Il 24 agosto milioni di elettori in Angola andranno alle urne per le elezioni parlamentari che decideranno anche il nuovo leader. Come stabilito dal sistema elettorale del paese, presidente e parlamento saranno eletti contemporaneamente, con un unico segno sulla scheda elettorale. Il capo di stato uscente João Lourenço sta cercando di prolungare la sua presidenza con un secondo mandato di cinque anni presentandosi con il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (Mpla), il partito che guida il paese da quasi mezzo secolo.
L’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (Unita), l’altro movimento di guerriglia diventato poi principale partito di opposizione, spera nella vittoria del suo candidato, Adalberto Costa Junior.
Lourenço è diventato presidente nel 2017, scelto dal suo predecessore José Eduardo dos Santos, che si era dimesso dopo quarant’anni di governo. Lourenço si era presentato come un uomo in grado di inaugurare una nuova epoca, in evidente rottura con i dolorosi ricordi della guerra civile, la cattiva gestione delle risorse dello stato e la povertà estrema.
I suoi impegni avevano convinto la maggioranza dei 35 milioni di angolani, perciò la vittoria di Lourenço è stata storicamente importante, come sottolinea l’analista politico di Luanda Claudio Silva. “Era la prima volta dal 1979 che avevamo un presidente diverso da dos Santos. Molti angolani hanno conosciuto un solo presidente in tutta la loro vita”, ha spiegato Silva.
La presidenza di Lourenço
Ci sono state delle azioni simboliche nel corso dei primi mesi del mandato di Lourenço. Ha incontrato critici di lungo corso dell’Mpla al palazzo presidenziale, ha accusato la polizia di uso eccessivo della forza contro i manifestanti e ha invitato i mezzi d’informazione di stato ad andare oltre la linea ufficiale del partito. Tuttavia, al di là dei ramoscelli d’ulivo offerti a diversi segmenti della società angolana, secondo gli analisti la trasformazione promessa non è mai avvenuta.
Le annunciate elezioni locali sono state rinviate all’infinito nel tentativo di mantenere il controllo centrale sulle province. Stazioni televisive e radiofoniche private sono state chiuse su ordine del governo senza un criterio preciso. Anche la lotta contro la corruzione, altro caposaldo della sua campagna elettorale, ha lasciato molto a desiderare. “È stata molto selettiva, simile a una caccia alle streghe contro il suo predecessore e i suoi accoliti”, ha continuato Silva. “Persone del suo stesso gabinetto sono state accusate, con tanto di prove, di corruzione, ma né lui né i suoi tribunali hanno fatto nulla”.
Nonostante il bisogno urgente di diversificare l’economia dipendente dal petrolio questo continua a rappresentare più del 90 per cento delle esportazioni, rendendo il paese estremamente vulnerabile all’instabilità dei prezzi sui mercati internazionali. Laurenço ha cercato di creare legami con nuovi partner come Stati Uniti, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Germania e Qatar. I suoi sforzi di rivitalizzare l’economia chiusa del paese, con la privatizzazione di aziende statali e i piani sponsorizzati dal Fondo monetario internazionale, sono stati lodati dalla comunità internazionale.
Questioni reali
Mentre gli investitori stranieri e i circoli imprenditoriali nazionali lodano Lourenço definendolo un riformatore coraggioso, secondo tanti angolani le sue politiche non hanno migliorato affatto le condizioni di vita in una delle società più diseguali del mondo. Metà della popolazione vive ancora in povertà estrema. Negli ultimi anni la disoccupazione è sempre stata al di sopra del 30 per cento. Le privatizzazioni non hanno portato miglioramenti nelle infrastrutture, nella sanità o nelle scuole.
“Il 65 per cento della popolazione angolana è urbanizzata”, ha affermato Marisa Lourenço (che non ha alcuna parentela con il presidente), un’analista di Johannesburg presso l’azienda di consulenza Control risk. “Le persone sono ammassate in città senza alloggi e infrastrutture adeguate, senza alcuna prospettiva di un miglioramento delle loro condizioni di vita o di maggiori opportunità di occupazione”. Oltre i due terzi della popolazione angolana hanno meno di 30 anni e, secondo il parere dei commentatori, il fattore demografico potrebbe essere determinante nelle elezioni.
I giovani che sono scesi in piazza per chiedere condizioni di vita migliori hanno ricevuto una risposta durissima dalla polizia
“Non hanno memoria della nostra guerra civile, ma hanno assistito per trent’anni al modo in cui l’Mpla ha sprecato la grande opportunità della nostra generazione di sviluppare sul serio il paese e hanno visto in che modo la corruzione dilagante ha distrutto la nostra società e la nostra capacità di diventare uno stato stabile”, ha detto Silva. Negli ultimi mesi sempre più giovani, soprattutto nelle aree urbane, hanno fatto sentire la loro voce. Chi è sceso in piazza per chiedere condizioni di vita migliori ha ricevuto una risposta durissima dalla polizia.
L’opposizione
In campagna elettorale la strategia dell’opposizione è stata quella di sfruttare la rabbia dei cittadini frustrati e le pressioni crescenti sul partito di governo perché conservi il potere. La coalizione guidata dall’Unita spera che Costa Junior riesca a scalzare Lourenço. Secondo i sondaggi preliminari, Costa Junior, un politico carismatico, sta guadagnando terreno nelle aree urbane. In caso di vittoria, sarà il primo candidato dell’opposizione a conquistare la presidenza dall’introduzione del sistema multipartitico nel 1992.
Secondo un sondaggio realizzato a maggio da Afrobarometer, l’Unita era a sette punti dall’Mpla e quasi la metà degli elettori non sapeva ancora per chi votare.
Tuttavia, secondo Lourenço di Control risk il partito sembra non avere una strategia comunicativa: “Le politiche dell’Unita non sono chiare. Sappiamo più delle sue lamentele contro l’Mpla che delle sue posizioni. Gli elettori vogliono chiarezza”.
E nonostante la crescente popolarità dell’opposizione, il controllo assoluto esercitato dal partito di governo su alcune istituzioni statali, come la commissione elettorale nazionale e la corte costituzionale, potrebbe secondo i commentatori favorire l’obiettivo di prolungare il suo potere. Per di più, nel 2021 l’Mpla ha approvato una legge elettorale che centralizza il conteggio dei voti di tutto il paese.
“È più che evidente che l’Mpla ricorrerà a mezzi illegali ben noti per mantenere il potere a tutti i costi”, ha detto Silva. Se Lourenço dovesse vincere, il suo secondo mandato porterà più investimenti stranieri e la disponibilità a esplorare le opportunità derivanti dalla risposta al fabbisogno di gas dell’Europa. Dato che le sue promesse di una nuova epoca sono lentamente svanite e la sua popolarità si è ridotta, un’eventuale vittoria potrebbe “alimentare disordini sociali a cui seguirebbe una risposta repressiva dallo stato per mantenere saldo il controllo dell’Mpla”, ha commentato Lourenço di Control risk.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo è uscito sul sito di Al Jazeera. Internazionale ha una newsletter settimanale che racconta cosa succede in Africa. Ci si iscrive qui.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it