La città del futuro è una macchina di raccolta dati
Nella Silicon valley rendere “intelligente” un dispositivo significa dotarlo di connettività internet, in modo che possa raccogliere, inviare e ricevere dati, spesso registrando le preferenze degli utenti. L’industria tecnologica ha investito molto sull’idea che intelligente significhi migliore, di conseguenza abbiamo casse stereo intelligenti, termometri intelligenti, schermi per bebè intelligenti, sistemi di oscuramento vetri intelligenti, giocattoli sessuali intelligenti, tutti pronti a raccogliere dati preziosi che poi finiscono nelle mani delle aziende.
Presto avremo anche una città intelligente: la Sidewalk Labs, una sussidiaria della Alphabet, la casa madre di Google, ne sta costruendo una in collaborazione con partner immobiliari pubblici e privati, in un quartiere nel centro di Toronto chiamato Quayside.
Non è il primo esempio di città intelligente. Altri comuni in tutto il mondo hanno adottato infrastrutture come i semafori regolati dall’intelligenza artificiale. Ma questo progetto è più ambizioso. La lista delle caratteristiche previste, elencate in duecento pagine, è sbalorditiva. Nel documento si immagina non solo la riqualificazione di un lotto di terreno di cinque ettari (rimasto per lo più abbandonato da quando la zona ha smesso di essere un porto industriale), ma anche la sua trasformazione in una piccola città dotata di tecnologie all’avanguardia che useranno i dati per risolvere problemi di traffico, salute, alloggi, emissione di gas serra eccetera. Molto tempo prima delle automobili volanti, i sensori saranno nelle mura delle case e nel cemento delle strade.
Senza una procedura d’anonimato, le attività di ogni abitante potrebbero essere tracciate sui database
Tutti questi dati richiedono strumenti in grado di raccoglierli e la strada verso una città “sempre connessa” ha provocato una serie di critiche rivolte alla Sidewalk Labs e al suo partner immobiliare, la Waterfront Toronto, accusate di violare la privacy e di ingannare i residenti. A novembre quattro persone si sono dimesse dal consiglio consultivo della Waterfront Toronto e della Sidewalk Labs a causa delle preoccupazioni sulla privacy e dell’indifferenza nei confronti delle proposte dei cittadini.
“Il rispetto della privacy dev’essere la norma”, ha detto Ann Cavoukian, che per 16 anni è stata commissaria per l’informazione e la privacy della provincia dell’Ontario e insegna all’università Ryerson di Toronto. “I cittadini non dovrebbero chiederla, dovrebbe essere automaticamente protetta”. Fino allo scorso ottobre Cavoukian era una consulente del progetto Quayside, ma si è dimessa dopo che la Waterfront Toronto e la Sidewalk si sono rifiutate di vietare alle aziende coinvolte la raccolta di dati degli utenti non protetti dall’anonimato.
Le soluzioni proposte dalla Sidewalk Labs coniugano ingegneria civile e alcune forme di raccolta dati, in quello che il documento definisce “rilevamento costante”. Quayside riduce le emissioni dotando ogni casa e ufficio di termostati intelligenti Nest della Alphabet, che usano sensori e modelli predittivi per modificare la temperatura nell’arco della giornata. Per ridurre la congestione del traffico è prevista una città più pedonalizzata anche usando una serie di telecamere sempre accese negli spazi pubblici, che con strumenti informatici analizzano gli schemi di andamento del traffico.
Anche le strade saranno tecnologiche. Tra le innovazioni proposte per ridurre gli incidenti ai danni dei pedoni ci sono le auto che si guidano da sole, il car sharing e le “strade dinamiche che raccolgono i dati”. Saranno dotate di luci al led che cambiano nel corso della giornata, adattando la larghezza delle strade percorribili alle esigenze dei pendolari. Grazie al sistema Flow, di proprietà della Sidewalk, le telecamere presenti nei semafori registrerebbero la velocità dei veicoli, per prevenire così gli incidenti.
Il sogno di un quartiere sostenibile
La città, insomma, sarebbe costruita per raccogliere i dati di chi ci abita, un fatto apparso subito chiaro a Cavoukian fin da quando ha accettato di lavorare come consulente. Adesso è preoccupata che la Sidewalk usi le telecamere e i sensori per tracciare ogni abitante, creando versioni in carne e ossa dei profili personali che Google usa per tracciare le persone online. Senza una procedura d’anonimato, a suo avviso, le attività e i movimenti di ogni abitante potrebbero essere registrate sui database.
La natura dell’analisi dei big data permette di rivelare schemi di comportamento e potenziali correlazioni di cui non sempre ci rendiamo conto. È vero, per esempio, che le persone tendono a ordinare cibo su internet quando c’è più polline nell’aria? Simili informazioni sarebbero utili per le aziende, che potrebbero intensificare la pubblicità e le strategie di vendita nella stagione dei pollini. I dati personali sono una riserva d’informazioni preziosissima. “Le aziende vogliono i dati identificabili per poter spedire pubblicità di ogni tipo. Se le abitudini e i movimenti delle persone saranno registrati, sarà un incubo”.
Nel suo ruolo di consulente, Cavoukian ha chiesto il divieto di raccogliere dati personali. La Sidewalk ha risposto che questa decisione spetta al suo Data Trust, un’istituzione indipendente composta da rappresentanti della Sidewalk, della Waterfront Toronto, del comune e delle aziende che si preparano ad aprire dei negozi a Quayside. Convinta che questa istituzione sia progettata per favorire le grandi aziende invece dei cittadini, Cavoukian si è dimessa.
Secondo Micah Lasher, responsabile per le politiche e le comunicazioni presso la Sidewalk Labs, le richieste di Cavoukian erano irrealistiche. “Il genere di certezze che Cavoukian stava cercando in questa fase del processo potevano essere ottenute solo qualora la Sidewalk Labs avesse ritenuto di avere autorità su tutte le entità private che potrebbero essere attive a Quayside”, mi ha spiegato, aggiungendo che non si aspettava le sue dimissioni e che l’azienda ha ricevuto moltissimi pareri positivi a proposito della sua proposta di creare il Data Trust per la raccolta dei dati.
Lasher mi ha anche detto che la Sidewalk è d’accordo con l’importanza del cancellare i dati personali. “Non raccoglieremo tutti i dati degli abitanti di Toronto per poi rivenderli”, aveva dichiarato a febbraio.
Resta da capire come la Sidewalk Labs e la Waterfront Toronto vogliano usare il loro “rilevamento onnipresente” e al tempo stesso evitare di creare una “città sensore”. Persone come Cavoukian temono che Quayside funzioni come altri progetti di grandi aziende: il comportamento degli utenti viene usato come risorsa, il prodotto viene messo a punto e le persone spendono più denaro poiché vengono spinte a usare il prodotto con sempre maggiore precisione. Se, per esempio, la maggiore pedonalizzazione e gli edifici modulabili aumenteranno le vendite nei vari negozi la cui apertura è prevista a Quayside, a trarre ogni beneficio finanziario sarebbero teoricamente i commercianti. Se i dati delle persone, prodotti mentre queste vivono e lavorano, saranno fondamentali per aumentare i profitti, gli abitanti non dovrebbero trarre più benefici oltre alla diminuzione del tragitto casa-lavoro e a un’aria più respirabile?
Anche Saadia Muzafar, fondatrice di TechGirls Canada, si è dimessa dal consiglio consultivo. Al telefono mi ha spiegato che la Sidewalk Labs non è riuscita, secondo lei, a comunicare ai residenti se e in che misura i loro dati sono parte del modello di guadagno della città e dell’azienda.
“Quando ci si presenta in buona fede al tavolo di un accordo”, mi ha detto Muzaffar, “penso sia giusto mostrare quali sono i vantaggi previsti per tutte le parti in causa. È l’unico modo per avere una qualche forma di equità, soprattutto quando si parla d’interesse pubblico”.
Agli occhi di Muzaffar, inoltre, i responsabili non hanno informato a fondo i residenti, ma si sono concentrati solo sugli aspetti positivi, tralasciando le questioni di proprietà e le loro conseguenze. “Non vogliono parlare di dati”, mi ha detto. “Lo fanno sembrare un argomento troppo complicato, quando invece potrebbero spiegarlo per esteso e con chiarezza”.
“Con questo progetto stiamo cercando di ottenere diversi risultati”, mi ha detto Lasher della Sidewalk. “Creare alloggi a prezzi ragionevoli, un quartiere sostenibile, attività economiche e nuovi posti di lavoro. Tutto questo deve avvenire insieme a politiche che promuovano l’interesse pubblico, anche per quanto riguarda i dati. Ma i dati sono solo un elemento di un discorso più ampio”.
Quayside potrebbe effettivamente raggiungere questi obiettivi, modificando la nostra idea di città e stabilendo dei precedenti per progetti analoghi in futuro. Ma le critiche mostrano che il rischio è che reinventi, insieme ai termostati e all’andamento del traffico, anche una serie di regole relative a dati, privacy e “innovazione” aziendale, in un contesto mai esistito prima in nessun luogo. E almeno finora è questo il progetto che si è dimostrato più difficile da portare a termine.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito su The Atlantic. Leggi la versione originale.
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