• In Nuova Zelanda, una donna è risultata positiva al covid-19 dopo essere uscita dalla quarantena. Si presume abbia contratto il virus da un altro viaggiatore presente nello stesso hotel dove aveva passato il periodo di isolamento. La donna di 56 anni era tornata dall’Europa ed era stata sottoposta a 14 giorni di confinamento presso il Pullman hotel di Auckland. Prima di uscire dall’isolamento aveva ricevuto due test risultati negativi sviluppando i sintomi solo in seguito. Un comunicato stampa del ministero della salute neozelandese ha riferito che i risultati del sequenziamento del genoma della donna e di un altro ospite che si trovava nella struttura di quarantena sarebbero identici e che si tratterebbe della variante “sudafricana”. Intanto i contatti stretti della donna sono già stati testati e messi in autoisolamento.
  • Greg Hunt, ministro della salute australiano, ha annunciato la sospensione dei viaggi senza quarantena per i neozelandesi per un minimo di 72 ore, dopo un caso della variante sudafricana del virus rilevata in una donna in Nuova Zelanda.
  • Il 24 gennaio, Israele ha annunciato lo stop di una settimana per la maggior parte dei voli in arrivo e in partenza, nel tentativo di rallentare la diffusione di nuove varianti di coronavirus. Il provvedimento scatterà alla mezzanotte del 25 e rimarrà in vigore fino al 31 gennaio. Faranno eccezione i voli cargo e antincendio, nonché viaggi per cure mediche, funerali e procedure legali.
  • A otto mesi dalla sua creazione, nel maggio 2020, la piattaforma di accesso alla tecnologia covid-19 (C-Tap) lanciata dall’Organizzazione mondiale della sanità per facilitare le aziende farmaceutiche che vogliano condividere informazioni protette da brevetto sul fronte della lotta al virus, inclusi dati diagnostici, terapeutici e sperimentali, non ha ricevuto nessun contributo informativo, scrive Michael Safi sul Guardian: “La raccolta di trattamenti e dati consentirebbe a produttori qualificati di tutto il mondo di produrre attrezzature, farmaci o vaccini senza timore di essere perseguiti per violazione dei brevetti. L’obiettivo sarebbe ridurre i costi di produzione, alleviare la carenza globale di farmaci e tecnologie chiave e, dicono i sostenitori, rallentare la pandemia”. Il C-Tap ricalca lo spirito di altre iniziative di accesso globale, come Covax, il programma dell’Oms per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione dei vaccini ai paesi più poveri, e della piattaforma sostenuta dalle Nazioni Unite, il Medicines patent pool (Mpp), che negozia per conto dei sistemi sanitari pubblici le licenze per produrre farmaci brevettati. “L’Mpp ha ampliato nel 2020 il suo mandato (fino a quel momento concentrato sui farmaci contro l’hiv, la tubercolosi e l’epatite C) per includere i trattamenti per il covid-19, ma anch’esso finora non ha ricevuto alcuna proposta di accordo per farmaci, dati o tecnologia per combattere la pandemia covid-19”. Charles Gore, direttore esecutivo dell’Mpp, ha affermato che la mancanza di impegno è il simbolo di un fallimento nell’affrontare la pandemia in modo globale. Di avviso opposto Thomas Cueni, direttore della Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche, secondo il quale i diritti di brevetto sono “il motore che ha alimentato una rivoluzione nella ricerca e nello sviluppo”, inclusa la consegna record di diversi vaccini covid-19. “Ellen ‘t Hoen, esperta di proprietà intellettuale, medica e attivista, ha sottolineato che i governi più ricchi in tutto il mondo hanno investito miliardi di dollari dei contribuenti nello sviluppo di vaccini, che alla fine restano di proprietà delle aziende e dei loro azionisti. Il 21 gennaio una coalizione di gruppi di sostegno alla sanità pubblica e di organizzazioni umanitarie, inclusa la People’s vaccine alliance, ha inviato una lettera all’Oms sulla gestione del C-Tap chiedendo chiarimenti pubblici sulla strategia del programma, incontri regolari sui suoi progressi e dettagli del suo attuale sostegno finanziario”.
  • Monopolizzando la fornitura di vaccini contro il covid-19, i paesi ricchi stanno minacciando più che una catastrofe umanitaria: la devastazione economica che ne deriverà colpirà gli stati ricchi quasi quanto quelli del mondo meno industrializzato e più povero”. È l’assunto di uno studio accademico commissionato dalla Camera di commercio internazionale che sarà presentato il 25 gennaio, e di cui riporta i punti centrali un articolo di Peter S. Goodman sul New York Times: “Nello scenario più estremo – con le nazioni ricche completamente vaccinate entro la metà di quest’anno e i paesi poveri in gran parte esclusi – lo studio conclude che l’economia globale subirebbe perdite superiori a novemila miliardi di dollari, una somma maggiore della produzione annuale di Giappone e Germania messe insieme. Quasi la metà di questi costi ricadrebbe su paesi ricchi come Stati Uniti, Canada e Regno Unito. Nello scenario che i ricercatori definiscono molto probabile, in cui i paesi in via di sviluppo vaccinano metà della loro popolazione entro la fine dell’anno, l’intera economia mondiale dovrebbe sopportare un costo tra 1,8 e 3,8 mila miliardi di dollari. Lo studio conclude che un’equa distribuzione dei vaccini è nell’interesse economico di ogni paese, specialmente di quelli che dipendono maggiormente dal commercio. Si tratta di un ribaltamento dell’idea secondo cui condividere i vaccini con i paesi poveri sia semplicemente una forma di beneficenza”.
  • Nel frattempo resta sul tavolo la richiesta dell’India e il Sudafrica all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) perché sia almeno temporaneamente revocata la protezione dei brevetti sui farmaci e i vaccini contro il covid-19, in modo che i paesi non siano obbligati a perseguire le eventuali violazioni dell’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (Trips) firmato dai paesi aderenti alla Wto nel 1995. “L’accordo sta soffocando le risposte alle sfide senza precedenti poste dalla della pandemia di covid-19. L’accordo Trips impedisce una significativa condivisione di conoscenze e di trasferimento delle tecnologie” nel momento in cui tutto il mondo sta affrontando una pandemia, osserva Rachel Thrasher, ricercatrice presso il Global development policy center di Boston, “ma i principali paesi sviluppati e una manciata di paesi emergenti si sono opposti alla proposta di una moratoria su alcuni articoli del trattato, che ha raccolto il sostegno di diversi paesi tra cui Kenya, Eswatini, Mozambico, Pakistan, Sri Lanka, Tunisia, Indonesia, Egitto, Cuba, Tanzania (a nome del gruppo africano), Venezuela, Nigeria e Bangladesh. A dire il vero”, continua Thrasher, “in assenza di collaborazione da parte dei grandi innovatori farmaceutici, è improbabile che i produttori di farmaci generici concorrenti diventino operativi subito, anche con se avessero accesso a farmaci e tecnologie brevettati. Tuttavia, la sospensione del Trips consentirebbe ai paesi membri della Wto di sviluppare le proprie capacità farmaceutiche, senza la minaccia di dover difendere queste misure davanti a un tribunale internazionale”.
  • Nello Zimbabwe il numero dei decessi ha raggiunto quota mille, e tra loro negli ultimi dieci giorni ci sono anche tre ministri del governo. Si teme che la variante più contagiosa del virus cosiddetta sudafricana sia arrivata nel paese quando migliaia di residenti nei paesi vicini sono tornati a casa per le vacanze di dicembre. Già prima dello scoppio della pandemia, il sistema sanitario dello Zimbabwe era in difficoltà: sono stati frequenti gli scioperi del personale sanitario per chiedere salari migliori mentre gli ospedali affrontavano una costante carenza di medicinali e attrezzature. I medici affermano che il numero dei ricoveri per covid-19 sta salendo velocemente, ma è ancor più preoccupante il numero di coloro che starebbero morendo in casa perché non possono pagare le alte tariffe ospedaliere. Mancano anche indumenti protettivi adeguati per gli operatori sanitari. Intanto, il presidente Emmerson Mnangagwa ha dichiarato il 23 gennaio che gli esperti sanitari starebbero valutando diversi vaccini e “molto presto” ne approveranno alcuni. I primi a riceverlo saranno proprio gli operatori sanitari, ha affermato Mnangagwa.
  • In Germania il ministro della salute Jens Spahn ha dichiarato che il governo ha acquistato un nuovo farmaco a base di anticorpi monoclonali da usare inizialmente nelle cliniche universitarie. Il governo federale ha acquistato 200mila dosi per 400 milioni di euro di questo farmaco che, ha detto Spahn, “nelle prime fasi può aiutare i pazienti ad alto rischio a evitare una progressione più grave”. Spahn ha escluso la revoca delle restrizioni per le persone vaccinate fino a quando non sarà disponibile una vaccinazione per tutti i cittadini. La Germania ha esteso il confinamento nazionale fino al 14 febbraio, nonostante le crescenti richieste di allentamento di alcune misure, un allentamento sconsigliato da Eva Grill, presidente della Società tedesca di epidemiologia: “Se l’attuale lockdown sarà allentato troppo presto, rischiamo una terza ondata, che ci colpirà più duramente perché la nuova variante del virus è più contagiosa”. La Germania ha registrato 2.134.936 casi di coronavirus con 51.870 decessi, secondo gli ultimi dati dell’istituto Robert Koch per le malattie infettive.
  • Il 24 gennaio le proteste contro il coprifuoco nei Paesi Bassi sono degenerate in scontri con la polizia nelle città di tutto il paese. Le proteste sono cominciate poche ore dopo l’incendio di un centro per i test del covid-19 a Urk, città dell’industria ittica a nordest della capitale olandese. Le forze di sicurezza hanno usato contro i manifestanti cannoni ad acqua, gas lacrimogeni, cani e cavalli.
  • L’Ucraina ha riaperto scuole, ristoranti e palestre, dopo un lockdown di tre settimane, riferisce Reuters. I nuovi contagi sono diminuiti, passando da un picco di novemila casi al giorno all’inizio di gennaio a 2.516 il 25 gennaio, il numero più basso dall’inizio di settembre.
  • Il 25 gennaio, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha reintrodotto le restrizioni di viaggio per i cittadini non statunitensi provenienti da Brasile, Irlanda, Regno Unito, gran parte dell’Europa e dal Sudafrica. Biden ha, inoltre, firmato due provvedimenti per aumentare l’assistenza alimentare e per aumentare il salario minimo federale a 15 dollari.
  • Il 24 gennaio il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador è risultato positivo al covid-19. Il presidente ha aggiunto che i suoi sintomi sono lievi e che sta ricevendo cure mediche. Il Messico è uno dei 17 paesi al mondo che ha segnalato più di un milione di casi di covid-19.
  • Un secondo lotto di 6,5 milioni di dosi di vaccino-19 sviluppato dalla cinese Sinovac Biotech è arrivato in Turchia il 25 gennaio. Ankara ha dichiarato che l’accordo con l’azienda è per 50 milioni di dosi . Secondo il ministero della salute, il paese ha vaccinato finora più di 1,25 milioni di persone, tra cui quasi tutti gli operatori sanitari e gli anziani, servendosi di un programma di vaccinazione a domicilio per tutti gli over 85.
  • Secondo i funzionari sanitari, almeno 18.111 persone risultate positive al covid-19 in Giappone stanno aspettando un letto d’ospedale o un posto nei centri di isolamento delle 11 prefetture del paese sottoposte a stato di emergenza. I 18.111 pazienti segnalati il 24 gennaio includono persone con sintomi lievi o assenti.
  • I residenti di Tonghua, una città nel nordest della Cina, hanno protestato sui social network contro il rigoroso confinamento totale che li ha lasciati a corto di cibo e medicine. La città è bloccata dal 18 gennaio a causa dell’aumento dei contagi e secondo le regole imposte dal governo le persone dovrebbero ricorrere ai servizi online per ordinare i beni di prima necessità e farseli consegnare dai volontari, che però sono meno del necessario. Il vicesindaco, Jiang Haiyan, ha subito espresso le sue scuse in conferenza stampa.

Ha collaborato Sara Tartamo

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it