Le sette vite di Joe Biden
La notizia dell’estate negli Stati Uniti è stata sicuramente la resurrezione della presidenza di Joe Biden. Nel giro di poche settimane un’amministrazione che ormai veniva data per finita ha ripreso slancio. È cominciato tutto dopo la sentenza della corte suprema che ha cancellato il diritto all’aborto a livello federale, a fine giugno, un evento che ha risvegliato dal torpore l’elettorato e i politici democratici. Ed è culminato nell’accordo interno al Partito democratico che ha permesso di far approvare dal congresso la proposta più importante del programma politico del presidente.
L’Inflation reduction act prevede il più grande investimento della storia statunitense in iniziative per combattere la crisi climatica, con 370 miliardi di dollari di sgravi fiscali per auto elettriche, produzione di energia da fonti rinnovabili e riconversioni di impianti inquinanti. La legge non è nemmeno lontana parente di quella che Biden avrebbe voluto far passare all’inizio del suo mandato ma, come ha spiegato l’economista Joseph Stiglitz, “contribuirà a ridurre il costo dell’energia – uno dei principali fattori dell’attuale aumento dei prezzi – e potrebbe permettere agli Stati Uniti di rispettare l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005”.
Edward Luce, commentatore del Financial Times e profondo conoscitore della politica americana, ha ricordato che né Bill Clinton né Barack Obama sono riusciti a far passare provvedimenti importanti sul clima in otto anni di presidenza. Ed entrambi avevano una solida maggioranza al senato. Biden ce l’ha fatta al primo mandato e con un senato spaccato a metà (50 democratici e 50 repubblicani: per approvare il provvedimento è stato decisivo il voto della vicepresidente Kamala Harris). Inoltre la legge contiene anche altre misure che i democratici provavano da tempo a far passare senza successo. In particolare la possibilità per il governo federale di trattare direttamente i prezzi dei farmaci con le aziende produttrici, in modo da ridurne i costi per i cittadini.
Le tre leggi firmate da Biden rappresentano l’intervento economico più importante del governo statunitense degli ultimi decenni
All’Inflation reduction act bisogna aggiungere i due grandi provvedimenti approvati dal congresso nei mesi precedenti: l’American rescue plan, un piano da 1.900 miliardi per mitigare gli effetti della crisi causata dalla pandemia, e l’Infrastructure investment and jobs act, in totale 1.200 miliardi per rinnovare le vecchie infrastrutture del paese e ampliare l’accesso alle connessioni a banda larga. Prese insieme, le tre leggi rappresentano l’intervento economico più importante del governo statunitense degli ultimi decenni.
In estate Biden ha anche firmato una legge che stanzia 52,7 miliardi di dollari in sussidi per la produzione e la ricerca sui semiconduttori e per rendere gli Stati Uniti più competitivi nei confronti della Cina dal punto di vista scientifico e tecnologico; presentato un piano che aiuterà molti studenti a ripagare il debito accumulato negli anni dell’università, un altro tema molto caro a una parte dell’elettorato democratico; ha annunciato l’uccisione a Kabul di Ayman al Zawahiri, leader di Al Qaeda, un risultato importante nelle operazioni contro il terrorismo. Rimanendo sulla politica internazionale, molti commentatori credono che la risposta di Biden all’invasione russa dell’Ucraina – che ha rafforzato le alleanze degli Stati Uniti gravemente danneggiate dalla presidenza Trump e rivitalizzato la Nato – abbia in parte riscattato il fallimentare ritiro dall’Afghanistan di un anno fa.
Secondo Politico, il colpo di reni di Biden non è sorprendente perché la resilienza fa parte da sempre della sua traiettoria politica. “Essere dato per morto, in termini politici, non è certo un’esperienza nuova per lui. Forse queste dinamiche gli conferiscono una sorta di fiducia mistica nel fatto che alla fine le cose andranno bene, anche quando gli altri hanno perso ogni fiducia nelle sue capacità”. La caratteristica fondamentale di questo modo di fare politica – forgiato in un’epoca di scontro acceso ma in cui i compromessi erano normali – è l’idea che un accordo sia sempre possibile e che un accordo al ribasso sia sempre meglio che nessun accordo. “Biden non si è arreso quando è diventato chiaro che gli obiettivi più ambiziosi erano impossibili. Non ha bruciato i ponti, quando molti altri erano pronti a farlo”.
Qui un utile articolo che fa il punto sui successi e i fallimenti del primo anno e mezzo dell’amministrazione Biden.
I recenti successi hanno permesso a Biden di riguadagnare un po’ di consensi, ma il suo indice di popolarità resta particolarmente basso (qui si può vedere il confronto con i presidenti del passato, da Trump a Harry Truman). Questo perché la maggior parte degli statunitensi continua a essere preoccupata dall’aumento dei prezzi e tende a ignorare altri indicatori economici positivi, come il livello di occupazione. Le preoccupazioni principali riguardano il prezzo della benzina: tre quarti degli americani, spiega The Hustle, pensano che costi troppo, e danno la colpa all’amministrazione Biden.
Questo articolo è tratto da una newsletter di Internazionale che racconta cosa succede negli Stati Uniti. Ci si iscrive qui.