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Ragazze e ragazzi fanno i conti con l’ansia per la crisi climatica

Un giovane attivista di Ecoton prepara un’installazione realizzata con bottiglie raccolte dal fiume a Gresik, in Indonesia, 17 settembre 2021. (Juni Kriswanto, Afp )

A mano a mano che i cambiamenti climatici causano un aumento di disastri mortali – e con gli avvertimenti degli scienziati sul peggio che deve ancora arrivare – i giovani si trovano a fare i conti con una crescente ansia ecologica per il futuro del pianeta e delle loro vite. Lo affermano alcuni psicologi in uno studio pubblicato in preprint sulla rivista medica The Lancet.

I loro sentimenti di rabbia, paura e impotenza non derivano solo dai danni ambientali ma soprattutto dalla mancanza di volontà, da parte degli adulti, di fermarli. E questo nonostante le molte soluzioni disponibili e la schiacciante evidenza dei rischi esistenti, sostiene la ricerca.

“L’ansia ecologica è un segnale di salute mentale, una risposta decisamente appropriata a quel che sta accadendo”, dice Caroline Hickman, psicoterapeuta e principale autrice dello studio internazionale. Secondo Luisa Neubauer, un’attivista tedesca del movimento studentesco Fridays for future (che torneranno in piazza nelle città il 24 settembre), l’inerzia dei leader mondiali nei confronti del riscaldamento globale è un qualcosa di “troppo grande da gestire o da accettare. Che impatto ha sui giovani vedere il mondo sgretolarsi quando abbiamo delle soluzioni disponibili e sappiamo come fermare la crisi? Lo stato ci sta spingendo nel baratro”, afferma.

Ecco i risultati dello studio, condotto su diecimila bambine, bambini e adolescenti in dieci paesi del mondo.

Quanti giovani sono preoccupati e quanta paura hanno?

Più della metà delle persone intervistate – in paesi come India, Brasile, Nigeria, Regno Unito, Australia e Stati Uniti – ha dichiarato di temere per la sicurezza della loro famiglia e che l’ansia influenza la loro capacità di dormire, studiare, mangiare o giocare.

Quattro su dieci hanno dichiarato che la crisi climatica li rende incerti sull’avere dei figli, e oltre la metà di loro ha ammesso di ritenere che l’umanità sia “spacciata”.

“Siamo rimasti sconcertati di fronte a queste percentuali, alle proporzioni dell’angoscia”, racconta Hickman, che fa parte del comitato organizzativo della Climate psychology alliance nel Regno Unito.

Ragazze e ragazzi delle Filippine – colpiti da cicloni sempre più gravi – e del Brasile – un paese vittima della deforestazione – sono i più preoccupati: tra loro lo sono nove su dieci. Ma anche quelli che vivono in paesi più ricchi hanno segnalato alti livelli d’angoscia. “Penso che le persone siano sempre più consapevoli di quanto sia minaccioso, specialmente per una persona giovane, guardare alla vita che l’aspetta sapendo che trascorreremo ogni singolo anno in piena crisi climatica”, dice Neubauer.

Quanto sono frustrati e impauriti?

Le ricadute sulla quotidianità di questi livelli alti di ansia e la sensazione di tradimento “colpiranno inevitabilmente la salute mentale dei bambini e dei giovani”, sostiene lo studio.

Alcuni psicologi hanno suggerito che aiutare i giovani preoccupati a intraprendere azioni significative per affrontare la crisi climatica – dal partecipare a manifestazioni al mangiare meno carne – può ridurre i sentimenti d’impotenza e proteggere la loro salute mentale.

Ma Hickman sostiene che “curare l’ansia ecologica solo agendo in modo sostenibile non è sufficiente”. Secondo la psicoterapeuta è una “soluzione semplificata”, che non affronta il vero problema, e cioè la necessità che i governi agiscano in fretta.

Neubauer si aspetta che nel lungo termine queste pressioni sui giovani possano far impegnare ancora di più alcuni di loro, ma portare tanti altri a disimpegnarsi. “Di questi tempi è facile perdere la fiducia nello stato e nella politica, perché ci stanno deludendo”, dice. “Ma è anche facile finire per disinteressarsi totalmente, dirsi che la situazione è talmente difficile che è impossibile affrontarla, smettere di volersi informare. Vedremo persone che vorranno fuggire dalla crisi e dall’inerzia con cui viene affrontata”, prevede.

Lo studio può aiutare i giovani a proporre delle azioni legali sul clima?

Giovani attivisti, dal Portogallo alla Colombia, passando per gli Stati Uniti, sono all’origine di un numero crescente di petizioni e cause legali per chiedere un’azione più rapida sul cambiamento climatico, di solito per motivi che hanno a che fare la difesa dei diritti umani.

L’anno scorso, per esempio, sei bambini e giovani adulti portoghesi hanno chiesto alla Corte europea dei diritti dell’uomo d’intimare a 33 paesi di applicare tagli più decisi delle emissioni di CO2, spiegando che le risposte inadeguate dei governi mettono in pericolo il loro futuro.

La stessa Neubauer è stata la principale querelante in una causa nota, che ad aprile in Germania ha spinto la corte costituzionale a dichiarare “incompatibile con i diritti fondamentali” il piano climatico del paese, costringendo il governo ad aumentare i tagli alle emissioni. “La corte ci ha sorpreso, sposando davvero la nostra causa e dicendo che non agire oggi danneggerà la libertà e la sicurezza di domani”, due elementi garantiti dalla costituzione.

Secondo Hickman, più in generale “il disagio psicologico potrebbe essere considerato una violazione dei diritti umani. I nostri risultati ci mostrano che esiste un danno morale per i bambini e i giovani”.

Cosa potrebbe ridurre i rischi per la salute mentale dei giovani?

Quel che farà davvero la differenza sarà spingere molte più persone a considerare la crisi climatica come una questione che le riguarda da vicino e costringere effettivamente i governi al cambiamento, dice Neubauer. “Dobbiamo fare più pressione. Bisogna che più persone adulte capiscano che questo è anche un loro problema. Che lo è per tutti”.

In questo momento l’idea che i giovani da soli possano in qualche modo “risolvere” la crisi climatica è un fardello pesante da sostenere. “Non saremo noi a risolverla. Stiamo facendo tutto quello che possiamo, ma non sarà sufficiente. Abbiamo bisogno di tutti”.

Hickman concorda sul fatto che aumentare la pressione sui governi e su altre istituzioni che hanno il potere di portare avanti una vera azione contro la crisi climatica sia il modo più semplice per abbassare la pressione sulla salute mentale di bambini e adolescenti.

“Vogliamo ridurre l’ansia ecologica tra giovani e ragazzi, facendola crescere tra i ministri”, dice. “Dobbiamo dire ai governi: ‘Dov’è la vostra coscienza?’”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dalla [Thomson Reuters foundation](http://How climate inaction is driving a mental health crisis in children).

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