Il 28 maggio trenta migranti sono stati uccisi e undici sono rimasti feriti nella città libica di Mizdah, a circa 160 chilometri a sudovest di Tripoli. Il ministero dell’interno del governo di accordo nazionale (Gna) ha dichiarato che si tratta di 26 migranti bangladesi e di quattro africani, come africani sono i feriti. I sopravvissuti sono stati portati all’ospedale di Zintan.
I dettagli di questo massacro variano e abbondano i tentativi di politicizzarlo. Tuttavia, secondo fonti locali e secondo quanto dichiarato dal Gna, si è trattato di una vendetta per l’uccisione di un noto trafficante di esseri umani della città.
Il Gna evita di fare nomi, ma stando a quanto affermato da alcune fonti locali il trafficante è Youssef Bassor al Jreed, che secondo alcuni era uno dei più potenti trafficanti del paese. Era un collegamento importante tra i trafficanti attivi nella regione occidentale e quelli della parte meridionale, e facilitava i trasferimenti verso le città costiere.
La storia della morte di Al Jreed ha due versioni: secondo la prima, i migranti si sarebbero ammutinati a causa delle torture e dei maltrattamenti subiti. Nella seconda versione Al Jreed avrebbe ucciso, dopo un litigio, uno dei suoi uomini, originario dell’Africa subsahariana, responsabile delle attività di coordinamento. A quel punto i migranti si sarebbero ribellati, lo avrebbero ucciso e si sarebbero barricati nel magazzino.
Incursione armata
Il quotidiano libico Alwasat ha pubblicato il resoconto di un testimone oculare secondo cui intorno alle 23 un gruppo formato da trafficanti che lavoravano per Al Jreed e dai suoi familiari ha assediato il magazzino. Dopo una lunga negoziazione, più di cento africani sono usciti disarmati e hanno consegnato il corpo di Al Jreed. A quel punto la folla ha fatto irruzione nel magazzino con un veicolo blindato dopo essersi aperta un varco nel muro con armi pesanti.
In una dichiarazione video il ministro degli esteri del Bangladesh, Ak Abdul Momen ha affermato che cinque degli undici bangladesi feriti sono in condizioni critiche. “Tre di loro sono stati già sottoposti a un intervento chirurgico e altri due saranno presto portati in sala operatoria. Hanno diverse ferite da arma da fuoco”.
Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, nel 2020 circa quattromila persone sono state intercettate o tratte in salvo in mare e riportate in Libia. A causa del conflitto in atto i trafficanti di esseri umani e i contrabbandieri possono avere più facilmente accesso ai migranti rinchiusi nelle strutture di detenzione. Sebbene i dettagli sulla morte del trafficante siano ancora poco chiari, le notizie orribili del massacro per vendetta sono incontestabili: nel conflitto in corso l’influenza delle tribù nelle città libiche è in aumento, e va di pari passo con il declino della sovranità di istituzioni statali già molto fragili.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it