La pandemia non ha fermato del tutto lo sport. Ci sono ancora competizioni da seguire: nella serie a di calcio bielorussa si continua a giocare (il dittatore Aljaksandr Lukašenko ha consigliato alla popolazione di curarsi con vodka, saune e agricoltura); in Alaska si è appena conclusa l’Iditarod, l’annuale corsa con i cani da slitta (ha vinto il norvegese Thomas Waerner in nove giorni, dieci ore, 37 minuti e 47 secondi). Ma per chi non si rassegna all’idea di non poter vedere gli europei di calcio, il tennis del Roland Garros e di Wimbledon, i playoff Nba, il pugilato, la coppa del mondo di sci, il Giro d’Italia e le Olimpiadi, consigliamo ogni fine settimana (se sport dev’essere, che sia nei giorni consacrati) una partita, una corsa, una gara, un combattimento o anche solo un frammento che abbiano segnato gli ultimi decenni.
E dovendo cominciare da qualche parte, cominciamo dai capisaldi. Maradona.
Il filmato, piuttosto famoso, se rivisto oggi assume una luce nuova. Il 19 aprile 1989, a Monaco di Baviera, sta per disputarsi la semifinale di ritorno di Coppa Uefa tra Bayern e Napoli. Da qualche anno il Napoli è stabilmente ai vertici del campionato italiano (uno scudetto già vinto, un altro arriverà a breve), ma non è abituato ai grandi palcoscenici europei. Durante la fase di riscaldamento, per qualche imperscrutabile e provvidenziale motivo, dagli altoparlanti parte un celebre pezzo del gruppo austriaco Opus. La canzone s’intitola Live is life, ma per tutti è stata e sarà sempre “Life is life”. La vita è la vita.
Il video mostra Maradona con lo sguardo assonnato e le scarpe slacciate, la giacca a vento e uno strano cinturino bianco a metà pancia che ne accentua le rotondità. Attorno a lui i giocatori si scaldano, il pubblico si prepara alla partita, la musica insiste. La telecamera segue Maradona, i suoi esercizi e giochi di prestigio. Maradona si guarda intorno, sembra voler sciogliere le tensioni dei compagni. Verso l’inizio incrocia lo sguardo del suo compagno d’attacco, il brasiliano Careca. I due si scambiano un sorriso.
Maradona si scalda come se tutto il contesto non avesse grande effetto sul suo umore. È un balletto, un’esibizione esteticamente sublime di un corpo imperfetto. Contiene tecnica, fantasia, ma anche serenità e una punta di divertimento beffardo. Soprattutto – ed è per questo che lo abbiamo scelto per cominciare questa serie – il riscaldamento di Maradona è la cosa più lontana dalla paura che si possa immaginare. È un riconoscimento dell’immutabilità delle cose immutabili e della forza che serve a mutare quelle mutabili. La vita è quella che è e va presa di petto (o di spalla, di testa, di ginocchio) e con coraggio. Life is life.
Per la cronaca, quella partita finì 2 a 2. Entrambi i gol del Napoli furono segnati da Careca su assist di Maradona. Grazie alla vittoria per 2 a 0 nella partita d’andata, il Napoli arrivò in finale contro lo Stoccarda e poi vinse la Coppa Uefa.
(Testo di Federico Ferrone e Alessio Marchionna)
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