Il 12 ottobre ho proclamato uno sciopero. Negli ultimi giorni di vacanza lontano da casa ho annunciato agli amici (franco-libanesi e turchi) che per un giorno intero non avrei parlato di Israele, occupazione, palestinesi.

Ho evitato di parlare di una notizia in particolare, anche se era l’unica per cui valesse la pena di rompere il mio sciopero. La settimana scorsa le forze di sicurezza israeliane – polizia, esercito e autorità penitenziaria – hanno svolto un’esercitazione congiunta per prepararsi al “trasferimento” di palestinesi che vivono in Israele e sono cittadini israeliani.

Secondo la radio israeliana, le forze di sicurezza hanno ipotizzato uno scenario estremo: Israele conclude un accordo con l’Autorità Palestinese che comporta un trasferimento di città e villaggi arabi israeliani nel nuovo stato palestinese in cambio di colonie annesse a Israele; Hamas reagisce cercando di impadronirsi della Cisgiordania, sparando razzi e riprendendo gli attentati suicidi; i palestinesi rifiutano il trasferimento e l’esercito arresta migliaia di persone per spostarle in un enorme campo di detenzione nel nord del paese.

Il ministro per la sicurezza interna (responsabile della polizia e dell’autorità penitenziaria) è un esponente del partito di Avigdor Lieberman, che ha più volte teorizzato lo “scambio di popolazioni”.

Ma il ministro della difesa è il leader del Partito laburista, e comunque questa esercitazione non si sarebbe potuta svolgere senza il consenso del primo ministro.

*Traduzione di Nazzareno Mataldi.

Internazionale, numero 868, 15 ottobre 2010*

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