Stalin
Stalin è il nuovo volume di Internazionale storia e racconta la figura e l’eredità del dittatore sovietico attraverso la stampa internazionale dell’epoca con cronache, reportage, analisi e commenti, foto, illustrazioni e fumetti. Si può comprare in edicola, in libreria, sul sito di Internazionale, su Amazon, Ibs, Feltrinelli, Hoepli oppure in digitale sull’app di Internazionale.
“La venuta di Stalin tra il popolo russo era affine alla venuta di Gesù”, scrive Viktor Erofeev nel suo Il buon Stalin. “Era il Dio russo che per trent’anni si è finto un georgiano. Stalin è una maschera”. Un volto, un corpo che i sovietici hanno accolto come una divinità, l’uomo che ha ricostruito l’impero dopo il caos della rivoluzione. Un padre che si è fatto amare a suon di botte, schiacciando gli avversari, veri o presunti, e alimentando il proprio culto della personalità. Stalin terrorizzava, ma sapeva anche rassicurare, come nei dipinti in cui appare bonario e circondato da bambini sorridenti.
Al termine della seconda guerra mondiale, l’apparizione di questa maschera nell’Europa centrale e orientale è stata accolta in molti casi con un misto di speranza e fiducia. Dopo aver vissuto la violenza del fascismo e del nazismo e la tragedia dei campi di concentramento, era in qualche modo comprensibile provare ad aggrapparsi a una nuova fede, cercare di credere nelle promesse del comunismo sovietico. Così, nell’arco di vent’anni, Stalin ha costruito e consolidato l’apparato di potere dell’Unione Sovietica, e poi ha plasmato le forme del socialismo realizzato nei paesi del patto di Varsavia, dove il suo esperimento politico si è compiuto in un arco di tempo più ristretto, tra il 1948 e il 1953, e con ritmi accelerati.
Sia che si interpreti lo stalinismo come una deviazione patologica dal corretto percorso del bolscevismo, sia che lo si consideri una naturale espressione del comunismo sovietico, è difficile negare che le prassi politiche, burocratiche e sociali sperimentate in Urss in quegli anni abbiano creato e cristallizzato un sistema che è sopravvissuto, nei suoi tratti essenziali, almeno fino alla perestrojka di Gorbačëv. Una società e un mondo definitivamente “stalinizzati”, nonostante gli ambigui e timidi tentativi di apertura compiuti dopo il 1956.
Per destalinizzare in profondità i paesi del blocco sovietico sarebbe stato necessario un superamento radicale di quei meccanismi, non solo dal punto di vista politico: “Gettare via non soltanto qualsiasi pensiero su stalinismo, comunismo, revisionismo, ma quelle stesse parole”, come dice lo scrittore polacco Aleksander Wat. È successo, invece, che anche se i metodi di governo sono cambiati, la struttura del potere è rimasta invariata, e ha continuato ad agire secondo i vecchi schemi, con pratiche meno violente, ma anche con minor scaltrezza e maggiore ottusità. Il tutto mentre la società osservava sempre più disillusa.
Con lo stalinismo, insomma, il paese uscito dalla rivoluzione d’ottobre è diventato l’Urss delle fabbriche di acciaio, di Stalingrado, della conquista dello spazio; ma allo stesso tempo la parabola del comunismo sovietico è entrata nella sua fase di declino. Quasi quarant’anni dopo la morte di Stalin il sistema è crollato. Ma la sua eredità è sopravvissuta. E oggi è ancora ben presente in quell’ibrido di nostalgia sovietica e zarista, messianesimo ortodosso e ambizioni imperiali che è la Russia di Putin.
Stalin è il nuovo volume di Internazionale storia e racconta la figura e l’eredità del dittatore sovietico attraverso la stampa internazionale dell’epoca con cronache, reportage, analisi e commenti, foto, illustrazioni e fumetti. Si può comprare in edicola, in libreria, sul sito di Internazionale, su Amazon, Ibs, Feltrinelli, Hoepli oppure in digitale sull’app di Internazionale.