Il 18 maggio alle 21.30 ora italiana si gioca gara 1 delle finali di conference dell’est tra Indiana Pacers e Miami Heat. A ovest invece si affronteranno, a partire dal 19 maggio, i San Antonio Spurs e gli Oklahoma City Thunder.
A uno dei primi turni più equilibrati ed entusiasmanti della storia recente ha fatto seguito un secondo turno dal finale piuttosto prevedibile. Sia a est sia a ovest arrivano in fondo le squadre che hanno fatto meglio durante la stagione regolare. Solo una delle quattro, Oklahoma, ha seriamente rischiato di non passare il turno: i Thunder hanno vinto una serie assurda che i Los Angeles Clippers hanno avuto in mano fino agli ultimi secondi della decisiva gara 5, quando gli arbitri e Chris Paul hanno riportato in vita la squadra di Kevin Durant. Miami Heat-Brooklyn Nets e San Antonio Spurs-Portland Trail Blazers sono state due serie senza storia ma comunque belle da vedere. I Nets hanno vinto una bella gara 3 in casa e sono andati vicini a riaprire la serie in gara 5 a Miami, che però se l’è cavata con l’ennesimo tiro da tre decisivo di Ray Allen, e comunque ha sempre dato l’impressione di gestire la situazione senza troppi problemi.
Per San Antonio è stato ancora più facile. Gli Spurs che hanno concesso gara 4 ai Blazers e hanno dominato tutte le altre partite, mettendo in mostra il solito meraviglioso mix di organizzazione collettiva e talento individuale. Discorso opposto per gli Indiana Pacers, che dopo il primo turno contro Atlanta hanno dato vita a un’altra serie inguardabile: punteggi bassi, errori imbarazzanti, ritmo scadente.
Ecco cosa potrebbe succedere tra Miami e Indiana.
Gli Heat partono nettamente favoriti, anche se non possono contare sul fattore campo che consente di giocare in casa l’eventuale gara 7. La squadra di Eric Spoelstra ha vinto il primo turno contro Charlotte passeggiando e nel secondo ha gestito senza faticare più di tanto. Gli Heat devono ancora ingranare le marce più alte, e arrivano in finale di conference piuttosto riposati. Indiana, invece, ha fatto una fatica bestiale per battere una squadra modesta come Atlanta al primo turno. Contro Washington, una squadra di talento ma ancora molto acerba, ha mostrato limiti preoccupanti: difficoltà a creare situazioni di tiro, poca fluidità nella circolazione della palla, troppe palle perse, percentuali di tiro troppo basse. In attacco i Pacers hanno volutamente tenuto bassa l’intensità, perché sapevano che aumentando il ritmo avrebbero fatto il gioco di Washington, una squadra con giocatori di talento (soprattutto John Wall e Bradley Beal) che si esaltano quando il gioco diventa più veloce.
Contro Miami una strategia del genere non può funzionare, almeno non per l’intera serie. Rispetto a Washington, gli Heat hanno molte più armi offensive e una panchina profonda fatta di giocatori che sanno prendersi punti e responsabilità. Anche se Indiana riuscirà a togliere un po’ di punti dalle mani di LeBron James e Dwayne Wade, Miami troverà comunque molti canestri da giocatori pronti a farsi trovare liberi sugli scarichi: Mario Chalmers, Shane Battier, Ray Allen, James Jones e Chris Bosh, che ormai è un tiratore affidabile anche da tre punti. Ma i problemi principali di Indiana riguarderanno l’attacco. Nelle sei partite contro Washington, i Pacers hanno segnato 89 punti di media, senza mai raggiungere quota cento. E non è solo una questione di quanti punti segnano, il problema è anche la qualità dei canestri: molti punti, soprattutto quelli degli esterni, sono arrivati da azioni personali improvvisate alla fine di giochi statici e prevedibili. Inoltre a Indiana manca uno specialista nel tiro da tre sugli scarichi, una condizione fondamentale per vincere il titolo nell’Nba di oggi (Miami ne ha più di uno, e anche San Antonio, in particolare Danny Green e Marco Belinelli).
L’unica notizia positiva per i Pacers è che Roy Hibbert ha ricominciato a giocare decentemente. I Pacers hanno qualche possibilità di arrivare in finale solo se lui e David West stravincono la sfida con i lunghi di Miami. In passato – durante i playoff dell’anno scorso e nell’ultima regular season – è successo: West ha le armi fisiche e tecniche (buon tiro dalla media, buon gioco in post basso, muscoli a rimbalzo) per dominare Shane Battier, e Hibbert è più grosso e forte fisicamente di Chris Bosh, senza contare che con la sua presenza sotto canestro potrebbe infastidire LeBron James, costringendolo a penetrare meno e a tirare di più da fuori. Se Miami dovesse andare in difficoltà sotto canestro, Spoelstra potrebbe decidere di buttare nella mischia Chris Andersen, per riequilibrare la situazione a rimbalzo e spaventare gli esterni penetratori di Indiana. Ma in questo modo l’allenatore di Miami rinuncerebbe al quintetto piccolo che è stato la chiave di molti successi della sua squadra.
Ma anche ammesso che Indiana riesca a impostare la serie in questo mondo, non è detto che basterà: il problema principale dei Pacers è che per qualche motivo misterioso non riescono più a giocare con l’intensità che avevano un tempo. Atlanta era troppo scarsa per approfittarne e Washinton troppo discontinua. Ma adesso che si fa sul serio Paul George e compagni rischiano di venire spazzati via dalla furia di LeBron James e degli Heat.
Alessio Marchionna lavora a Internazionale dal 2009. Editor delle pagine delle inchieste, dei ritratti e dell’oroscopo. È su twitter: @alessiomarchio
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