Sono in Svezia per tenere alcune conferenze sull’occupazione israeliana. Ecco alcune considerazioni sparse.
Ci sono molti mendicanti. L’ultima volta che sono stata a Stoccolma, due anni fa, non li avevo notati. Mi dicono che è un fenomeno recente. Molti di loro sono romeni e bulgari.
Dopo una manifestazione a Malmö, l’8 marzo, per chiedere più sicurezza per le donne, alcuni attivisti di sinistra sono stati aggrediti. Stavano rimuovendo da un muro alcuni manifesti fascisti.
A Jönköping mi sono imbattuta nelle rovine di una chiesa. Mi dicono che è stata bruciata nel 2000 dai nazisti, ma forse è più probabile che sia stato un ubriacone.
Secondo gli ultimi sondaggi i Democratici svedesi, ultra-nazionalisti e nemici dell’immigrazione, hanno raggiunto il 10 per cento.
Molti giovani svedesi cercano lavoro in Norvegia. Un tempo era considerata la sorella povera della Svezia, ma la scoperta del petrolio e del gas ha cambiato tutto.
Jönköping è chiamata la Gerusalemme svedese per l’abbondanza di chiese. Negli ultimi anni ne sono state costruite quattro, ognuna legata a una confessione cristiana della
Siria.
- Mi dicono che la Svezia è il paese dell’Unione europea che ospita il maggior numero di rifugiati siriani. Ho controllato: su 64mila che hanno chiesto asilo politico in Europa più di 23mila si trovano in Svezia. Il governo ha stanziato circa 40 milioni di euro per aiutarli.
Traduzione di Andrea Sparacino
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