Kawhi Leonard in azione contro Damien Lillard, il 6 maggio 2014. (Soobum Im-USA TODAY Sports)
Dopo le [previsioni][1] su Indiana-Miami – vergognosamente sbagliate, almeno da quello che s’è visto in [gara 1][2] – ecco qualche possibile chiave tecnica dell’altra finale di conference tra Oklahoma City Thunder e San Antonio Spurs.
L’assenza di Serge Ibaka, fuori per il resto della stagione a causa di un infortunio al polpaccio rimediato nella seria contro i Clippers, fa pendere ulteriormente la bilancia della serie dalla parte degli Spurs. La squadra di Popovich sarebbe partita comunque favorita. Dopo una prima serie vinta dormicchiando contro i Dallas Mavericks (Popovich ha ammesso che la squadra era ancora scombussolata da un finale di stagione in cui i giocatori chiave erano rimasti “troppo” a riposo), contro Portland gli Spurs hanno spinto sull’acceleratore e hanno chiuso la serie in gara 3 mostrando un’organizzazione offensiva al limite della perfezione: un gioco quasi mai statico, con una circolazione della palla intelligente fatta di continui aggiustamenti per punire le scelte della difesa, giochi alto-basso tra i due lunghi, pick and roll perfetti a prescindere dai giocatori coinvolti, continui movimenti degli esterni a tagliare verso il centro dell’area o lungo la linea di fondo, percentuali di tiro altissime.
Quello che rende speciale l’attacco di San Antonio è il fatto che tutti i giocatori della rotazione sono capaci di leggere la difesa per fare la cosa giusta al momento giusto e al tempo stesso sono molto versatili dal punto di vista tecnico. Vale anche per giocatori non eccezionali come Boris Diaw, Thiago Splitter e Patty Mills, ma il simbolo di questi Spurs è decisamente Kawhi Leonard: difensivamente era già un fenomeno, quest’anno è cresciuto anche in attacco e sembra essere il vero motore della squadra. La sua prestazione in gara 5 è in assoluto il mio momento preferito del secondo turno, e sono sempre più convinto che sia il vero erede di Scottie Pippen. La sua crescita caratteriale è importante almeno quanto quella tecnica, perché toglie responsabilità a Duncan, Parker e Ginobili e consegna agli Spurs un’arma in più da usare nei momenti decisivi delle partite.
Oklahoma, che contro i Clippers ha avuto spesso problemi a difendere sui pick and roll e a ruotare dopo i cambi difensivi, è destinata ad andare in difficoltà contro un attacco del genere. L’assenza di Ibaka è la peggior notizia possibile, perché priva i Thunder del miglior difensore in squadra e di una presenza fondamentale per limitare le penetrazioni di Manu Ginobili e Tony Parker. In questi playoff Ibaka ha preso 7.3 rimbalzi e ha dato 2,2 stoppate a partita. Scott Brooks potrebbe decidere di optare per un quintetto piccolo con Kevin Durant ala grande e Reggie Jackson in posizione di guardia al fianco di Russel Westbrook. Una scelta che potrebbe pagare in attacco, perché con Leonard presumibilmente su Durant uno dei lunghi di San Antonio si troverebbe a marcare un giocatore più piccolo e veloce (ma Popovich potrebbe comunque rispondere abbassando a sua volta il quintetto). In difesa, invece, i Thunder si troverebbero in balia dei lunghi di San Antonio sotto canestro.
L’altra possibilità per Brooks è gettare stabilmente nella mischia Nick Collison e Steven Adams, ma a quel punto, senza Reggie Jackson in quintetto, la squadra dipenderebbe ulteriormente – ed eccessivamente – dai punti di Durant e Westbrook. Forse è proprio questo l’aspetto più doloroso dell’assenza di Ibaka: finora il centro spagnolo è stato la terza stampella dell’attacco dei Thunder (12.2 punti a partita in questi playoff) e l’unica alternativa credibile alle giocate delle due superstar della squadra. Finora nelle partite dei Thunder si è visto troppo spesso Westbrook e Durant reclamare il pallone al gomito o sulla linea dei tre punti per lanciarsi in iniziative solitarie che frustrano i compagni e bloccano completamente l’attacco. Se Oklahoma non troverà fluidità offensiva e punti dai comprimari, gli Spurs potrebbero avere la strada spianata verso le finali.
Alessio Marchionna lavora a Internazionale dal 2009. Editor delle pagine delle inchieste, dei ritratti e dell’oroscopo. È su twitter: @alessiomarchio
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