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La chiamavano la generazione del sesso perduto. Invece la “generazione Z” è tutt’altro che intorpidita dall’uso degli smartphone e della rete.

Il mondo ha quasi un debito di riconoscenza con i postmillennial e per quanto riguarda il sesso dovrebbe ripagarli offrendo una migliore educazione alla sessualità. Conoscono siti come Pornhub, ma c’è ancora incertezza su come evitare i rischi della vendetta pornografica o l’invasività delle foto di nudo non richieste.

In altri contesti il confinamento di questi mesi si è rivelato una cartina di tornasole per la diffusione della violenza di genere che in Brasile si carica di razzismo sociale e istituzionale, ma ha anche spazzato via i moralismi sulla masturbazione, raccomandata dalla sanità negli Stati Uniti durante la pandemia. I moralismi possono essere superati nei modi più inconsueti, un po’ come avvenuto negli anni cinquanta e sessanta con la pulp fiction lesbica che ha dato coraggio a donne e ragazze, e liberato i loro corpi.

Ce ne sono molti però ancora incatenati dai tabù, imposti dallo stato o dalla religione per stabilire cosa sia bene o male nell’esperienza erotica. Pressioni forti quando si parla di omosessualità o di transessualità, come in Africa, in Turchia e nel mondo del lavoro sessuale. E in misura diversa in Russia e in Europa orientale, quando il portato del socialismo reale fa emergere contraddizioni segnate da populismo e nuove ribellioni, presenti anche in Giappone dove ci si interroga sul feticcio commerciale dell’adolescenza femminile.

Ci sono rivoluzioni ed evoluzioni nel mondo arabo e islamico, dove il maschilismo comincia a incrinarsi, dove le organizzazioni per l’asessualità cercano visibilità e dove il rapporto tra religione e verginità non può prescindere dal consenso e dal diritto al piacere. Perché il filo conduttore di questo Extra è quello del diritto, universale, a una sessualità gioiosa, soddisfacente e consapevole.

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