In cima al palazzo dell’Aboriginal housing company (Ahc), a Sydney, sventola la bandiera aborigena: la striscia inferiore è rossa, quella superiore è nera e in mezzo c’è un cerchio giallo. La bandiera originale era capovolta, ma poi la striscia rossa è finita in basso perché “siamo affogati nel sangue”, spiega Jenny Munro.
Veterana delle lotte degli aborigeni, Jenny è seduta davanti a una delle circa 15 tende che da un anno occupano un fazzoletto di terra di fronte all’Ahc. È una protesta contro un progetto ideato da questa società immobiliare, che vorrebbe costruire su quel lotto una struttura dove ospitare studenti, attività commerciali e, in un secondo tempo, appartamenti a basso prezzo per gli aborigeni. L’Ahc sostiene che il progetto servirà a garantire agli aborigeni case a prezzi accessibili, e che la terra su cui saranno costruite è privata. Quindi le tende devono essere sgomberate. Jenny, invece, sostiene che quel terreno appartiene agli aborigeni da sempre, “da prima dell’invasione”.
L’Ahc era stata fondata da Jenny Munro e da altri attivisti per garantire il diritto alla casa agli aborigeni. Ma con il passare del tempo Jenny e altri colleghi hanno preso le distanze dall’azienda. Il progetto edilizio promosso dall’Ahc oggi sembra sposarsi perfettamente con il processo di rapida gentrificazione di alcuni quartieri di Sydney. La piccola comunità di attivisti guidata da “nonna” Jenny combatte l’ultima battaglia contro chi vuole trasformare Sydney in una città per ricchi bianchi.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2015 a pagina 31 di Internazionale, con il titolo “Le tende di nonna Jenny”. Compra questo numero | Abbonati
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