• Rispetto dei diritti umani e della democrazia risentono delle misure adottate per la lotta alla pandemia sia nei paesi autoritari sia nei paesi considerati democratici. Sono i risultati di un’analisi condotta in 162 paesi dall’ong di Stoccolma International Idea. L’ong ha esaminato le misure per determinare il loro impatto solo sul piano politico e senza considerarne l’efficacia sanitaria: secondo i risultati quelle adottate in almeno il 61 per cento dei paesi possono essere considerate “illegali, sproporzionate, senza limiti di tempo o superflue”, come restrizioni alla libertà di stampa in nome della lotta alla disinformazione sul nuovo coronavirus, uso eccessivo della forza (dispiegamento di soldati per l’applicazione delle regole, campi di internamento per malati, eccetera), corruzione nei contratti di fornitura per l’emergenza, la criminalizzazione dei migranti come responsabili dell’epidemia. Il dato è applicabile al 90 per cento dei regimi autoritari (33 in base all’indice dell’ong) e al 43 per cento dei paesi considerati democratici. “Il risultato dei paesi autoritari era forse scontato”, ha dichiarato il segretario generale di International Idea Kevin Casas-Zamora. “Ma è sorprendente che tante democrazie abbiano adottato misure discutibili”, ha commentato, spiegando che le conclusioni rientrano nei lavori dell’osservatorio globale dell’impatto del covid-19 sulla democrazia istituito a luglio, in collaborazione con la Commissione europea. L’indice si basa sul numero di misure problematiche adottate, e al primo posto c’è l’India, paese democratico (9), seguita da Algeria e Bangladesh (8), Cina, Egitto, Malesia e Cuba (7). La Russia al primo posto in Europa, con sei misure critiche, così come Arabia Saudita, Birmania, Giordania, Sri Lanka e Zimbabwe. “La pandemia ha accelerato le tendenze in atto prima del virus. I paesi fortemente autoritari nella maggior parte dei casi lo sono diventati ancora di più e le democrazie che hanno affrontato reali difficoltà nel mantenere lo stato di diritto e i diritti umani hanno visto aumentare queste difficoltà ”, osserva Casas-Zamora. Nell’Unione europea sono criticati cinque paesi: Bulgaria (3), Ungheria (2), Polonia, Slovacchia e Slovenia (1). Tra le democrazie occidentali, gli Stati Uniti presentano misure problematiche in due aree, Israele in cinque e l’Argentina in due. Lo studio elenca anche i paesi che hanno ottenuto buoni risultati sanitari rispettando le regole democratiche: Islanda, Finlandia, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Taiwan, Uruguay, Cipro, Giappone, Senegal e Sierra Leone. Francia, Italia, Canada, Germania, Regno Unito e Spagna non sono citati tra i paesi più virtuosi ma non sollevano preoccupazioni in nessuna area. Secondo International Idea, il 55 per cento della popolazione mondiale vive attualmente in una democrazia. Nei 162 paesi analizzati, elenca 99 democrazie, 33 regimi autoritari e 30 regimi “ibridi”. Secondo Casas-Zamora, la prossima sfida per lo stato della democrazia arriverà dall’impatto dell’attuale grave crisi economica.
  • Il sars-cov-2, il virus del covid-19, potrebbe raggiungere il cervello attraverso le cellule nervose della mucosa olfattiva del naso. Anche se il covid-19 è una malattia respiratoria, alcuni sintomi neurologici, come la perdita dell’olfatto, indicano il probabile coinvolgimento del sistema nervoso centrale. Secondo Nature Neuroscience, le autopsie di persone morte per covid-19 mostrano che il sars-cov-2 segue alcuni percorsi anatomici per infettare specifiche regioni del cervello. Lo studio potrebbe aiutare a capire anche alcuni effetti del virus.
  • “Pandemia o meno, le decisioni devono essere basate sull’analisi di dati completi, provenienti da ricerche indipendenti dall’industria di farmaci e vaccini”, scrive la direttrice del British Medical Journal, Fiona Godlee, in un editoriale che mette in discussione la comunicazione scientifica attraverso i comunicati stampa, come sta avvenendo per i vaccini anticovid, e che ricorda tanto la saga del Tamiflu (oseltamivir). Nel 2009, di fronte al pericolo di una pandemia dell’influenza H1N1 (detta suina), furono acquistate milioni di dosi di questo farmaco. Cinque anni dopo si è scoperto che i dati sull’efficacia del Tamiflu erano stati gonfiati. Qualcosa di simile, commenta Godlee, sta succedendo con il remdesivir, il primo antivirale per il covid-19 approvato dalla Food and drug administration con procedura di emergenza sulla base di risultati provvisori diffusi dall’azienda che lo produce. Risultati che poi non sono stati confermati da uno studio pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità che sconsiglia l’uso di remdesivir per il covid-19, a prescindere dalla gravità della malattia: i benefici non superano i rischi.
  • L’8 dicembre la rivista scientifica The Lancet ha pubblicato i risultati dell’analisi ad interim degli studi di fase tre del vaccino contro il covid-19 prodotto dall’azienda britannico-svedese AstraZeneca in collaborazione con l’università di Oxford. Si tratta dei primi risultati di efficacia di un vaccino anticovid pubblicati su una rivista scientifica e quindi sottoposti a revisione paritaria (peer review). I risultati parlano di un’efficacia media del farmaco del 70 per cento, più precisamente del 62 per cento nel campione che ha ricevuto due dosi piene e del 90 per cento nel campione che ha ricevuto prima mezza dose e poi una dose piena. Ma i dati evidenziano una serie di incognite persistenti, scrive la rivista scientifica Nature, comprese le domande sul regime di dosaggio più efficace e su come questo possa funzionare nelle persone con più di 55 anni. Sui vaccini attualmente nella fase tre della sperimentazione (che includono anche i due basati sull’Rna messaggero della Pfizer-Biontech – appena approvato nel Regno Unito – e della Moderna) resta aperta anche la domanda sulla loro capacità d’interrompere la trasmissione. Pur essendo state vaccinate, le persone asintomatiche potrebbero inconsapevolmente continuare a diffondere il virus nella comunità. Negli Stati Uniti, gli esperti della Food and drug administration (Fda) si riuniranno il 10 dicembre per discutere la richiesta di autorizzazione d’emergenza per il vaccino della Pfizer-Biontech e il 17 dicembre per esaminare la richiesta della Moderna.
  • Dal 10 dicembre le Ferrovie federali svizzere (Cff) fermeranno a tempo indeterminato i collegamenti ferroviari con l’Italia visto che il paese elvetico non è in grado di far rispettare tutte le norme anticovid richieste dalle autorità italiane. I treni ad alta velocità arriveranno fino al confine. In concreto, le linee in partenza da Zurigo e Basilea passando per il Gottardo proseguiranno normalmente fino a Chiasso. Oltre confine, Trenitalia istituirà un servizio sostitutivo tra Como e Milano. La Cff non ha potuto precisare le misure in atto tra Chiasso e Como. Per quanto riguarda la linea del Sempione (Lausanne-Briga) e il collegamento EuroCity tra Basilea e Briga attraverso il Lötschberg, i treni Cff si fermeranno nella città del Vallese. I treni regionali circoleranno secondo il normale orario tra Briga e Domodossola.
  • L’8 dicembre il Regno Unito ha avviato il programma di vaccinazione di massa. I primi destinatari includono le persone più anziane e centinaia di operatori sanitari. In media il virus ha causato più di 400 morti al giorno nel paese, che con 67 milioni di abitanti ha per ora solo dosi sufficienti per 400mila persone, scrive il New York Times, secondo il quale serviranno mesi per portare a termine la campagna. Le autorità sanitarie britanniche hanno emesso la raccomandazione, il 9 dicembre, di non vaccinare con il farmaco della Pfizer/Biontech le “persone che abbiano una storia pregressa di reazioni allergiche importanti a vaccini, farmaci o prodotti alimentari”. La raccomandazione è arrivata quando due operatori del servizio sanitario pubblico hanno presentato delle reazioni allergiche dopo la prima vaccinazione.
  • Con una media di 21mila nuovi contagi al giorno in California aumenta la carenza di posti letto negli ospedali. E dal 7 dicembre la maggior parte dello stato è nuovamente in lockdown. A Los Angeles, secondo recenti statistiche ufficiali, gli abitanti di origine latinoamericana hanno almeno il doppio delle probabilità di contagiarsi rispetto alla popolazione bianca. Spesso impiegati in servizi essenziali e a contatto con il pubblico, residenti in edifici e quartieri di solito densamente popolati, e senza possibilità di lavorare da remoto, gli abitanti latinoamericani, alla metà di novembre mostravano 274 contagi su centomila abitanti, mentre per la popolazione bianca erano 125 su centomila. Nella contea, che ha dieci milioni di abitanti, gli abitanti si dichiarano nel censimento al 48 per cento di origine latinoamericana e solamente al 26 per cento come bianchi di altra origine. “Ancora una volta alcuni gruppi di popolazione pagano un prezzo più alto degli altri”, ha commentato la dottoressa Barbara Ferrer, direttrice della sanità pubblica di Los Angeles. “Il divario si è di nuovo allargato dopo che a settembre eravamo riusciti a contenerlo”. La stessa cosa avviene, in misura minore, per la popolazione nera, che è due volte più a rischio di quella bianca di essere ospedalizzata per il covid-19. Anche il tasso di mortalità conferma la disparità: tre morti su centomila tra i latinoamericani, 1,7 per la popolazione nera, e o,91 per quella bianca. “La mortalità nei quartieri più poveri può salire del triplo”, continua Ferrer, e i loro abitanti hanno il 65 per cento in più di probabilità di contagiarsi di chi vive in quartieri più benestanti.
  • In Malaysia il settore dell’oro sta crescendo in modo esponenziale dato che durante la pandemia ha fatto un balzo in avanti l’acquisto del metallo prezioso, considerato come bene tra i più stabili su cui investire.
  • La prossima cerimonia degli Oscar sarà prodotta dal regista Steven Soderbergh, autore di Contagion (2011), insieme all’ex produttore dei premi Grammy, Jesse Collins, e alla produttrice Stacey Sher (Django Unchained). La pandemia ha costretto tutto il mondo del cinema a rivedere il suo calendario e anche la Academy ha posticipato la sua 93ª cerimonia al 25 aprile 2021, e rivisto i criteri di selezione, dal momento che la maggior parte dei cinema resta chiusa.

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