Il primo ministro iracheno Mustafa al Kadhimi ha mosso un primo passo per individuare i responsabili dell’uccisione di alcuni manifestanti. In una conferenza stampa il suo ministro dell’interno Othman al Ghanmi ha svelato i nomi di tre esponenti della polizia di stato, uno dei quali è un ufficiale, che domenica 2 agosto a Baghdad hanno usato i loro fucili da caccia per uccidere tre persone e ferirne altre 28 in piazza Tahrir, presidiata da dieci mesi.

I tre assassini appartengono a un corpo speciale creato dall’ex primo ministro Adel Abdul Mahdi all’inizio delle proteste, nell’ottobre 2019. Nei suoi 14 mesi al potere Abdul Mahdi ha negato qualsiasi responsabilità del governo nella morte di 700 manifestanti uccisi. L’ex premier ha sempre accusato “terze parti”, “infiltrati” all’interno delle proteste, senza mai fare i nomi dei colpevoli, senza dichiarare a quali forze appartenessero, né i motivi del loro agire, nonostante gli ordini del capo del governo fossero di non usare munizioni vere contro chi protestava in piazza.

Tra temperature che arrivano ai 54 gradi, prolungati blackout elettrici e la diffusione del nuovo coronavirus, le proteste sono cresciute ancora in molte città irachene. Nelle strade di Baghdad non si è visto nessun segno delle festività dell’Eid al Adha, la festa del sacrificio, che segna la fine dell’hajj, il pellegrinaggio annuale alla Mecca. Niente calca nelle aree giochi, niente spese per vestiti nuovi. I negozi restano chiusi. Il primo ministro ha ammesso che la situazione è “molto brutta” e ha dichiarato di non avere “soluzioni magiche”.

Rivelando gli autori delle uccisioni il governo riconosce che anche i componenti della polizia, non solo gli infiltrati delle milizie, sono coinvolti nelle violenze. Questa ammissione rientra nel nuovo piano di “protezione dei manifestanti”, come lo ha definito al Kadhimi? Lo vedremo nel prossimo futuro.

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