Secondo uno studio in attesa di pubblicazione, la quasi scomparsa del grifone indiano (Gyps indicus) negli anni novanta, uno dei peggiori disastri ambientali nella storia del paese, ha avuto conseguenze gravissime anche per gli esseri umani, provocando la morte di più di mezzo milione di persone.

Gli avvoltoi svolgono un ruolo essenziale non solo per gli ecosistemi, ma anche per la salute umana. Rimuovendo le carcasse in decomposizione, eliminano una fonte di agenti patogeni e limitano il cibo a disposizione di altri animali spazzini potenzialmente vettori di malattie, come i cani e i ratti, controllandone la popolazione.

Ma nel 1994 gli allevatori indiani cominciarono a somministrare al bestiame un antinfiammatorio chiamato diclofenac. Ben presto si scoprì che questo farmaco era velenoso per i grifoni che si nutrivano delle carcasse degli animali. Nel giro di dieci anni la popolazione di questi uccelli in India crollò da 50 milioni a duemila individui.

Di conseguenza, le carcasse dei bovini e di altri animali d’allevamento cominciarono ad accumularsi nelle campagne e intorno alle città. Per liberarsene alcuni allevatori iniziarono a gettarle nei fiumi, accelerando la diffusione delle malattie. Inoltre le autorità imposero alle concerie di smaltire i resti organici usando sostanze chimiche, che contaminarono le riserve idriche.

Nel 2006 il governo indiano ha vietato l’uso del diclofenac. Da allora la popolazione dei grifoni ha ricominciato a crescere lentamente, ma la specie è ancora considerata a rischio di estinzione ed è improbabile che possa riprendersi completamente.

Per calcolare le conseguenze di questo disastro sugli esseri umani, un gruppo di ricercatori ha confrontato le mappe delle zone abitate dagli avvoltoi con quelle dei distretti amministrativi indiani, e ha analizzato l’andamento del tasso di mortalità in ciascuno di essi.

Hanno così scoperto che tra il 2000 e il 2005 nei distretti che prima del 1994 ospitavano grandi popolazioni di avvoltoi il tasso di mortalità aveva registrato un aumento medio del 4,7 per cento, equivalente a circa centomila morti in più all’anno, mentre negli altri era rimasto stabile. I ricercatori hanno quantificato il costo economico complessivo in circa 70 miliardi di dollari.

Negli ultimi decenni le popolazioni di avvoltoi hanno subìto cali significativi in quasi tutti i continenti, comprese diverse regioni europee. Questi animali, tradizionalmente associati alla morte, sono spesso trascurati dagli sforzi di conservazione in favore di specie più amate, ma i risultati dello studio dovrebbero convincere le autorità che ci sono ottimi motivi per garantire loro un futuro.

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