Forse sono stati i riccioli neri a farmi venire in mente Caravaggio: Bacco adolescente, per esempio. Ma la pelle del giovane israeliano era olivastra, non rosea. E sotto i riccioli il viso era ampio, piacevole e gentile, ma molto lontano dalla figura del Caravaggio.
Questa era la prima impressione. Poi è venuto il nome: Nir, una delle parole ebraiche per “campo”, ma usata più in poesia e nella prosa ricercata che nel parlato.
Quindi, la biografia: quest’uomo sulla trentina è nato in un kibbutz, quei vecchi esperimenti israeliani di socialismo, se non addirittura di comunismo (“A ognuno il suo, secondo i suoi bisogni e le sue capacità”), ma anche di esclusione e segregazione etnica.
L’esperienza socialista è fallita: la maggior parte dei kibbutz si è sciolta, trasformandosi in comunità di campagna più o meno stravaganti, dove i residenti ricevono stipendi diversi a seconda del lavoro che fanno. Quanto all’esclusione etnica, l’esperimento ha avuto un enorme successo: i palestinesi di cittadinanza israeliana non sono mai stati ammessi in queste comunità umane notoriamente progressiste.
Aggiungo che non potrebbero nemmeno, se mai lo volessero, comprare una casa in uno di questi posti, che oggi vendono liberamente gli edifici disabitati o di nuova costruzione. Ma tutto questo non è certo colpa di Nir, che nella realtà dei kibbutz ci è nato.
A portarmi da Nir, specializzato in massaggi shiatsu, sono stati i miei dolori alla schiena. Nir ha avuto la tipica formazione israeliana: servizio militare, perlopiù in Libano, prima del 2000 (ma non diamo la colpa a lui), poi un lungo viaggio in Sudamerica, quindi un altro in India, dove è diventato vegetariano (altri diventano tossicodipendenti).
Lì ha capito di non essere portato per il classico percorso di studi in economia o informatica. Oggi, sposato e con un figlio piccolo, è felice di guadagnarsi da vivere con lo shiatsu e il giardinaggio. E non c’è dubbio: fare il giardiniere aumenta la sensibilità delle sue mani.
Tra due settimane, però, Nir sarà richiamato come riservista (il mese di servizio militare che ogni anno la maggior parte degli uomini e alcune donne devono fare, finiti i due o tre anni di servizio di leva obbligatorio).
Sarà destinato a uno dei posti di blocco nel nord della Cisgiordania, che servono a far passare i veicoli israeliani in modo rapido e tranquillo, mentre quelli palestinesi vengono fermati, provocando lunghe file, per controllare l’identità dei conducenti e ispezionare il portabagagli. Così ora mi è difficile dire: “Non diamo la colpa a lui, che in questa realtà ci è nato”.
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