Due tweet rimossi per “violazione delle regole” del social network, una serie di dichiarazioni in tv decisamente sopra le righe, una campagna online chiamata “il Brasile non può fermarsi” e rapidamente bloccata. Ecco in cosa consiste il piano del presidente brasiliano Jair Bolsonaro per lottare contro il nuovo coronavirus: sfidare apertamente le linee guida internazionali, incoraggiare i brasiliani a tornare al lavoro e continuare a minimizzare la minaccia del virus.
Proprio come ha fatto il suo alleato Donald Trump, Bolsonaro ha ripetutamente cercato di minimizzare gli effetti della pandemia, prima definendola una “fantasia” e poi una “leggera influenza”. Il 26 marzo, durante la sua diretta settimanale su Facebook, ha detto: “Se un brasiliano si tuffa nelle fogne non gli succede niente”.
All’inizio della settimana scorsa il presidente di estrema destra ha lasciato a bocca aperta i telespettatori lanciandosi in una tirata di cinque minuti contro i suoi avversari politici, ridicolizzando “l’isteria” dei mezzi d’informazione e prendendo in giro un medico molto famoso e amato dai brasiliani. “Gli amministratori di alcuni stati e di alcune città devono abbandonare la tattica della terra bruciata: il blocco dei trasporti, la chiusura delle attività commerciali, il confinamento generalizzato”, ha dichiarato esprimendo tutta la sua rabbia e insistendo che il virus “passerà presto”. Una tesi in contrasto con quella di tutti gli esperti scientifici, compreso il ministro della sanità.
Strette di mano
Il 29 marzo Bolsonaro è andato in giro per le strade della capitale Brasília, visitando mercati, stringendo le mani dei sostenitori e incoraggiandoli a continuare a lavorare per far girare l’economia. Rivolgendosi a un venditore di carne alla brace ha detto: “Appoggio l’idea che devi continuare a lavorare, che tutti dovrebbero lavorare. Naturalmente chi è anziano sta a casa”.
Questi commenti sembrano ignorare il fatto che in Brasile la maggioranza delle persone anziane vive con altri familiari o con persone diverse dal partner. Qualche giorno dopo sono stati rimossi alcuni tweet del presidente che mettevano in dubbio i metodi con cui applicare la quarantena. Secondo Twitter violavano le nuove regole sui messaggi pericolosi riguardo al Covid-19.
Bolsonaro ha fatto capire più volte che la sua priorità è evitare una crisi economica. È convinto che il numero di morti causati dalla pandemia sarà meno costoso dell’inevitabile recessione provocata dalla chiusura delle attività. Ma mentre il numero dei morti su scala mondiale continua a crescere, questo approccio rischia di fargli perdere il prezioso sostegno politico della potente élite brasiliana. Anche il resto della popolazione è scontenta: quasi tutte le sere nelle principali città dove gli amministratori locali hanno introdotto misure per il distanziamento sociale, vanno in scena i panelaço, le proteste ritmate al suono delle pentole.
La maggioranza dei governatori brasiliani vuole seguire le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità
Al momento in Brasile ci sono circa 4.300 casi confermati e i morti sono stati 140, la maggior parte dei quali nel sudest industrializzato del paese. Secondo l’università Johns Hopkins, con sede negli Stati Uniti, questi numeri cresceranno significativamente nelle prossime settimane.
Gli esperti credono che l’emergenza sarà aggravata dal sovraccarico del sistema sanitario nazionale e dalle grandi disuguaglianze che caratterizzano la società brasiliana. “Nelle comunità più povere, dove la densità abitativa è molto alta, non esiste la raccolta dei rifiuti, c’è scarsità d’acqua e le fogne sono a cielo aperto”, ha spiegato Paulo Buss, responsabile per la sanità globale della fondazione Oswaldo Cruz. “Sono le condizioni perfette per la proliferazione del virus”.
Il discorso televisivo in cui Bolsonaro ha definito il virus “una leggera influenza” è stato criticato sui social network, dagli imprenditori e da politici, compresi alleati di lungo corso del presidente. La sua campagna “il Brasile non può fermarsi”, che raccomanda di tornare al lavoro a tutti tranne che agli anziani e a chi ha malattie pregresse, è stata bloccata il 28 marzo da un giudice.
Base di ammiratori
“Non c’è più dialogo con quest’uomo”, ha dichiarato Ronaldo Caiado, medico e governatore dello stato di Goiás, nel cuore agricolo del Brasile, fino a poco prima fedele sostenitore di Bolsonaro. La maggioranza dei governatori dei 27 stati brasiliani è favorevole delle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, che prevedono l’isolamento in casa e la chiusura di tutti i servizi non essenziali.
Anche se ha sempre meno alleati, il presidente continua a godere del sostegno di una fedele base di ammiratori. Alcuni sondaggi recenti indicano che per un terzo dei brasiliani sta facendo un lavoro buono o eccellente nella gestione della crisi legata alla pandemia. “La situazione potrebbe cambiare drasticamente se si verificasse una situazione simile a quella italiana, con un aumento dei decessi, immagini sconvolgenti in televisione e famiglie che non possono assistere ai funerali dei parenti”, sostiene Oliver Stuenkel, docente di relazioni internazionali presso la fondazione Getúlio Vargas di São Paulo.
Il ministro della salute Luiz Henrique Mandetta ha dichiarato che il sistema sanitario brasiliano potrebbe collassare entro fine aprile, e che i contagi cominceranno a calare solo a settembre. “Collasserà perché non sono stati fatti gli investimenti necessari”, ha dichiarato Marco Boulos, infettivologo e professore alla facoltà di medicina dell’università di São Paulo.
Una collaboratrice domestica è morta di Covid-19 dopo essere stata contagiata dal suo datore di lavoro appena tornato a casa dalle vacanze
“È probabile che tra due o tre settimane, quando cominceremo ad avvicinarci al picco, gli ospedali saranno sovraccarichi e somiglieranno a quelli del nord Italia”, ha spiegato ad Al Jazeera. Come il servizio sanitario nazionale britannico, il sistema sanitario unificato brasiliano è un servizio gratuito universale di cui beneficia la maggioranza dei 209 milioni di abitanti del paese, ed è un motivo di grande orgoglio nazionale per le persone che ci lavorano.
Preparare il terreno
“In pochissimi riconoscono che siamo l’unico paese, tra quelli con più di cento milioni di abitanti, ad aver osato garantire una copertura sanitaria a tutti, considerandola un diritto di cittadinanza”, ha scritto nella sua rubrica sulla Folha de S.Paulo Drauzio Varella, lo stimato medico che è diventato un bersaglio di Bolsonaro e dei suoi sostenitori. Ma secondo gli esperti, anni di tagli alla sanità imposti dai vari governi hanno reso il sistema poco attrezzato ad affrontare la crisi del Covid-19. Secondo una ricerca pubblicata dal sito d’informazione Uol, il 60 per cento delle città brasiliane non ha i respiratori per i pazienti gravemente malati.
Gli esperti ritengono che il coronavirus sia stato portato in Brasile da alcuni turisti di ritorno dall’Italia, e questo ha fatto nascere un dibatto su classi sociali e privilegi in uno dei paesi con le disuguaglianze più alte al mondo. Si è parlato molto del caso di una collaboratrice domestica di Rio de Janeiro morta di Covid-19 dopo essere stata contagiata dal suo datore di lavoro, che aveva contratto l’infezione durante le vacanze, ma non glielo aveva comunicato.
Il tasso di disoccupazione del Brasile è quasi dell’11 per cento e circa 38 milioni di lavoratori, secondo l’Istituto di geografia e statistica brasiliano, lavorano nell’economia informale. La maggior parte di queste persone è povera e non ha abbastanza risparmi per curarsi durante questa crisi.
Grazie alle pressioni dell’opposizione, è stato approvato un progetto di legge per stanziare un reddito di base durante l’emergenza che garantisca ai lavoratori poveri, disoccupati o del settore informale, un salario mensile di 125 dollari statunitensi, il triplo di quanto proposto dal ministro dell’economia Paulo Guedes.
Nel frattempo, sostengono i commentatori, Bolsonaro sta cercando qualcuno a cui dare la colpa di quello che succederà. “Sta preparando il terreno”, ha dichiarato Stuenkel, il docente di relazioni internazionali. “Quando arriverà la recessione incolperà quelli che hanno insistito a fermare l’economia”.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito su Al Jazeera.
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