Tripletta olimpica
Ci aggiriamo tra gli sciatori di Thaiwoo, ne fermo uno che esce un po’ claudicante dalla pista baby: “Vengo dallo Hunan, è la prima volta che scio. Perché lo faccio? Be’, un po’ perché fa bene, ma soprattutto perché è cool”. Nel piazzale di fronte alla pista colpiscono alcuni cartelli pubblicitari di cliniche ortopediche. Santi ridacchia: “Se vai in un pronto soccorso dopo un weekend d’inverno, sembra di stare in un ospedale da campo della prima guerra mondiale”.
Le prime Olimpiadi invernali con poca neve ma con tante capriole si chiamano “Pechino 2022”, ma in realtà saranno suddivise fra tre località: Chongli, Yanqing, nella municipalità di Pechino, e Pechino città. Tra la capitale e Chongli c’è una distanza di 240 chilometri, più o meno la stessa che divide Milano e Cortina, accoppiata italiana che si candida per i giochi invernali del 2026.
A Pechino città ci saranno tutti gli sport sul ghiaccio, ma la vera attrazione sarà il trampolino. Sarà costruito nell’ex acciaieria di Shougang, un enorme, meraviglioso scenario postindustriale dove ha già sede il comitato olimpico. “Darà un tocco in più all’Olimpiade”, dice Santi.
A Yanqing – che sta circa a metà strada tra Chongli e Pechino – ci saranno lo sci alpino, il bob, lo skeleton e lo slittino, cioè tutte le discipline che necessitano di un forte dislivello, presente solo lì. A Chongli faranno le discipline nordiche, lo snowboard e il freestyle.
Stanno costruendo la ferrovia ad alta velocità che collegherà in 50 minuti le due località più distanti. Così, sarà forse possibile assistere a una gara di fondo alla mattina, alla discesa libera nel primo pomeriggio e a una partita di hockey alla sera.
“All’inizio, come sede delle Olimpiadi era stata contemplata solo Chongli, che è la località con più stazioni sciistiche della Cina: oltre al Secret Garden della Genting, c’era per esempio il resort Dolomiti, costruito da investitori italiani, e Wanlong, che è tutt’ora la stazione sciistica più grande della Cina”, racconta Santi. “Poi però gli esperti del comitato olimpico si sono resi conto che Chongli non aveva tutte le caratteristiche per ospitare le Olimpiadi: lì, il massimo dislivello è inferiore ai 600 metri, mentre la discesa libera maschile richiede un dislivello minimo di 750 metri. Nella zona intorno a Chongli esistevano però dei luoghi adatti, dunque diversi investitori hanno comprato terreni e hanno cominciato a costruire delle piste. Ma gli è andata male, perché per questioni politiche il governo ha deciso di candidare Pechino. Yanqing, che è nella municipalità di Pechino ma che si trova perfettamente a metà strada tra la capitale e Chongli, è stata scelta come sede dello sci alpino, anche perché è l’unico posto con i dislivelli giusti. E nel frattempo al Secret Garden, il resort del gruppo Genting, è stata garantita l’esclusiva delle gare olimpiche che si terranno a Chongli. Così tutti sono contenti: Pechino assume un ruolo più importante, ma nessuno pesta i piedi agli investitori malesi”.
Il volto della modernità
Ci si chiede cosa resterà di tutto ciò dopo il 2022. Le grandi opere sono probabilmente fatte per durare. A Pechino città l’intervento principale sarà la riconversione dell’acciaieria di Shougang, il tentativo di dare nuova vita a un’enorme area semiabbandonata. È forte anche il suo valore simbolico: chiusa alla vigilia delle Olimpiadi 2008, l’acciaieria tornerà in vita, gentrificata e con funzioni nuove, per le Olimpidi 2022. Un ciclo che si completa, dalla Cina sporca e inquinata, alla Cina che si presenta con il volto della modernità. E poi ci sono le infrastrutture per collegare Pechino, Yanqing e Chongli, il treno ad alta velocità e le nuove autostrade. Speculazione o riqualificazione di tutto il territorio? È presto per dirlo.
“ Il problema principale io lo vedo per gli sport invernali”, dice Santi. Nonostante i tentativi del governo di renderli popolari per raggiungere i famosi 300 milioni di praticanti, i risultati per ora non si vedono. Si portano gli scolari a fare le giornate sugli sci, ma alla fine i ragazzi vanno a sciare una volta e poi basta. Lo sci necessita di tempo, dedizione, quindi la nuova generazione di sciatori non si vede ancora. Anche perché i prezzi sono alti e ultimamente l’economia cinese sta rallentando. Sperare che lo sci fiorisca spontaneamente è illusorio. Non bastano due anni, ce ne vorranno venti o trenta”.