Airbnb ha un problema con le telecamere nascoste
Quando a gennaio Max Vest ha conosciuto l’host della stanza che aveva affittato a Miami tramite Airbnb, l’uomo si è presentato come Ralph – mentre nei messaggi che si erano scambiati in precedenza aveva detto di chiamarsi Ray.
Era una stranezza, ma l’uomo aveva ottime recensioni su Airbnb e in molti commenti era descritto come una persona cordiale e premurosa. Perciò Vest, che dirige un campeggio per bambini in Florida, non ha dato troppo peso alla cosa e si è sistemato nell’appartamento: due camere da letto e due bagni che avrebbe condiviso con Ralph – o era Ray? – e la sua ragazza per cinque giorni. Alle 0tt0 è uscito per cena. Quando è tornato la coppia era già andata a letto nella camera accanto, e lui è entrato nella sua stanza.
È stato allora che ha visto la lucina. Due piccole scatole nere e rettangolari una sopra l’altra, accanto a una presa elettrica nell’angolo più lontano della camera degli ospiti, entrambe rivolte verso il letto. Da lontano sembravano un caricabatterie del telefono. Quando si è avvicinato, ha capito che erano telecamere e che stavano registrando.
Si è rivestito in fretta e furia, ha raccolto le sue cose e si è messo in tasca le memory card delle telecamere come prova. A quel punto è entrato nel panico: era quasi mezzanotte ed era da solo nella stanza di una persona di cui non sapeva nemmeno il nome, e a quanto pare qualcuno lo stava filmando.
Vest si è sentito trattato come un ospite deluso e non come la vittima di un reato
“Non sapevo se qualcuno mi stesse guardando in quel momento”, ha raccontato. “In seguito ho scoperto che le telecamere registrano su una memory card, ma possono anche trasmettere in diretta. Forse il proprietario di casa mi stava osservando, chiunque poteva farlo”.
Vest era spaventato all’idea che Ralph lo vedesse andar via. “Sapevo cosa rischiava se lo avessero sorpreso”, ha raccontato. Dopo aver lasciato l’appartamento è salito in macchina e ha telefonato a sua moglie e alla squadra di Airbnb che si occupa della sicurezza.
L’azienda ha risarcito Vest della somma spesa, gli ha pagato una camera d’albergo per la notte e alla fine ha cancellato l’host dal sito. Eppure, secondo Vest, Airbnb ha compiuto alcuni passi falsi in questa vicenda e per questo si è rivolto a un avvocato. Secondo lui l’azienda avrebbe dovuto bloccare da tempo l’host, perché la sua identità non era verificata e non aveva il permesso del proprietario per affittare la stanza su Airbnb, una cosa che viola i termini di servizio dell’azienda.
In alcune email lette dall’Atlantic, Airbnb ha detto a Vest che stava prendendo “molto sul serio” il suo caso e che la sicurezza degli ospiti è la priorità dell’azienda. Vest si è sentito trattato come un ospite deluso e non come la vittima di un reato. “Non è stata solo una brutta esperienza: è stato un atto criminale”, ha detto.
Airbnb consente l’uso di telecamere all’esterno, nei soggiorni e negli spazi comuni, ma mai nei bagni o in qualsiasi altro posto in cui dormono gli ospiti. Dal 2018 ha aggiunto un altro livello di trasparenza: se il proprietario indica il possesso di telecamere in un punto qualsiasi dell’abitazione, gli ospiti devono essere informati della loro presenza e della direzione verso cui sono puntate. Per prenotare, devono dichiarare di essere “d’accordo”, segnalando così di essere consapevoli dell’esistenza delle telecamere.
Punteggi bassi
I proprietari di casa hanno molte ragioni per collocare telecamere sulle case che affittano a sconosciuti. Possono cogliere sul fatto ospiti che cercano di rubare o distruggono i locali, o quelli che affermano di viaggiare da soli ma poi si presentano in cinque.
Un rappresentante dell’affidabilità e della sicurezza di Airbnb mi ha detto che l’azienda cerca di escludere padroni di casa che potrebbero spiare gli ospiti incrociando i dati con le banche dati sui reati di stupro o aggressione. L’azienda usa anche un sistema di valutazione dei rischi per segnalare comportamenti sospetti, oltre a escludere proprietari con punteggi molto bassi nelle recensioni.
Se un ospite contatta il reparto Affidabilità e sicurezza di Airbnb denunciando la presenza di una telecamera nascosta, l’azienda offre una nuova sistemazione e apre un’indagine sul padrone di casa. Un rappresentante dell’azienda ha dichiarato: “La sicurezza della comunità è la nostra priorità, ed è per questo che prendiamo molto sul serio le denunce di violazioni della privacy e usiamo la tecnologia per impedire ai malintenzionati di usare la nostra piattaforma”.
Tuttavia quattro ospiti che hanno trovato una telecamera nascosta nella stanza che avevano preso in affitto hanno riferito a The Atlantic che l’azienda ha applicato in modo discontinuo le sue stesse regole, fornendo informazioni sbagliate e dando consigli che hanno rischiato di metterli in pericolo.
“Ci sono stati esempi gravissimi di violazioni della privacy da parte di padroni di casa di Airbnb. Per esempio, alcune persone hanno trovato delle telecamere nascoste nella sveglia in camera da letto”, ha scritto Jeff Bigham, professore di informatica al Carnegie Mellon che si è visto inizialmente respingere al mittente la segnalazione di telecamere nella casa che aveva preso in affitto. “Se trovi una telecamera nascosta in camera da letto o nel bagno avrai il supporto di Airbnb. Se invece ne trovi una non segnalata in soggiorno, non lo avrai”.
Un ospite ha usato un software per scoprire se c’erano dispositivi nascosti in casa
A gennaio Bigham ha scoperto delle telecamere non segnalate nella casa che aveva preso in affitto. Dopo aver contattato l’azienda, gli è stato detto che in realtà lui aveva dato il consenso all’uso delle telecamere perché erano ben visibili sulle foto. Bigham ha raccontato la sua disavventura nel suo blog, il post è diventato virale e a quel punto Airbnb gli ha porto le sue scuse e lo ha rimborsato.
Bigham tuttavia racconta che il servizio clienti di Airbnb si è schierato per ben due volte contro di lui, e ha cambiato idea solo quando il suo post ha avuto grande successo sul web. Airbnb ha dichiarato: “Ci siamo scusati con il signor Bigham e gli abbiamo risarcito il soggiorno. Chiediamo ai nostri host di indicare la presenza delle telecamere di sicurezza e abbiamo standard molto rigidi riguardo i dispositivi di sorveglianza. Questo padrone di casa è stato rimosso dalla nostra comunità”.
Tutto in rete
Noelle De Guzman, istruttrice di fitness e blogger di Manila, ha trovato delle telecamere in camera mentre era in viaggio con la famiglia. Dalle email scambiate con Airbnb emerge che l’azienda ha informato il padrone di casa delle indagini in corso e ha suggerito a Noelle di mettersi in contatto direttamente con lui per chiarire se le telecamere fossero in uso, il che rappresenta una violazione delle politiche dell’azienda.
Airbnb ha detto anche a Vest di rivolgersi all’host dopo aver scoperto la telecamera. Nella fretta di lasciare l’appartamento, quella notte Vest è andato via portando con sé le chiavi di casa di Ralph. In alcune email che Vest ha condiviso con l’Atlantic, il reparto Affidabilità e la sicurezza gli ha detto che doveva restituire le chiavi, anche se Airbnb aveva sospeso l’host e aveva cominciato a indagare sull’accaduto.
“Lì ho capito che non mi stavano prendendo sul serio”, ha raccontato. “Restituire le chiavi non era la cosa più importante in quel momento”.
Alfie Day ha trovato una telecamera nel soggiorno dell’appartamento che aveva preso in affitto quando insieme alla sua ragazza è andato a trovare il fratello in Bulgaria. Day lavora nel campo dell’informatica, perciò ha effettuato una scansione con il software Nmap per scoprire se c’erano dei dispositivi in casa. Ha scoperto che il proprietario aveva installato una videocamera che poteva essere controllata a distanza per fare una panoramica, orientarsi e zoomare. Grazie al campo visivo ampliato, pur trovandosi nel soggiorno la telecamera era in grado di seguire discretamente gli ospiti di stanza in stanza. La scansione ha inoltre rivelato che la telecamera aveva un sistema di archiviazione ad alta capacità, che consente di condividere rapidamente file molto pesanti sulla stessa rete.
In questo caso Airbnb ha risposto in modo rapido e attento, ma Day non sa che fine abbia fatto il filmato. In teoria potrebbe essere stato archiviato sul dispositivo, salvato nell’account cloud del padrone di casa, inviato su una rete condivisa con altri utenti o caricato su qualsiasi sito illegale, e dunque sopravvivere per sempre al di fuori del controllo di Airbnb.
Nel 2015 Airbnb ha patteggiato una causa civile intentata da una donna tedesca che aveva scoperto delle telecamere nascoste in una casa presa in affitto in California nel 2013. Parte della denuncia contro l’azienda verteva sul timore che “le immagini che la ritraevano esistessero in formato elettronico e potessero finire su internet o su qualche altro mezzo di comunicazione”.
Airbnb non ha commentato i dettagli delle accuse rivolte da Vest, De Guzman e Day. Vest ha pensato che portando con sé le memory card dalla casa di Ralph avrebbe avuto il controllo del filmato, ma questo ha causato un altro problema.
Come altre aziende della sharing economy, Airbnb è un mediatore. Non possiede le case in affitto né assume i padroni di casa. L’innovazione che ha fatto crescere le sue valutazioni fino a 31 miliardi di dollari consiste nell’organizzare, creare un marchio e dare una patina di professionalità all’idea di dormire a casa di uno sconosciuto. Tuttavia, nonostante gli ospiti prenotino e paghino attraverso la piattaforma, Airbnb è solo un intermediario. L’azienda impone delle regole – soprattutto per adeguarsi alle normative locali riguardo alla tassazione e a gli affitti – ma le regole dell’azienda non si sostituiscono alle leggi del posto, anche se gli ospiti pensano che sia così. Questo lascia spazio a tensioni di ogni genere, soprattutto quando qualcosa va storto.
Quando Vest ha provato a sporgere denuncia alla polizia di Miami, gli agenti lo hanno interrogato accusandolo di furto, perché nel lasciare la casa quella notte aveva portato con sé le chiavi e le memory card di Ralph.
Ralph forse aveva violato le regole di Airbnb, ma la polizia non applica le condizioni di servizio di Airbnb
Vest ha spiegato alla polizia che non si era imbattuto nelle telecamere in casa di un tizio mentre cercava di rubargli qualcosa, ma che era stato vittima di un reato. I poliziotti non la pensavano così. Ralph forse aveva violato le regole di Airbnb, ma la polizia non applica le condizioni di servizio di Airbnb. Ai loro occhi Ralph era un proprietario di casa che aveva il diritto di avere delle telecamere in casa sua. Vest invece aveva ammesso di aver preso degli oggetti di proprietà di Ralph senza il suo consenso.
Un portavoce del dipartimento di polizia di Miami non ha confermato né negato il racconto di Vest, limitandosi a sottolineare che il caso è ancora aperto. La polizia non ha accusato formalmente né il proprietario di casa, né Vest, né Airbnb. La polizia, racconta Vest, gli ha riferito di aver trovato delle riprese in cui non si vede lui ma ospiti precedenti, e che erano in corso delle indagini per identificare e contattare le persone che appaiono nei video. Di fatto però non c’è modo di sapere se il filmato sia già online. Airbnb afferma di voler collaborare con le forze dell’ordine, nel caso di Vest come in qualsiasi altro caso in cui gli ospiti si rivolgano alla polizia.
Vest è sollevato al pensiero che la polizia stia facendo delle indagini, ma continua a pensare che Airbnb avrebbe dovuto fare di più: “Limitarsi a rimuovere un nome da un elenco non significa mandare un messaggio chiaro”.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Questo articolo è uscito su The Atlantic. Leggi la versione originale.
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