La scorsa settimana l’Organizzazione mondiale della sanità ha dato il nome a una nuova “variante di interesse” del coronavirus, la variante mu. È stata rilevata per la prima volta in Colombia nel 2021 e finora è stata segnalata in circa 39 paesi. La mu presenta dei cambiamenti, o mutazioni, che potrebbero renderla capace di aggirare in parte la protezione che abbiamo ottenuto grazie ai vaccini contro il covid. Un elemento rassicurante è tuttavia che, pur essendo in circolazione da gennaio 2021, non sembra in grado di surclassare la delta, la variante dominante in gran parte del mondo. Se la mu fosse stata una variante cattiva, avremmo già dovuto vederne dei segnali, ma questo non è ancora avvenuto.

Cos’è una variante di interesse?
Un elemento notevole della nostra risposta al covid è stato il frequente sequenziamento genomico, che in passato non era mai stato fatto su una scala così vasta. Questo ci ha consentito di tracciare e mappare l’evoluzione del virus in tempo reale, seguendone adattamenti e mutazioni.

Alcune mutazioni possono essere dannose per il virus, altre però possono essere vantaggiose, consentendogli di diffondersi meglio e sfuggire alla protezione offerta dai vaccini o alla sensibilità dei tamponi. Se ci sono cambiamenti del virus che ne evidenziano la potenzialità di provocare più danni, la variante può essere definita “di interesse” ed essere tenuta sotto osservazione.

La variante mu ha delle mutazioni che potrebbero conferire al virus alcune di queste proprietà, ma si stanno ancora raccogliendo le prove. Le altre quattro varianti di interesse sono eta, iota, kappa e lambda.

Se dovessero esserci prove sufficienti del fatto che la mu sia più pericolosa e stia cominciando a superare altre varianti come la delta, potrebbe essere promossa al rango di “variante di preoccupazione”. Finora le quattro varianti di preoccupazione sono la alfa, la beta, la gamma e la delta.

Può sfuggire ai vaccini?
La maggior parte dei vaccini contro il covid-19 prende di mira la proteina spike del virus, che quest’ultimo usa per entrare nelle cellule. I vaccini espongono i nostri corpi a una parte del virus, di solito la proteina spike, così il nostro sistema immunitario può imparare come sconfiggere il virus nel caso dovesse incontrarlo.

Se una variante presenta dei cambiamenti significativi nella proteina spike, questo potrebbe indebolire l’efficacia dei vaccini.

L’Oms ha dichiarato che le prime prove raccolte suggeriscono che la variante mu potrebbe in parte eludere gli anticorpi che otteniamo tramite il vaccino. Poiché tuttavia questi dati provengono da studi di laboratorio, non sappiamo di preciso come si comporterà davvero la variante in mezzo alla popolazione.

Occorrono altre ricerche per sapere con certezza come si comporterà tra le persone, e gli studi su questo sono ancora in corso. La buona notizia è che i nostri vaccini al momento ci proteggono bene contro l’infezione sintomatica e contro la malattia grave provocata da tutte le varianti del virus fin qui individuate.

I vaccini potrebbero non proteggere per sempre
C’è un’alta probabilità che un giorno spunterà fuori una nuova variante in grado di sfuggire in modo significativo alla protezione offerta dai vaccini, basati sul ceppo originario del virus. Definiremmo una simile variante a rischio di “fuga immunitaria”.

È difficile sapere se e quando succederà, ma la circolazione incontrollata del virus nella comunità aumenta la probabilità che una variante di questo tipo possa emergere. I principali produttori di vaccini contro il covid-19 sono tuttavia preparati a questa eventualità. Alcuni stanno già sviluppando vaccini per le nuove varianti come la delta.

In base alla teoria evoluzionistica, il virus potrebbe diventare nel tempo più contagioso ma meno grave, tuttavia non è detto che il sars-cov-2 si comporti così

Se fosse scoperta una variante a rischio di fuga immunitaria, alcuni produttori di vaccini potrebbero modificare i loro vaccini per adeguarli alla nuova variante, verosimilmente nel giro di sei-otto settimane. Per farlo, le autorità di controllo mediche di tutto il mondo dovrebbero accelerare il processo di approvazione. Sarebbero necessarie delle ricerche, che però potrebbero essere condotte rapidamente purché il nuovo vaccino abbia le stesse proprietà di quelli esistenti.
Potrebbe a un certo punto accadere che una variante surclassi la delta in termini di contagiosità. Gli scienziati ritengono che la delta sia almeno il 50 per cento più contagiosa della alfa, a sua volta più contagiosa del ceppo originario di circa il 50 per cento circa.

In base alla teoria evoluzionistica, il virus potrebbe diventare nel corso del tempo più contagioso ma meno grave, poiché lo scopo di un virus è diffondersi il più possibile e non uccidere l’ospite prima di poterlo fare. Tuttavia non è detto che il sars-cov-2 si comporti così e al momento ci troviamo realisticamente nelle fasi iniziali della vita di questo virus.

Il modo migliore per contrastare le varianti è vaccinare il maggior numero possibile di persone, in modo che il virus abbia a disposizione meno ospiti per riprodursi e mutare.

C’è il rischio che una volta vaccinata la maggioranza della popolazione del mondo, i vaccini possano esercitare una “pressione selettiva” sul virus e indurlo a evolversi in modo tale da sfuggire ai vaccini. Ma i benefici di avere un numero maggiore di persone vaccinate sono superiori a questo rischio.

Non penso sia ancora il momento di preoccuparsi della variante mu. Se dovesse diventare una “variante di preoccupazione”, a quel punto potremmo inquietarci un po’ di più. Abbiamo tuttavia degli strumenti straordinari per combattere il sars-cov-2, tra cui molti vaccini efficaci, la maggior parte dei quali possono essere adattati rapidamente alle nuove varianti.

È probabile che in futuro faremo richiami periodici per proteggerci contro le varianti.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

Questo articolo è uscito su The Conversation.

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