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La chitarra di Mdou Moctar in cerca di giustizia

Mdou Moctar. (Ebru Yildiz)

Nel 2021 ho intervistato al telefono il chitarrista tuareg Mdou Moctar. In quel momento lui era in mezzo al traffico a Tahoua, la città del Niger dove vive, e io ero collegato dall’Italia mentre un’interprete da Parigi mi traduceva le sue risposte dal tamasheq al francese. È stato uno dei colloqui più difficili e avventurosi che abbia mai avuto con un musicista. Non per colpa sua: Mdou Moctar era gentile e disponibile. Ma la linea continuava a cadere per problemi con la connessione, e a un certo punto si è sentito un rumore molto forte: c’era stato un incidente stradale.

In una delle pause mi sono trovato a conversare con la traduttrice per ingannare il tempo. Nonostante le condizioni difficili, l’intervista con il musicista tuareg mi aveva dato diversi spunti interessanti: mi aveva raccontato il suo rapporto con la chitarra elettrica e avevamo discusso dell’impatto devastante del colonialismo e del neocolonialismo sul Niger, un problema che lui denuncia da sempre nei suoi brani.

Quando ho letto la notizia della pubblicazione di Funeral for justice, il nuovo album di Mdou Moctar previsto per il 3 maggio, mi è tornato in mente quell’avventuroso collegamento telefonico. E ho pensato che probabilmente il nuovo lavoro, registrato dopo due anni trascorsi in tour per il mondo in seguito all’uscita di Afrique victime del 2019, è un nuovo capitolo di quelle riflessioni musicali sulle sorti del Niger e del popolo tuareg.

Lo dimostra anche il primo singolo estratto, che dà al titolo al lavoro ed è saturo di chitarre nervose e cori in lingua tamasheq. “Questo album per me è davvero diverso”, ha spiegato Moctar nel comunicato stampa. “In Africa i problemi causati dal terrorismo jihadista adesso sono più seri. Quando gli Stati Uniti e l’Europa sono venuti qui, hanno detto che ci avrebbero aiutato, ma quello che vediamo è molto diverso”.


La band di Mdou Moctar ha cominciato a esibirsi tanti anni fa in Niger in occasione di matrimoni tradizionali. Oggi non lo fa più, per motivi di sicurezza, ma il gruppo ha conservato buona parte di quella energia e di quel tipo d’interazione con il pubblico, anche se ora calca palchi più grandi. Per chi fosse curioso di vederli in Italia, l’appuntamento è giovedì 22 agosto, quando il gruppo si esibirà al Circolo Magnolia di Segrate, alle porte di Milano.

Funeral for justice è stato registrato in cinque giorni in una casa vuota a nord di New York. Nel luglio 2023, quando Funeral for justice era già stato completato, il governo eletto del Niger è stato deposto da un colpo di stato militare. Il presidente è finito agli arresti domiciliari e la nazione è piombata nel caos. I francesi si sono ritirati e l’area continua a essere minacciata dal terrorismo. La band, allora in tournée negli Stati Uniti, per un certo periodo non ha potuto tornare dalle proprie famiglie. “Con Funeral for justice volevo davvero che il messaggio politico fosse chiaro, visto tutto quello che sta succedendo”, ha detto il chitarrista.

Questo testo è tratto dalla newsletter Musicale.

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