Creazione di un quartier generale per affrontare l’ondata di caldo con personale infermieristico professionale, aumento delle ambulanze in servizio, apertura di decine di centri di ristoro, convenzione con compagnie di taxi per il trasporto degli anziani in luoghi freschi, assunzione di lavoratori per fare visite domiciliari.

È il piano del governo francese per affrontare l’ondata di caldo nel luglio 2022? No, è quello del sindaco di Chicago alla fine del luglio 1995 per proteggere dal caldo i suoi cittadini più vulnerabili. Pochi giorni di caldo causarono solo due morti nella città statunitense. Ma due settimane prima l’aumento delle temperature – fino a 41 gradi durante il giorno – ne aveva uccise più di 700 in una settimana. Quell’ondata di caldo è stata una delle più mortali nella storia degli Stati Uniti.

A 26 anni di distanza, quali sono le indicazioni date dal governo francese per proteggersi dagli impatti delle temperature che hanno raggiunto livelli senza precedenti (40,5 gradi a Nantes e 41,7 a Biscarosse)? Osservare una “vigilanza assoluta”, “adottare i comportamenti giusti”, come restare al fresco, preoccuparsi per gli anziani e rivolgersi a un numero verde gratuito, attivo solo tra le 9 e le 19. Il municipio di Parigi ha anche messo a disposizione stanze rinfrescate e mobilitato dei medici per contattare le persone fragili.

Ma cosa succede a una persona che vive troppo isolata? O è troppo debole per adottare i “comportamenti giusti”? Le autorità pubbliche non dovrebbero essere responsabili di aiutare le persone povere e isolate, invece di chiedergli di adattarsi alla situazione e avere le reazioni adeguate? In Spagna, un uomo di 60 anni è morto mentre spazzava il marciapiede a una temperatura di 39 gradi. Secondo il ministero della salute spagnolo in cinque giorni di ondata di caldo, 360 persone hanno ceduto al caldo. In Portogallo sono state 569.

I quartieri abbandonati hanno avuto più morti
Tuttavia, ci sono lezioni da trarre dalla tragedia di Chicago del 1995, come dimostrato dal ricercatore statunitense Eric Klinenberg che ha studiato per diversi anni questo disastro. Il suo libro Heat wave summer 1995: social autopsy of a disaster si chiede come sia possibile che 739 persone siano morte per il caldo in una grande città del paese più ricco del mondo, tra il 14 luglio e il 20 luglio 1995.

È stata la conseguenza della segregazione e delle disuguaglianze, ma non solo, secondo il sociologo. Otto dei dieci quartieri con il più alto tasso di mortalità erano popolati quasi esclusivamente da afroamericani. Queste aree erano anche caratterizzate da una grave povertà e da un’alta concentrazione di criminalità. In questi quartieri vivevano molte persone che erano completamente isolate.

Chicago, 17 luglio 1995. I corpi di persone morte a causa del caldo vengono caricati su camion refrigerati. (Charles Bennett, Ap/LaPresse)

“Ma questa è solo una parte della storia”, osserva Klinenberg, che confronta la difficile situazione dei residenti di due quartieri, sociologicamente simili, nel West Side di Chicago: North Lawndale e South Lawndale. Il primo ha avuto 33 decessi ogni centomila abitanti e il secondo solo tre ogni centomila. Perché questa differenza? Nelle aree urbane in cui ci sono stati meno morti le strade erano vivaci, c’erano molti negozi sempre aperti, strutture pubbliche come parchi e biblioteche e la vita comunitaria era attiva. Questo è ciò che il sociologo chiama “infrastrutture sociali”, ovvero il tessuto che struttura la vita di un quartiere.

Al contrario, i quartieri più colpiti erano caratterizzati da un alto grado di abbandono: negozi chiusi, fabbriche in rovina, terreni abbandonati usati per il traffico di droga, residenti in fuga. Nel primo caso, si poteva raggiungere a piedi un ristorante o il negozio di alimentari. La gente conosceva i vicini, sapeva chi viveva da solo, chi era malato. L’esistenza di un ambiente urbano accogliente – ​​Klinenberg parla di “ecologia sociale” – incoraggiava le persone sole a uscire in strada e a incontrarne regolarmente delle altre.

Il tasso di mortalità per gli afroamericani è stato il più alto tra tutti i gruppi di popolazione. Questo indica una forma di razzismo ambientale

Nel secondo caso, gli anziani rimanevano chiusi nelle loro case. Scollegati dalle loro famiglie, erano anche privati ​​della possibilità di fare amicizia. Le vittime erano principalmente anziani: il 73 per cento aveva più di 65 anni. In proporzione, il tasso di mortalità per gli afroamericani è stato il più alto tra tutti i gruppi di popolazione. Questo indica una forma di razzismo ambientale, in cui le persone solitamente discriminate per la loro appartenenza a un gruppo razziale subiscono anche gli effetti di ambienti particolarmente tossici.

Un’altra lezione è retrospettivamente agghiacciante: la città di Chicago e le autorità sanitarie avevano inizialmente relativizzato l’impatto sulla salute di quel caldo. Ci volle tutta la testardaggine di un medico legale, Edmund Donoghue, perché il catastrofico aumento dei decessi fosse attribuito all’ondata di caldo.

Tuttavia, la mortalità dovuta a questi eventi termici “era senza precedenti nella storia delle ondate di calore negli Stati Uniti”. E le immagini di cadaveri e camion frigo erano state mostrate dai mezzi d’informazione. Ma “nessuno poteva vedere cosa gli fosse realmente accaduto”. Per Klinenberg, “le ondate di calore sono assassine silenziose e invisibili di persone silenziose e invisibili”.

Le ondate di caldo sono ciò che il sociologo Marcel Mauss ha definito “un evento totalmente sociale”. Vale a dire, un evento che mette in gioco le istituzioni sociali e, di conseguenza, mette a nudo una parte della realtà che solitamente è difficile da percepire.

Dopo l’ondata di caldo del luglio 1995 a Chicago, i corpi di 41 persone rimasero abbandonati. Nessuno li ha mai reclamati. Finirono per essere sepolti in scatole di compensato, in un’unica fossa comune.

(Traduzione di Stefania Mascetti)

Questo articolo è uscito sul giornale francese online Mediapart.

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