Max Gazzè a Roma, cronaca di un concerto distanziato
“Ha 36, tutto a posto. Può entrare”. Se un anno fa ci avessero detto che a un concerto estivo all’auditorium Parco della musica di Roma saremmo stati accolti da un termoscanner, ci saremmo fatti una risata sarcastica. E se ci avessero detto che il 2 luglio Max Gazzè avrebbe aperto il suo concerto non suonando una canzone, ma facendo salire sul palco un gruppo di lavoratori dello spettacolo con le mascherine sulla faccia, avremmo detto che neanche in una puntata di Black mirror. E invece è così. La musica dal vivo in questo momento è questa cosa qui, prendere o lasciare.
Alla cavea, nel miglior luogo per i concerti all’aperto della capitale, verso le nove e mezzo c’è un’atmosfera strana, ma emozionante, quando Gazzè si presenta sul palco per quello che di fatto è il primo concerto a pagamento della stagione estiva tenuto da un artista “famoso”. Non ha ancora il basso a tracolla e si capisce subito che è molto emozionato. Saluta e ringrazia il pubblico, e poi fa salire i lavoratori in mascherina, che rappresentano più di 400mila persone del settore in grave difficoltà economica a causa della mancanza di tutele. Dal palco fanno un appello al governo: chiedono più tutele, un contratto unico e più fondi. Si prendono un lungo e meritato applauso e lasciano lo spazio alla musica.
I posti a sedere, sia nel parterre sia nella tribuna, sono ovviamente distanziati: se si è soli se ne può occupare uno ogni due vuoti; solo le coppie possono sedersi vicino. I paganti sono circa mille, la capienza è ridotta di un terzo rispetto al normale, ma il concerto, il primo di tre date consecutive a Roma, non ha fatto registrare il tutto esaurito. La produzione sul palco è evidentemente ridotta al minimo: ci sono solo le luci indispensabili, nessun visual, nessun cambio d’abito. La band è ridotta all’osso: batteria, tastiere, un polistrumentista e un chitarrista, oltre ovviamente a Gazzè, che canta e suona il basso. A fare avanti indietro per cambiare gli strumenti si vede un solo roadie, come si chiama in gergo.
Gazzè però è contento e per nulla spaventato dalle sedie vuote. Si gira verso il suo tastierista e con un bel sorriso dice: “Prego, maestro. Che bello poterlo dire di nuovo!”. La band attacca Mille volte ancora, un brano del 2015 con il quale sembrano voler dire “bentornati” a tutti (“Ti scorderò, ti rivedrò, ti abbraccerò di nuovo per ricominciare”). E poi c’è subito un classico del repertorio del cantautore romano per scaldare un po’ il pubblico: Vento d’estate.
“Questa estate non era previsto un tour di Max Gazzè, avrebbe dovuto lavorare al disco nuovo. Ma un po’ all’ultimo abbiamo deciso di organizzare le date per dare un segnale”, spiega Francesco Barbaro, fondatore di Otr live, il promoter indipendente che lavora da anni con il cantautore e con musicisti come Diodato, Levante e Carl Brave. “Stasera Max non ha percepito nessun cachet, e nelle prossime date, se tutto andrà bene, percepirà un terzo di quello che ha preso l’anno scorso, forse anche meno. Ma quello che conta è che, per fare un esempio, alla data di stasera se contiamo i nostri tecnici e quelli dell’auditorium hanno lavorato tra le quaranta e le cinquanta persone, più le altre che hanno lavorato per l’auditorium alla manutenzione, alle pulizie e altro. E quando andremo in tour porteremo in giro tra i 22 e i 24 lavoratori, senza contare quelli a cui ci appoggeremo sul posto”.
Barbaro sostiene che sia molto importante fare concerti subito e non condivide il messaggio diffuso dall’associazione di categoria Assomusica a maggio, nel quale si dava appuntamento al 2021 per i grandi eventi. “Quell’appello non mi è piaciuto. Fermarsi non è la risposta giusta, bisogna ripartire, al netto delle condizioni difficili. Perché artisti come Vasco Rossi e Laura Pausini non fanno dei concerti, anche piccoli, per sostenere i loro tecnici? Non capisco. Conviene mettere fieno in cascina da qui a settembre, perché l’autunno sarà una grande incognita: per l’estate alcune regioni, come il Lazio e il Veneto, hanno fatto delle deroghe per aumentare la capienza (ora nel Lazio si possono organizzare eventi con 1.500 presenze), ma con le leggi attuali mettere diecimila persone dentro un palazzetto o un migliaio di persone dentro un teatro non sarà scontato. Per ascoltare certa musica probabilmente dovremo aspettare maggio 2021. Lavoriamo il più possibile fino a settembre e poi prendiamoci un’altra lunga pausa di riflessione”, aggiunge il promoter.
Nel salotto di casa
Il concerto prosegue. La scaletta è una specie di greatest hits studiato apposta per festeggiare l’occasione: si alternano brani come Il timido ubriaco, La favola di Adamo ed Eva e I tuoi maledettissimi impegni, con qualche rarità dedicata ai fan: Gli anni senza un dio e La cosa più importante.
Non mancano piccoli problemi tecnici e qualche momento di stanca visto che la band, per stessa ammissione di Gazzè, è un po’ arrugginita dopo mesi d’inattività. “Ho fatto due semitoni orrendi”, dice a un certo punto il musicista ai compagni durante una pausa tra una canzone e l’altra. Nel corso della serata, non perde mai la voglia di scherzare e l’autoironia. Verso metà concerto è lo stesso Gazzè a dare la definizione migliore di quello che sta succedendo: “È come suonare nel salotto di casa”.
Il pubblico è ovviamente motivato e molto ben disposto. Verso la fine, a partire dal brano Sotto casa, molte persone si alzano per ballare, anche se per ovvi motivi non si avvicinano al palco come spesso succede d’estate alla cavea. Certo che, e questo lo si capisce soprattutto nell’ultima ora di esibizione, gli spazi vuoti non possono che frenare il coinvolgimento collettivo, e alla lunga perfino la band sembra fare leggermente fatica a tenere alta la tensione. Nei bis compare Carl Brave per cantare insieme Posso. Poi il cantautore chiude con La vita com’è e Una musica può fare.
Ci sono concerti che contano per la performance in sé, e altri che contano per quello che rappresentano. Nel caso del live di Gazzè a Roma la bilancia pende forse verso la seconda cosa. Per questo bisogna ringraziare proprio lui, che ha deciso di mettersi in gioco in un contesto non facile e di dare un segnale all’intero settore, che per fortuna comincia a dare qualche segnale di vita. L’auditorium Parco della musica ha messo in piedi in poco tempo una stagione estiva alternativa, intitolata Auditorium Reloaded, con un programma niente male. Il vincitore di Sanremo Diodato andrà in tour, Brunori Sas ed Elodie hanno cominciato ad annunciare delle date estive, mentre molti festival si terranno lo stesso. Insomma, qualcosa si muove. Per citare Gazzè, il settore è sull’orlo del precipizio, ma può essere salvato.