L’avvelenamento di Navalnyj serve a intimorire l’intera Russia
L’aereo in partenza da Tomsk, una città russa della Siberia, stava prendendo velocità nel suo tragitto verso Mosca, quando uno dei suoi passeggeri – un uomo di poco più di quarant’anni, alto, in salute e vestito con una camicia leggera a maniche corte – all’improvviso si è alzato per raggiungere il bagno ma non ce l’ha fatta, crollando a terra e urlando di dolore.
Era Aleksey Navalnyj, l’esponente più popolare dell’opposizione russa, un critico spietato del Cremlino che si è fatto un nome denunciando la corruzione dei più alti funzionari russi. Stava tornando a casa dopo una visita in Siberia, e si è ritrovato sdraiato per terra sull’aereo, privo di conoscenza, accanto a steward confusi.
L’aereo ha effettuato un atterraggio d’emergenza a Omsk, a 890 chilometri dall’aeroporto di Tomsk, da cui era decollato. Navalnyj è stato condotto in un ospedale del posto, dove l’équipe del pronto soccorso, i primi medici a visitarlo, ha subito detto alla portavoce di Navalnyj, che accompagnava il politico nella sua visita, che la cosa aveva tutta l’aria di un avvelenamento.
Da blogger anticorruzione a politico
Paradossalmente non è per il suo programma politico che le persone conoscono o sostengono Navalnyj. Il suo successo come politico proveniente dalla società civile è cominciata con la sua campagna anticorruzione contro Transneft, l’azienda statale che ha praticamente il monopolio del trasporto petrolifero in Russia. Dieci anni fa, quando era un famoso blogger, Navalnyj ha denunciato la corruzione dell’azienda nella costruzione di un oleodotto che collega la Siberia orientale all’oceano Pacifico. Ha scoperto che 120 miliardi di rubli erano scomparsi, e ha poi postato in rete le scansioni dei documenti che aveva ottenuto.
Il lungo e articolato post contenente queste scansioni è sorprendentemente diventato virale. Da allora Navalnyj ha fatto della lotta alla corruzione il suo programma politico. Con la Fondazione anticorruzione, una ong da lui creata, ha lanciato una serie d’inchieste per chiarire l’oscura origine della ricchezza di alcuni funzionari russi.
Nell’era di YouTube queste indagini, frutto del lavoro di decine di dipendenti della Fondazione e di compagni di Navalnyj, sono presentate al pubblico come uno spettacolo televisivo: Navalnyj mostra filmati avvincenti e di grande presa e video girati da droni che mostrano ville e palazzi di lusso, di solito nascosti dietro muri invalicabili. Questi filmati, accompagnati dalle spiegazioni di Navalnyj, raccolgono milioni di visualizzazioni su YouTube.
Alcuni di essi hanno scatenato proteste a Mosca e in altre città russe. È successo per esempio con un documentario sul castello dell’ex primo ministro Dmitrij Medvedev nella regione di Mosca, che gli era stato regalato da un oligarca russo alcuni anni fa.
Questa inchiesta ha dato grande popolarità a Navalnyj, ma ha anche drammaticamente aumentato i rischi per lui e i suoi collaboratori, contribuendo a trasformare la sua fondazione in un partito politico. Quando ha cercato di candidarsi alla presidenza, il Cremlino non lo ha ammesso alle elezioni.
Attacchi politici e alla famiglia
Il programma di Navalnyj lo presenta come un politico con inclinazioni socialiste, che promette aumenti salariali e delle pensioni minime, oltre pesanti tasse per gli oligarchi che hanno approfittato della privatizzazione a prezzi stracciati delle fabbriche sovietiche negli anni novanta. Ma il cuore del suo programma rimane la lotta alla corruzione dei funzionari governativi, insieme all’allontanamento di quanti hanno rubato dalle casse pubbliche o violato diritti umani in Russia.
Il Cremlino ha provato in vari modi a neutralizzare Navalnyj, che ha trascorso parecchi mesi in prigione con diverse accuse, e un anno agli arresti domiciliari. Ha quasi perso un occhio quando è stato aggredito in strada da alcuni individui che gli hanno spruzzato una sostanza tossica in faccia. Il suo appartamento è stato oggetto d’irruzione innumerevoli volte. È stato pedinato da agenti dei servizi di sicurezza e da sostenitori del Cremlino, il suo account di posta elettronica è stato violato e il suo contenuto rivelato ai mezzi d’informazione filogovernativi, con le foto e filmati privati diffusi in rete. Anche la sua famiglia è stata attaccata: suo fratello Oleg ha trascorso tre anni e mezzo in prigione prima di trasferirsi in Germania. La Fondazione anticorruzione è da anni oggetto costante d’irruzioni, multe, denunce giudiziarie e appena un mese fa, il 20 luglio, Navalnyj ne ha annunciato la chiusura a causa dell’enorme mole di debiti provocata dalle decisioni dei tribunali. Poi è arrivato l’avvelenamento.
Un regime repressivo ha varie opzioni a disposizione per eliminare critici e oppositori, che possono essere mandati in prigione ed espulsi dal paese, o uccisi con colpi di pistola o picchiati a morte. Questi metodi permettono a mandanti ed esecutori di raggiungere due scopi: uno immediato, ovvero togliere di mezzo il guastafeste, e l’altro a lungo termine, ovvero diffondere la paura nella società.
Come abbiamo scritto in The compatriots: the brutal and chaotic history of Russia’s exiles, émigrés, and agents abroad (I compatrioti: la caotica e brutale storia di esiliati, emigrati e agenti russi all’estero), i metodi più efficaci sono quelli che estendono questa pratica ai parenti e agli amici delle persone nel mirino. Il vecchio Kgb sovietico ha affinato questa strategia fino alla perfezione. Quando dava la caccia a un dissidente poteva far perdere il lavoro al marito o alla moglie, fare espellere i suoi figli dall’università, o impedire ai suoi parenti di viaggiare all’estero.
In questo armamentario ha sempre spiccato un metodo in particolare. Il veleno, mortale ed efficace, ha un potere peculiare, perché le vittime non sono le uniche a soffrire. Parenti e amici condividono l’atroce esperienza della sofferenza della persona colpita. In un certo senso, è questa l’essenza del messaggio.
L’uso del veleno sta diventando ancora più devastante nel mondo contemporaneo, perché i suoi effetti circolano grazie ai mezzi d’informazione internazionali e i social network. È questo avvertimento, rivolto a un pubblico più ampio, il principale messaggio dell’avvelenamento di Navalnyj, che forse poteva anche non avere l’obiettivo di eliminare definitivamente l’oppositore dalla scena politica russa.
Secondo questa teoria, poco importa che l’intenzione fosse di togliere momentaneamente di scena Navalnyj prima di una stagione elettorale, o semplicemente comprometterlo, come hanno suggerito alcuni analisti, riferendosi alle allucinazioni che l’uomo avrebbe avuto prima di perdere conoscenza: un eventuale video dell’oppositore che si comporta in modo stravagante e imprevedibile intaccherebbe certamente la sua immagine pubblica. Quel che conta è che nei giorni a venire la società russa osservi e condivida, attraverso la rete, l’esperienza del dolore che Navalnyj sta provando, mentre lotta per sopravvivere.
(Traduzione di Federico Ferrone)
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