Un gruppo di giornalisti messicani ha realizzato un video in cui denuncia la repressione delle autorità contro i mezzi d’informazione.
Nel video alcuni giornalisti, fotoreporter, documentaristi e attivisti spiegano che negli ultimi mesi la polizia ha usato misure sempre più violente per impedire ai giornalisti di raccontare le tante manifestazioni che ci sono state contro il governo.
Una violenza arrivata al culmine il 2 ottobre, durante le manifestazioni per commemorare i 45 anni dal massacro di Tlatelolco (il 2 ottobre del 1968, poco prima delle olimpiadi di Città del Messico, il governo fece uccidere decine di manifestanti – tra cui molti studenti – che protestavano contro il presidente Gustavo Díaz Ordaz):
“Il 2 ottobre”, spiegano i giornalisti nel video, “88 persone sono rimaste ferite negli scontri con la polizia a Città del Messico, e 102 sono state arrestate. Più di 50 giornalisti che cercavano di raccontare quello che succedeva sono stati aggrediti, nella maggior parte dei casi da poliziotti in uniforme, agenti in borghese e altre persone con il viso coperto”.
È il caso più grave degli ultimi mesi ma non è l’unico: “È l’ultimo capitolo nell’escalation della violenza per reprimere le proteste sociali. In Messico la repressione è diventata una costante. I giornalisti e gli attivisti sono continuamente aggrediti perché filmano le manifestazioni con telefoni e videocamere”.
I giornalisti messicani chiedono alle autorità di fermare gli attacchi alla libertà d’espressione, di indagare sugli abusi e di garantire il diritto dei cittadini a essere informati.
Il video si conclude con le immagini delle ferite, delle lesioni e dei lividi riportati da alcuni fotoreporter il 2 ottobre.
Qui trovate il comunicato (con il bilancio provvisorio) con cui Reporter senza frontiere ha condannato la repressione.
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